PETRUCCIANI Uno che suonava la voglia di vivere

Andrea Milanesi

Dieci anni senza Michel Petrucciani; dieci anni senza uno degli artisti più geniali e sensibili che abbiano mai calcato le scene del jazz, stroncato nel 1999 (a soli 36 anni) da un implacabile morbo - osteogenesis imperfecta, meglio conosciuto come “malattia delle ossa di vetro” - che ne ha bloccato la crescita, ma che non ha gli ha mai impedito di affrontare la propria esistenza da protagonista assoluto, con l’intensità tipica di chi ama la vita fino in fondo e non vuole sprecare neppure un attimo del dono ricevuto.
Novantasette centimetri di altezza per ventisette chili di peso; numeri che farebbero sobbalzare sulla sedia i professori della scienza biogenetica e i grandi maestri del pensiero laico (e in particolare quelli che si domandano se sia vera vita quella destinata agli «esseri mostruosi e deformi» ospitati nella Piccola casa della Divina Provvidenza del Cottolengo…), ma che il piccolo pianista francese ha saputo sbandierare con baldanza e fierezza, fino a farli sembrare quelli di un gigante, sia dal punto di vista umano che artistico; arrivando a suonare al fianco di alcuni dei più grandi jazzisti della storia, da Kenny Clarke e Lee Konitz a Dizzy Gillespie e Wayne Shorter, ma anche a esibirsi in un memorabile concerto di fronte a Giovanni Paolo II in occasione del Congresso Eucaristico di Bologna del 1997.
Di Petrucciani si possono ammirare il virtuosismo funambolico e la padronanza tecnica, ma non si deve trascurare quell’immediatezza espressiva che gli permetteva di raggiungere il cuore di chiunque avesse di fronte con la più semplice e cantabile delle melodie. Vederlo suonare dal vivo era un’esperienza indimenticabile, perché ogni sua performance appariva una sfida all’impossibile. Saliva sul palco portato in braccio dagli stessi musicisti, ma non appena si sedeva al suo pianoforte - dotato di uno speciale marchingegno che gli permetteva di raggiungere i pedali - e iniziava a suonare, quel piccolo uomo diventava uno spettacolo nello spettacolo. La sua figura minuta che si contorceva e dilatava per raggiungere magicamente le estremità del pianoforte, l’agilità del suo fraseggio e la potenza del suo tocco, la poesia dei suoi refrain: ogni cosa gridava di continuo al miracolo.
Un miracolo immortalato nel Dvd-Video recentemente pubblicato dall’etichetta Dreyfus, che a un concerto di “piano solo” registrato a Marciac nel 1996 - durante il quale è possibile ascoltare alcune splendide composizioni dello stesso Petrucciani (come Looking Up o Manhattan) insieme con i tributi all’amatissimo Duke Ellington (Caravan e Take The “A” Train) - affianca il documentario Lettre à Michel Petrucciani, che il regista Frank Gassenti ha strutturato come un lungo racconto autbiografico in cui l’artista ripercorre le tappe principali della sua carriera, ma anche le toccanti interviste al papà, musicista, e al collega Aldo Romano, che Michel chiamava “il mio angelo custode”.
Una testimonianza a 360 gradi, intensa e commovente, in cui la personalità di Petrucciani emerge in tutta la sua grandezza: nell’ironia delle sue risposte, nei silenzi così eloquenti, nella profondità del suo pensiero, nella bellezza della musica. Una vera sfida alla forza di gravità che troppo spesso spinge verso il basso il nostro “mal di vivere”.

Michael Petrucciani
Concert Solo - Lettre à Michel Petrucciani (Dvd-Video)
Dreyfus - Distr.: Egea (2009)
€ 23