La copertina del disco.

Fino al fondo della Passione

Il direttore Hans-Christoph Rademann ripercorre l'opera del compositore e organista tedesco. Un percorso che entra, in modo teatrale e suggestivo, nel tempo di Quaresima. E che chiede, a chi lo ascolta, di salire con Gesù sul Golgota
Andrea Milanesi

Cento anni esatti separano la nascita di Heinrich Schütz (1585-1672) da quella di Johann Sebastian Bach (1685-1750). Un secolo intero, di straordinaria ricchezza e importanza per la storia della musica, durante il quale il grande maestro del passato ha seminato con passione e autorevolezza quel terreno i cui frutti maturi sono stati raccolti dal talento geniale del futuro allievo, lungo il filo rosso di un'arte che se da un lato appare altamente sofisticata e intellettuale, dall'altro spalanca in modo diretto e immediato il cuore di chi la avvicina.

Compositore di corte di Giovanni Giorgio I di Sassonia e maestro della Cappella di Stato sassone di Dresda, Schütz ha rappresentato una figura di primissimo piano nel panorama musicale del XVII secolo: l’anello di congiunzione tra l’illustre tradizione polifonica fiamminga del Rinascimento e le istanze innovative provenienti dagli ambienti italiani nei primi decenni del Seicento, dove il melodramma cominciava a muovere i suoi primi passi sui palcoscenici dei teatri.
All’incisione della sua “opera omnia” il direttore Hans-Christoph Rademann ha deciso di consacrare la propria attività discografica e il sesto volume della “Schütz Edition” è dedicato a tre splendide pagine musicali, risalenti alla tarda maturità dell’artista e totalmente incentrate sul tempo di Quaresima. Composizioni che richiedono un ascolto impegnato e dedicato, ma che, superato lo scoglio della lingua (il tedesco antico) - grazie anche alla traduzione a fronte in inglese riportata nel libretto del cd - regalano in cambio l’occasione di avvicinarsi mediante la musica a un momento privilegiato di riflessione e meditazione.

L’apertura spetta alle Sette Ultime Parole di Cristo sulla Croce, una sorta di historia con cui il compositore tedesco invita lo “spettatore” a salire con lui sul Golgota per vivere da vicino e fare esperienza degli ultimi istanti di vita del Redentore di Cristo attraverso gli squarci aperti dai racconti evangelici.
Ancora più teatrale e suggestiva, in chiusura del disco la Passione secondo Luca si impone quasi come una vera e propria mise en scène, scolpita nella pietra di un linguaggio musicale che rappresenta la sintesi tra una sorta di vocalità “neogregoriana”, il sigillo contrappuntistico della tradizione madrigalistica e la libertà espressiva del mottetto concertante di scuola barocca.

Nel mezzo si vola altissimi sospinti dalla profonda commozione evocata dal “sacro concerto” Erbarme dich mein, o Herre Gott per voce sola e quartetto di viole da gamba: un capolavoro di luci e ombre che il maestro Schütz cesella con maestria e partecipazione, aprendo così la strada ai suoi discepoli, anche i più illustri, come appunto il sommo Bach che, un secolo più tardi, si sarebbe idealmente ispirato a quel testo per sublimare il pentimento di Pietro con una delle più belle e toccanti arie della sua Passione secondo Matteo.

Schütz
Die Sieben Worte, Erbarme dich, Lukaspassion
Dresdner Kammerchor, The Sirius Viols, Hans-Christoph Rademann
Carus / New Communication (2013)