San Salvador, la presentazione di <br>"Luigi Giussani. Su vida".

Una vita che ti spiazza

La presentazione della biografia di don Giussani nella capitale di El Salvador. «L'opportunità di una verifica» a partire dall'invito degli amici. Non solo un libro, ma «l'incontro con un uomo vero». E, a fine serata, il desiderio di conoscerlo di più
Carlos Fernández Arteage

Il 26 ottobre si è svolta la presentazione della biografia di don Giussani a San Salvador. Il libro è stato presentato da Alver Metalli, giornalista e scrittore italiano molto legato a El Salvador fin dagli anni Ottanta, quando era corrispondente della stampa italiana ai tempi della guerra civile. Metalli si trovava qui quando fu assassinato il beato Oscar Romero. Insieme a lui, l’altro grande amico, padre Salvatore Caffarelli, il sacerdote salesiano italiano che vive a El Salvador ormai da oltre cinquant’anni. La presentazione, a cui hanno partecipato circa 120 persone, si è svolta nell’auditorium del Museo di Antropologia (Muña).

Già prima della presentazione del libro erano successe alcune cose. Per cominciare, non è per nulla automatico, il fatto di proporre ai due relatori di leggere velocemente le 1250 pagine del libro e di manifestare pubblicamente l’impatto che questa lettura ha avuto su di loro. È stato proprio Alver Metalli il primo che ha accettato di venire dall’Argentina (ha dato la sua adesione mentre si trovava nell’Antartico per un servizio!), ed è stato lui a proporci di invitare padre Caffarelli. Il percorso con “padre Caffa” (come è amichevolmente chiamato qui) durante questi mesi è stato particolarmente bello. Dopo qualche piccola resistenza iniziale, ha cominciato a leggere il libro e improvvisamente ha cominciato a sentire la necessità di condividere con noi puntualmente ciò che quella lettura suscitava in lui. È stato commovente vedere come, malgrado l’età e i problemi di salute, si sia letto tutto il libro in poco tempo e abbia incominciato a chiedere altri libri di don Giussani perché «doveva saperne di più».

È uno spettacolo poter vedere concretamente che quando uno vive con coscienza e in maniera adulta un carisma vero (in questo caso il carisma salesiano), non c’è spazio per l’autoreferenzialità, e l’attaccamento al proprio carisma si trasforma in una apertura verso tutte le cose vere nelle quali ci si imbatte vivendo. Allo stesso modo, anche il lavoro di invitare amici, compagni e familiari è stato affascinante: vedere come la comunità proponeva con gioia e spontaneità e come la gente rispondeva riconoscente e talvolta sorpresa, soprattutto quando invitavamo persone apparentemente lontane dalla Chiesa o appartenenti ad altre realtà cristiane diverse dal cattolicesimo. Tutto si è rivelato una grande opportunità di incontro e di verifica di ciò che ci muove di fronte a molta gente dei nostri ambienti.

Entrambi i relatori hanno manifestato chiaramente che quello che il libro suscita non è una nuova conoscenza filosofica o il recupero di un frammento di cronaca della storia della Chiesa. Leggendo questo libro, comincia a cambiare il modo di concepire la vita, ti spiazza: come diciamo a El Salvador, «è un terremoto». Metalli ha spiegato magistralmente il modo in cui la Misericordia è una parte centrale del pensiero di don Giussani, in perfetta affinità con il cuore del Pontificato di papa Francesco. Oltre a quella, ha fatto notare anche un’altra coincidenza: «Francesco è il Papa dei lontani, il Papa di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa. Questa capacità di parlare a coloro che sono lontani è un altro tratto significativo della personalità e della proposta di Giussani, per il fascino che destava la sua proposta, la sua umanità, il suo carisma, nei giovani che lo incontravano».

Padre Caffa ha espresso la sua sorpresa nell’aver scoperto «un uomo vero, nel quale si coniugano mirabilmente uomo e credente, filosofo e teologo, ragione e fede, passione per Dio e per l’uomo, amore a Cristo e alla Chiesa» e ha sottolineato soprattutto la sua passione per Cristo, che si concretizzava in una passione per la verità e la ragione. Ma ciò che ha attirato maggiormente la sua attenzione è il modo in cui don Giussani partiva sempre dall’esperienza umana concreta, poiché «da buon filosofo e teologo, non cade nella tentazione di fermarsi solamente sul piano della teorizzazione o della riflessione astratta; osserva la realtà e dà grande importanza all’esperienza umana, che considera come un fattore indispensabile per crescere. Ciò che caratterizza l’esperienza è il capire una cosa, scoprire il senso di una cosa che ci rivela la sua connessione con tutto il resto. Per questo la logica è quella di incontrare un fatto oggettivo, comprendere il significato di questo incontro e verificare la corrispondenza che esiste tra il significato del fatto in cui ci imbattiamo e il significato della nostra esistenza».

Nessuno voleva andarsene. Un folto gruppo di partecipanti si è fermato dopo l’incontro per vedere la mostra allestita in una sala del museo e per gustare un semplice rinfresco, durante il quale condividere le impressioni su quanto avevano ascoltato prima. È stato senza dubbio sintomatico il fatto che a una settantina di persone non bastasse ciò che avevano sentito nell’auditorium, e sentissero il bisogno di conoscere di più don Giussani, facendo domande a coloro che li avevano invitati all’evento o direttamente ai due relatori. Un segno di qualcosa che era accaduto, ancora una volta, incontrando la figura del fondatore di Comunione e Liberazione.