Almaty (Kazakistan).

Quattro giorni con la felicità nel cuore

Le vacanze della comunità sulle montagne vicino ad Almaty. Una settantina di persone, tra vecchi amici e facce nuove. Davanti a una novità che chiedeva solo di essere guardata

A luglio un po' più di settanta persone si sono ritrovate sulle montagne kazake vicino ad Almaty, per vivere 4 giorni insieme. Come sempre, la nostra era una compagnia molto variegata: per nazionalità, per età (da qualche mese a settant'anni), per tradizione e fede, studenti, universitari, lavoratori e pensionati... Il tema delle vacanze: "Dove è il tuo tesoro, li è il tuo cuore".

Per chi ha conosciuto il Suo nome, felicità del cuore perché questo tesoro ti è dato gratuitamente, e sorpresa infinita e domanda per chi si è scoperto così come ha voluto essere da sempre: libero, abbracciato e lieto.

Quattro giorni di momenti semplici, belli, preparati insieme, ma anche aperti a ciò che accadeva e alla novità che ci superava e chiedeva di essere guardata.

«Dove due o tre si radunano nel tuo nome, lì sono io». "Ci sono", per me vuol dire: "Io cambio il tuo cuore, io vi regalo il mio sorriso, io abbraccio ognuno di voi, con tutte le vostre domande e dubbi, io vi svelo il senso di tutto...". Chiunque fosse pronto a vivere con libertà questa esperienza, è andato via dalle vacanze diverso, con uno sguardo nuovo, dove era stampata la Sua presenza.

«In queste vacanze, prima di tutto avrei voluto che mia mamma potesse vedere ciò che ho visto io venendo con noi, potesse capire un po' di più ciò che io le racconto. Prima ho cercato di raccontarle del movimento, almeno quello che io so. Poi le ho raccontato del Meeting, come ho potuto... E lei ha iniziato a mettere via i soldi». Così ha scritto Dascia dopo le vacanze. La prima sera Dascia (ha fatto la maturità da poco) ci ha raccontato di ciò che sta vivendo: «Si può “finire la scuola”, ma questa amicizia non finisce, resta per sempre con te».

Giudizi come questo, da persone assolutamente inaspettate, hanno riempito le giornate e non si ha avuto paura o timore a raccontarsi cosa e Chi ci stava accadendo.

Cosa ci ha permesso di essere così insieme in un tempo così breve? Niente è stato impedimento: l'età, le diverse tradizioni, le diverse lingue. Una ragazza è venuta da Varese e ci ha detto: «Il movimento così non l'avevo mai conosciuto prima». Una amica di Rimini ha aggiunto: «È il movimento vero, dove al cuore è la persona».

La signora, che riordinava le nostre camere in albergo, ci ha detto: «Tutti arrivano qui arrabbiati e stanchi per riposare, voi siete felici. Le vostre stanze sono pulite. Perfino la spazzatura: a volte non c'è neppure».

Un regalo per tutti è stato l'arrivo di due nuovi nostri amici archeologi. Uno di loro, italiano, che già da vent'anni studia la storia del Kazakistan, alla fine ci ha detto: «Trent'anni fa vi ho visto, eravate felici... Oggi vi rincontro e siete ancora felici».

Sì, quattro giorni pieni di facce felici, ma con una felicità che non censura niente. Anzi, permette di guardare tutto. Impressionanti le serate di testimonianze sul cammino drammatico della persona dentro l'esperienza della famiglia, del lavoro, dello studio: «Mi sento in cammino adesso», ha detto uno di noi, e questo “adesso” è «il momento della vita in cui nuovamente ho riniziato a vivere l'esperienza del movimento, grazie all'incontro con don Eugenio ed Enrico». Un rinnovamento di fede «anche dentro questa vacanza dove il cuore diventa nudo e grida il senso e la felicità».

«La verità è semplice e breve!», ha detto uno dei nostri studenti, con una semplicità invidiabile, raccontandoci della sua esperienza di studio durante l'anno e di come la presenza di un amico gli ha permesso un nuovo respiro e lo ha aiutato a studiare senza paura e con libertà.

È vero, la Verità è semplice e ha una via breve. La verità accade e quando accade è impossibile non accorgersene, perché riempie gli occhi e il cuore. Ancora una volta grati e colmi di ciò che è accaduto, torniamo a casa più certi e più desiderosi di immergerci nel mondo. Veramente grati per questi quattro giorni e per ciò che abbiamo incontrato.

Liubov e Silvia, Kazakistan


Alcune lettere dopo le vacanze

In alcuni momenti delle vacanze mi sono accorta che semplicemente provavo piacere nell'esserci, mi sentivo piena di certezza e senza paura di nessuno sguardo o parola, anche di chi non conoscevo, e mi sembrava che nessuna di queste persone potesse farmi qualcosa di male. E non mi capita spesso.
(Galia, Karaganda)

Ho pensato: «È tutto troppo bello perché accada a me». Ero così in pace e il tempo passava velocissimo. Queste vacanze mi hanno mostrato qualcosa di nuovo. È stato di più del viaggio che da poco ho fatto in Turchia... Perché, a pensarci, cosa ho fatto in Turchia? Ho dormito, ho fatto i bagni, mi sono riposata. Mentre qui, quando mi svegliavo al mattino, pensavo: «Cosa succederà oggi?». Ed ogni giorno è stato sempre più nuovo ed interessante.
(una nuova amica di Karaganda)

Nelle vacanze tutto è pieno di una grande energia, che ti muove a fare passi avanti anche se nessuno ti costringe (nel senso buono). C'è una forza, una energia, un interesse... Per cui non vuoi perdere neanche un minuto in cose inconsistenti. Durante le vacanze ho iniziato a fare una cosa che mi viene molto difficile: dire quello che penso veramente. Per me è molto difficile condividere la vita, con persone che conosco poco. È molto complicato uscire dalle immagini che abbiamo di noi e della vita, uscire dalle esperienze negative o da tutte le preoccupazioni che abbiamo. Ma il primo passo è stato fatto, grazie di questa possibilità.
(una amica di Karaganda)

Queste vacanze sono state per me l'esperienza di un Io che Lo riconosce (che riconosce il Suo amore e come Lui prende iniziativa tra noi) e per questo ho potuto seguirLo, tanto che quando sono tornata alla realtà di tutti i giorni, ho continuato a seguirLo per riconoscerLo nuovamente.
(Sveta, Almaty)

Quest'anno ho aspettato le vacanze del movimento con grandissimo desiderio. Il cambio della situazione lavorativa mi ha fatto rivalutare tante cose che prima mi sembravano scontate. Dopo sei anni di lavoro presso il Centro Giovanile, dove era “normale” vivere l'umano per tutto il suo valore, uscire nel mondo “normale” per me è stato come trovarmi in una terra desolata... E veramente ho atteso le vacanze, allo stesso modo con cui ho aspettato gli Esercizi della Fraternità: so dove è quel posto in cui il mio cuore si riempie. Quest'anno, come mai prima, mi sono goduta tutti i momenti delle vacanze perchè tutto, giochi, canti, passeggiate, tutto mi ricordava la Sua presenza, la Sua presenza viva nella mia vita. E come ha detto don Eugenio alla fine dell'assemblea: «Sarebbe terribile vivere pienamente solo quattro giorni, e poi tutto l'anno aspettare le nuove vacanze». Tutto mi è dato per la mia felicità. Resta la domanda che io Lo riconosca e che non tratti tutto questo come scontato. Devo essere sincera: sono tornata al lavoro non piena di entusiasmo per ciò che mi aspettava, ma piena di desiderio di vivere tutto con una grande attenzione. Ed è vero che il “casino” della quotidianità mi obbliga a cercare continuamente la risposta ad una domanda: «Cosa è per me l'essenziale nella vita?».
(Giulia-Gianna, Almaty)

Giorni belli quelli che abbiamo passato insieme, prima, durante e dopo le vacanze con gli amici che sono venuti dall'Italia, da Karaganda, da Astana, da Cimkent. Dentro la confusione e le corse della vita, abbiamo desiderato ritrovarci, darci del tempo, fare tanti chilometri per che cosa? Rivedere il Suo sguardo, riaccorgerci di Lui. La Sua misericordia e fedeltà è impressionante. Anzi, è la cosa più impressionante. Quando il cuore Lo cerca, perché avendoLo conosciuto non può più vivere senza riaccorgersi di Lui, o perché non dandogli ancora un nome ne è così attratto che capisce che occorre restare o ritornare, lì Gesù non tarda a farsi riconoscere. E ci accorgiamo che riaccade, perché il cuore è colmo di gratitudine, che neanche la nostra miseria riesce ad offuscare. Ci accorgiamo che riaccade perché la realtà non solo diventa vivibile, ma si scoppia dal desiderio di viverla anche nella sua diversità, misteriosità e bellezza, qualunque cosa si stia facendo (cantando in kazako, dialogando della vita con amici a cui si vuole bene, preparando una cena per trenta persone). Tornando a casa riflettevo su cosa mi è accaduto in questo ultimo periodo. Ed ho pensato che tre cose aumentano con il tempo: la coscienza del niente che sono, l'impressione per la misericordia della Sua presenza e il desiderio di essere strumento del Bene che mi è venuto incontro in ogni circostanza. È di questo che sono contenta.
Silvia (Almaty)

Aliona, un'amica che ha incontrato il movimento diciassette anni fa, studiando a scuola con Liubov, e che incontrandola dopo dieci anni le ha chiesto: «Vi incontrate ancora?», sentendosi rispondere che la nostra amicizia continua a vivere, ha deciso di riniziare questo cammino. E scrive cosi:
«In queste vacanze io ero completamente felice, in ogni frammento mi sono sentita abbracciata da Cristo, che mi regalava la possibilità di essere libera: giocando con i bambini, quando cantavo e quando ascoltavo cantare come cantavano gli amici (che quando cantano, cantano fino in fondo, con tutta l'anima). Ero felice quando ho visto gli occhi felici di mio marito, di mia madre, quando mi sentivo completamente libera di parlare con le amiche e di guardare i nuovi rapporti che nascono tra persone che vivono una sola esperienza. Queste vacanze sono state per me la scoperta di me stessa. Mio marito mi guardava con interesse e domanda: "Cosa ti sta succedendo?". Una mia nuova amica mi ha detto: “Io vorrei guardare ai miei figli come li guardi tu”. Alcuni amici guardandomi mi dicevano: “I tuoi occhi brillano di felicità”. Io sono piccola, peccatrice, piena di limiti, ma desiderosa con tutto il cuore di incontrare Lui in ogni persona, ogni minuto. E questi giorni mi sono resa conto che è possibile. Lo ringrazio per questo, Lo ringrazio che due anni fa Liubov mi ha detto: "Vuoi venire con noi in vacanza?". E così mi ha regalato l'amicizia con questa esperienza e questa vita di Bellezza, perché il cuore cerca un cuore».
(Aliona, Karaganda)