Foto di gruppo dell'Opera Caporale.

Una festa sulle orme di Carmelo

«Aveva il corpo chiuso in una stanza, ma il cuore aperto sull'Infinito». Il 12 gennaio, a vent'anni dalla sua morte, l'Associazione che da lui prende il nome festeggia i frutti eccezionali dell'opera dedicata alla cura di persone malate, anziane o sole
Giovanni Ferrari

«Sono successi fatti eccezionali, che di per sé basterebbero per dire: "Facciamo una festa per ricordare Carmelo"». Queste le parole di Federico Bassi, presidente dell'Opera Carmelo Caporale, associazione nata a Buccinasco (Milano) ormai venti anni fa, con lo scopo di dare un aiuto concreto e gratuito alle persone affette da malattie terminali o sole, e in particolare agli anziani. Per celebrare questo ventennale (e tutti i fatti accaduti in questi anni) in programma il 12 gennaio una festa dal titolo "Testimoni della grazia di Dio tra noi".

La storia di Carmelo Caporale inizia molti anni fa, nel 1963, quando, a sedici anni, è costretto a restare immobile su una sedia a rotelle a causa di una grave forma poliomielitica. Da quel momento in poi, per lui, una grande rabbia. E tante domande. Pochi anni dopo, la svolta. Nel suo secondo viaggio a Lourdes, l’incontro con una fede così corrispondente a lui, alla sua storia e, soprattutto, a quello di cui aveva bisogno. «Si rendeva conto che la sua sofferenza era un dono di Dio per sé, per la sua famiglia, per gli amici e per tutta la Chiesa. E accoglieva perciò la sua malattia con serenità e gioia», racconta padre Gerolamo, allora priore della Cascinazza. In effetti, in tutti gli anni successivi, Carmelo è circondato da tantissime persone che, profondamente colpite dal suo modo di affrontare la malattia, volevano conoscerlo, interrogarlo, o semplicemente stargli a fianco.

Carmelo è morto l’8 gennaio 1994. Ma i riflessi del suo abbandonarsi a Gesù continuano a risplendere. Non a caso, a un anno dalla sua scomparsa, è nata un’opera con il suo nome. Ines, una dei responsabili dell'associazione, spiega: «Il nostro desiderio è quello di seguire il suo esempio e che le nonne a cui facciamo compagnia possano sperimentare la stessa certezza». "Gli incontri del venerdì" (come anche i momenti in cui si lavora insieme sulla Scuola di comunità) dedicati alle anziane del paese nascono con questo scopo: «Chi veniva, e viene, ad incontrare le nonne testimonia la bellezza della fede e il gusto della vita, e lo fa nei modi più diversi: parlando di politica, di arte, di letteratura, cantando, pregando o giocando insieme a loro».

Per dirla con le parole di padre Gerolamo: «Carmelo capiva che tutto è grazia». E non è il solo che è rimasto colpito da questa nuova consapevolezza. Antonella ai tempi era una ragazzina del liceo, alla quale era stato proposto di andare a trovare Carmelo, come gesto di caritativa. «Avevo accettato di buon grado la proposta, pensando che avrei potuto “fare del bene”», racconta. Ma già dal primo incontro con lui, una novità le si palesò di fronte agli occhi: «Capii che quella fortunata non ero io, giovane e sana, ma lui, costretto a vivere in un letto». Continua: «Carmelo aveva il corpo chiuso in una stanza, ma il cuore aperto sull’infinito; era affascinante sentirlo parlare e percepire che la sua vita era piena di gusto e di significato, perché la sua malattia era divenuta la circostanza dell’incontro con Cristo, e la possibilità di un’adesione totale a Lui». Un’adesione che non veniva mai a mancare, nemmeno quando gravi crisi compromettevano la sua salute: «Un giorno, mentre parlavamo, ho iniziato a starnutire per un banalissimo raffreddore e lui, prendendomi la mano, mi ha detto: “Stasera ti ricorderò nelle mie preghiere”. Lui che aveva ben altro di cui preoccuparsi pregava per me».

Di testimonianze così ce ne sono molte. Come quella di Elena: «Mi sono chiesta perché valga la pena ricordare ancora Carmelo, dopo tanti anni. Pensare a lui, mi costringe a ricordare che Gesù è sufficiente per la felicità del nostro cuore e mi provoca ad abbandonarmi a Lui». O Marina: «Ciò che più colpisce nel lavoro di coloro che operano nell’associazione è la testimonianza della certezza che l’amore di Cristo è per l’uomo in tutte le sue condizioni, per cui nulla è un male ma soltanto per un bene».
Ogni venerdì pomeriggio, Ines incontra, insieme ad altre volontarie, gli anziani dell'associazione. Durante una messa, chiede ad una "nonna" se vuole essere accompagnata a ricevere la Comunione, viste le sue condizioni fisiche. La donna, arrossendo, le confida che sono circa quarant’anni che non si confessa. Due giorni dopo, le dice: «Ora sono pronta per confessarmi; sono emozionata, non ho dormito tutta la notte». Ines racconta: «Quando la donna ha finito la confessione, mi è venuta incontro, il suo sorriso era raggiante, mi ha commosso. Mi ha detto: "Questo è il giorno più bello della mia vita, sono rinata, è come se avessi ricevuto di nuovo il Battesimo". E ha voluto recitare insieme delle preghiere che non si ricordava più».

L'Arcivescovo di Milano, Angelo Scola, in occasione del ventennale dell'Opera Carmelo Caporale ha scritto: «Se la vostra Opera di assistenza a persone ammalate e anziani continuerà ad ispirarsi al suo esempio di fede, di offerta della sofferenza per il bene dei fratelli, di carità, non potrà mancare di donare molti buoni frutti». Alcuni di questi li stiamo già vedendo.