La spiegazione della mostra.

«Dove posso ritrovarvi?»

Alcuni amici, in una via di Milano, spiegano la mostra del Meeting sui 150 anni di Sussidiarietà. Tanti incontri e dialoghi. Come quello, all'ultimo momento, con un ragazzo eritreo. Che se ne va con una domanda

Due giovani architetti, incuriositi, si fermano a guardare quella strana mostra allestita per strada: «Ce la puoi spiegare?».
Si parte dall’Unità d’Italia ripercorrendo insieme tutto il cammino fino ai giorni nostri, un cammino fatto di opere, solidarietà e sacrifici: la vita dei Marchesi di Barolo, Don Luigi Sturzo, la Ignis, la Ferrero. L’Italia è stata fatta ed è sempre ripartita da uomini che han vissuto il proprio desiderio di felicità senza censurare nulla, certi di una speranza e certi di esser fatti per cose grandi. Si arriva alla frase di Don Giussani: «Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono felice l’uomo». Quei due ragazzi ci guardano: «Ma allora Cl non è solo politica. Grazie per questo augurio di Natale».
Non si fa in tempo a girarsi che altri due signori sono già lì ad aspettare: si ricomincia! Parte un dialogo, sorridono, chiedono, sono commossi e alla fine ci dicono: «Ci vuole gente come voi oggi. Non perdete mai la gioia e lo stupore che avete». E prendono Tracce, «per capire meglio chi siete», ci dicono.
Arriva poi Antonella che si ferma per capire cosa stiamo proponendo. Chiede: «Di che parrocchia siete? Cosa state facendo?»; la invitiamo ad avvicinarsi al banchetto per dargli "La crisi, sfida per un cambiamento”. Le raccontiamo cosa ci sta a cuore e perché stiamo volantinando: «Tutta la realtà è interessante e noi vogliamo capire qual è il cuore e il significato della vita, dentro l’esperienza di tutti i giorni». Non conosce Cl. In quel frangente passa Claudio, che ci aiuta nel lavoro della Scuola di Comunità, e che le racconta del carisma di don Giussani. Nel frattempo le regaliamo un Tracce. «Se vuoi noi ci troviamo tutto l’anno a fare insieme questo percorso». Un breve scambio di mail, gli auguri di buon Natale e ognuno torna alle sue faccende.
Un signore di mezza età si ferma a prendere il volantino "Laici, cioè cristiani". Legge il titolo e sobbalza: «Scusate, ma come è possibile?! Siete proprio voi cristiani a dire di portare certi valori nella società, ma poi siete i primi a predicare bene e razzolare male. Andate in chiesa la domenica, ma per rispettare una forma. Poi nelle cose che riguardano tutti, nella sostanza del vostro contributo combinate danni. Io pur non essendo cristiano, vivo nella società da uomo civile. In questo senso mi considero laico». «Guardi, potrà anche essere vero, ma ciò da cui il Papa parte in questo stralcio è il fatto che il cristiano è un uomo con tutto il desiderio, con tutto il potenziale di espressione che ha anche uno che non è cristiano. Il Papa ricorda agli uomini come son fatti». Con una espressione di meraviglia, ci dice: «Sapete che sto leggendo tante cose che ha detto o scritto il Papa? Effettivamente è uno che parla alla persona, e dice cose che coinvolgono tutti, non ha lo scopo di riferirsi a pochi». Ci salutiamo, ci porge la mano e ci ringrazia. Lo guardiamo mentre si allontana: quel signore attende qualcosa, proprio come noi, e qualcosa, per grazia, è accaduto.
Si fa buio, stiamo per smontare, ma una voce ci ferma: è Michele, un ragazzo eritreo: «Mi potete raccontare la mostra?». E come si può tirarsi indietro di fronte a occhi così vivi e curiosi? Mentre man mano i pannelli vengono tolti dietro di noi, arriviamo alla fine della mostra, che abbiamo deciso di chiudere aggiungendo il volantone di Natale. Leggiamo la frase di Giussani: «Con il riconoscimento di questa drammatica presenza (…) in qualsiasi momento inizia qualcosa di nuovo». Michele ci guarda: «Dove posso trovarvi?». «Noi ci incontriamo ogni due settimane, vuoi venire?». «Certo!»… E ci lascia il suo numero di telefono.
Oggi, per lui e per noi, è iniziato qualcosa di veramente nuovo.

Letizia, Nicola, Paolo