Un momento della cerimonia.

Il "sì" di dieci ventenni

L'amicizia con alcuni universitari, l'incontro con il movimento, le parole di Carrón. È così che alcuni ragazzi di Napoli hanno deciso di ricevere il sacramento della Cresima. Con una certezza: «Ora il nostro cuore esulta»
Niccolò De Carolis

È sabato sera. Lorenzo è alla festa di laurea di un compagno di corso. Discute insieme agli altri, beve e scherza. Ma sente che c’è qualcosa che non gli torna. Qualcosa che gli manca. Nel pomeriggio è stato a pregare al santuario di Pompei, poco fuori Napoli, con alcuni amici. Domani, insieme a loro, riceverà la Cresima. «Lo scarto era evidente», racconta Lorenzo: «Quelle ore passate in silenzio a domandare mi hanno reso certo di una cosa: io voglio che la vita sia tutta un’attenzione così verso di me e gli altri».
Come mai una decina di ragazzi, più che ventenni e nel bel mezzo degli studi, hanno deciso di intraprendere il cammino per la Cresima? Per rispondere, bisogna ritornare alle loro storie. Giada, per esempio, ha incontrato il movimento al secondo anno di università nel periodo delle elezioni studentesche. Un amico con cui aveva scambiato quattro chiacchiere tra una lezione e l’altra, niente di più, gli propone di candidarsi nella sua lista. «Lì per lì gli ho risposto che si stava sbagliando», ricorda Giada: «Perché ero la persona meno affidabile al mondo». Ma lui insiste, gli dice che non gli interessa quanto sia capace, ma vuole condividere con lei la passione per lo studio e la politica. «Non ho potuto non accettare. Aveva più fiducia in me di quanta ne avessi io. E non mi spiegavo perché». Si è fidata. Come quando, due anni dopo, ha deciso di cresimarsi. Le fatiche non sono mancate, soprattutto nel rapporto con i genitori: per loro era un impegno in più, una distrazione dallo studio. Il giorno della Cresima sua mamma era molto infastidita: «Diceva che ero strana perché sorridevo sempre». A pranzo critiche, lamentele e neanche una domanda: «Ero molto dispiaciuta, certo, ma serena. Quello che stavo vivendo mi ha talmente soddisfatta che mi avrebbero potuto anche ammazzare».
Enzo è compagno di stanza di Lorenzo, nello studentato del Rione Sanità. Anche loro, all’inizio, non avevano tutto chiaro. Ma quello che avevano visto tra gli amici bastava. Come scrive Lorenzo a un suo amico dopo uno dei primi ritrovi: «Per quel poco che capisce, il mio cuore esulta». Anche Enzo non si aspettava molto dai primi incontri di preparazione alla Cresima, anche perché il sacerdote non gli era mai andato a genio. Ma poi la grande scoperta: «Conoscendolo, le differenze di carattere sono rimaste, ma dopotutto quelle ci sono anche con i miei familiari. Una cosa però non posso negarla: che mi vuole bene come un padre».
Infine Martina, carattere vivace e occhi furbi. Con Miriam, sua madrina di Cresima, il rapporto è iniziato quattro anni fa. All’inizio facevano delle discussioni accanite su aborto ed eutanasia. A Martina non andavano giù le scelte della Chiesa. Poi la sua posizione ha iniziato a scricchiolare quando, in un periodo triste della sua vita, Miriam le ha detto: «Vedo che non sei felice. Perché al posto di passare il tuo tempo a casa non studiamo tutti i giorni insieme in università?». Il rapporto si è intensificato e a dicembre di due anni fa Michele, un ragazzo di Filosofia, l’ha invitata agli Esercizi spirituali degli universitari. Lì per lì ha tentennato, «ma già dalla prima sera sono rimasta folgorata dalle parole di don Julián Carrón. Diceva che il nostro umano, la nostra tristezza non erano un ostacolo o qualcosa da cancellare. Ma la nostra grandezza». Nei giorni successivi ha “torturato” di domande Michele: «Avevo capito che non potevo più tornare indietro, per me è stato come un innamoramento. E la Cresima è il matrimonio che conferma questo amore».