Un momento della kermesse.

«Ma chi la fa una cosa così?»

In cinque giorni sotto il tendone in centro è passata tutta la città: personalità, attori e gente comune. Chi c'era racconta cosa ha permesso di «restituire Bergamo a se stessa»
Michele Campiotti

«Una bella storia che dà speranza a tutte le altre storie che si vivono in questa città». Più o meno con queste parole monsignor Davide Pelucchi, Vicario generale della Diocesi di Bergamo, ci ha testimoniato la sua amicizia e la sua gratitudine per la testimonianza che abbiamo portato alla città dal 21 al 25 settembre in occasione di BergamoIncontra 2011. In effetti quest’anno la proposta è stata molto coraggiosa: eravamo nel Piazzale degli Alpini, in pieno centro. BergamoIncontra un’esposizione così non l’ha mai avuta e tutta la città se ne è accorta. Ma è molto di più quello che abbiamo ricevuto noi in questi giorni di rischio personale rispetto a ciò che abbiamo dato. Gli altri anni, bene o male, chi veniva a BergamoIncontra sapeva, almeno in linea di massima, dove arrivava, per lo più era invitato da un amico. Quest’anno c’era anche la gente che passava, vedeva le tensostrutture e incuriosita chiedeva: «Ma chi siete? Cosa state facendo?». Come ha chiesto una signora ad uno di noi. Il nostro elettricista, che ha preso le ferie per costruire BergamoIncontra, si racconta e racconta ciò che ci ha mosso. La signora ascolta attenta, sorpresa e colpita dalla semplicità di ciò che vede e sente, poi dice: «Solo la Chiesa è capace di fare una cosa simile!».
È una domanda che ci ha colpito, che emerge più o meno vivacemente in tutti, proprio come in noi. È questa la scintilla di bellezza che si incontra, impagabile come esperienza. Un professore ci dice: «Avete restituito la città alla città». Un altro, colpito dal muoversi di una di noi che lavorava al Take away, ha detto: «Ma voi, anche qui in mezzo alla città, vi sentite a casa!». Alla fine della toccante e divertente testimonianza sull’educazione alla fede in famiglia, tenuta da don Fabio Baroncini, un signore sulla sessantina gli si avvicina e gli dice: «Buongiorno, passavo e mi sono avvicinato attratto da qualche parola, e non sono più stato capace di andar via. Volevo ringraziarla di cuore per ciò che mi ha testimoniato». Un altro, dopo aver visitato l’inedita mostra su don Luigi Mozzi (prete bergamasco che ha vissuto tra il Sette e l’Ottocento, che per passione di Cristo lasciò frutti copiosi nella nostra città e non solo), dice: «Così ci fate riscoprire Bergamo».
La proposta culturale fatta a BergamoIncontra, grazie a diversi amici che sono venuti, è stata più di altre volte veramente a portata di uomo: alcuni interventi sono stati di una concretezza e semplicità disarmante. Qualcuno, non conoscendo i relatori, ci ha chiesto: «Ma hanno scritto anche dei libri? Possiamo leggere altro?».
Ma, oltre alla gente comune, a BergamoIncontra ha partecipato anche gente famosa dello spettacolo e della televisione, come il comico Giacomo Poretti (v. il racconto su Tracce.it) e il giornalista Toni Capuozzo. Anche qui non è stato diverso. Persone vere con se stesse e anche con la domanda di verità che hanno dentro. Con concretezza ci hanno testimoniato come può essere possibile per strade diverse arrivare a riconoscere che la realtà è di più di quello che appare, e da questo nasce una serietà nella vita totalmente condivisibile e desiderabile insieme ad un’umiltà che dice della verità di ciò che si vive. Questo ci ha educato a capire ancora una volta tutto il valore dell’incontro che noi abbiamo fatto non a partire dal discorso, ma dall’esperienza.
Anche quest’anno è stata un regalo la visita del Vescovo, monsignor Francesco Beschi, che ancora abbiamo incontrato nella testimonianza reciproca. Ma, in un cammino in atto, è stato evidentissimo il crescere della semplicità di un’amicizia che è passione vicendevole. Il nostro stare insieme è caratterizzato dalla libertà di essere noi stessi, quella che c’è tra amici veri. Ma ci ha sorpreso anche il crescere dell’amicizia tra chi ha sostenuto l’iniziativa. Nell’esposizione totale della nostra esperienza, abbiamo visto «ciò che abbiamo di più caro» diventare più vero, e quindi ancora più caro. L’esperienza è stata caratterizzata dall’umiltà di chi ha bisogno di rivivere continuamente l’amicizia con Cristo e per questo la gioca con tutti. Ho visto crescere tanti amici nella dedizione semplice e fruttuosa, nell’intelligenza operativa.
Infine ci ha colpito una frase di Toni Capuozzo, che raccontava che quando vuole fare bene un servizio televisivo si immedesima negli altri desiderando incontrarli. Quello che abbiamo cercato di fare anche noi: non dare per scontato la realtà presente e così, come ha detto una di noi, abbiamo scoperto che possiamo addirittura essere «a noi stessi spettacolo e, Dio lo voglia, anche agli altri».