Lo sgombero della casa di riposo ebraica di Milano.

BANCO BUILDING Mattoni e piastrelle per costruire la Chiesa

È l'ultimo dei Banchi. Nato un anno fa, recupera materiale edile da dare a enti caritativi: un bisogno enorme, tanto che servono nuove leve disponibili a darsi da fare. Ne vale la pena? Sì, ecco perché
Emmanuele Michela

«Siamo contentissimi di questo primo anno. Ma se fossimo un po’ di più...» A parlare è Silvio Pasero, consulente finanziario a Milano, e responsabile di Banco Building, onlus nata con lo scopo di raccogliere le richieste di materiale vario, soprattutto edile, provenienti da opere di carità e cercare aziende disposte a farsene carico: «Purtroppo a lavorarci siamo solo in tre, e abbiamo bisogno di volontari che ci possano dare una mano».
All’origine del Banco Building, racconta Pasero, ci sono una cena e un incontro abbastanza singolari: «Avevo un cliente che fabbricava piastrelle, con cui spesso uscivo a mangiare. Capitava a volte di andarci con qualche amico. Quella sera con Padre Bepi Berton, missionario in Sierra Leone». Passano poche settimane, e al missionario consegnano un carico di piastrelle speditogli proprio dal cliente di Silvio. «Al che mi sono detto: perché non rendiamo stabile e non episodica la possibilità per le aziende del settore di donare materiale?».
Nel giro di un anno l’idea prende carne, e le richieste iniziano a fioccare: «Da allora abbiamo raccolto materiale per circa un milione di euro. La cosa ci ha travolti, non immaginavamo che potesse attecchire così». Ecco perché, mai come adesso, c’è necessità di altre persone, nuove leve che vogliano impegnarsi seriamente col Banco: «Serve un aiuto nell’organizzare meglio la segreteria, l’archiviazione, i contatti con gli enti e le opere... Non solo: ci stanno chiedendo di aprire sedi in altre città d’Italia». Un appello alla collaborazione, quello di Pasero, che spiega il motivo per cui ha deciso di iniziare questa avventura: «Sono semplicemente andato dietro alle circostanze, e ho ubbidito a questo: c’era un imprenditore che voleva donare, e delle opere che avevano bisogno. Il mio compito era solo quello di farli incontrare».
La mancanza di volontari non ha però rovinato questo primo anno, ricco di contatti e lavori. Il più interessante sicuramente è stato quello che ha visto protagonista la comunità ebraica di Milano. «Ci hanno chiamato dicendoci che avrebbero chiuso la loro casa di riposo e che quindi ci avrebbero donato tutto quello che c’era dentro». Tra le richieste presenti in quel momento, ce n’era una che combaciava proprio con quella donazione: solo che proveniva dall’ospedale Fatebenefratelli di Nazareth. «Abbiamo messo in chiaro alla comunità ebraica che gli utenti dell’ospedale sarebbero stati anche palestinesi. E loro: “E allora? Abbiamo un unico padre”».
Altri lavori notevoli sono stati il recupero da un fallimento di 15mila metri quadri di piastrelle trasferiti in varie opere di carità tra Italia, Sierra Leone e Camerun. O ancora, l’operazione “Arredi per uffici”, con cui è stato donato a una sessantina di enti il mobilio di centinaia di uffici, provenienti da gruppi come ManPower, McDonald's, Mellin e Inps.
L’intento del Banco è stato fin dall’inizio chiaro. Lo recita bene lo slogan: «C’è tutto da fare ma soprattutto, tutto da condividere». «Significa che non basta aiutare la gente, ma occorre educare. E vale ancor di più per noi che non abbiamo rapporti con privati, ma con onlus. Educare, per esempio, a una migliore programmazione. Spesso le opere di carità hanno un cuore grande, ma hanno scarsa capacità di organizzarsi», spiega Pasero: «La cosa più grande per me è stato accorgermi di poter essere tramite il Banco Building strumento di un Altro, con tutti i limiti e le miserie che l’umano porta con sé».