I bambini davanti alla mostra.

L'UMANA DIMORA Gli occhiali del piccolo Dima

Una ventina di anni fa, nasceva un'associazione per far incontrare la bellezza della natura. Oggi, quello spunto ha raggiunto persino alcuni bambini di Chernobyl. Guidandoli a scoprire ciò che si vede, in un modo originale...
Linda Stroppa

Dimitrij sembra uno scienziato con gli occhialoni rossi e blu. Si gira verso la maestra e sorride. E così gli altri. Entusiasti e stupiti. Ora tutte le foto sono in 3D. Sembra di entrarci dentro. “Dima” - così lo chiamano gli amici - cerca di afferrare le spighe, catturare una farfalla, girare la ruota di un vecchio mulino... I pannelli della mostra si animano, una volta inforcati gli occhiali. Una trovata insolita, certo. «Ma il 3D è solo un pretesto», spiega Gino Rossi, che ha ideato la mostra dell’Associazione ambientalista L’Umana Dimora: «Un modo per far vedere più da vicino la bellezza della realtà».
L’avventura inizia a fine anni Ottanta. Gino partecipa con alcuni amici ad un incontro sulla questione ambientale. «Per noi che venivamo da un piccolo paese, cresciuti fra campi e cascine, l’argomento era particolarmente interessante», racconta. «La nostra amicizia ha fatto il resto. Siamo partiti da cose piccole: abbiamo insegnato ai bambini del nostro oratorio i nomi delle piante e organizzato piccole gite nella Bassa. Poi siamo andati a far lezione nelle scuole».
L’intuizione è una: la bellezza è incontrabile. «Se si osserva la natura più a fondo, si scoprono cose incredibili. Il problema è che molte volte tralasciamo i particolari. E quello che domina non è la realtà vera, ma un’immagine di come dovrebbe essere. A volte nemmeno questo. S’impone il come-ho-in-mente-io».
Gino parla e i ragazzi lo ascoltano incuriositi. «Che cosa nuova sentire parlare di alberi e campi così», pensa Dima. Lui è uno dei più grandi ed è arrivato da poco in Italia. Dall’Ucraina il viaggio è lungo. Ma ne vale la pena. C’è chi lo aspetta a braccia aperte. Ogni estate. Come Orsola e le altre famiglie del lodigiano, che da sei anni ospitano alcuni bambini di Chernobyl per le vacanze.
Nel salone dell’oratorio di Casalmaiocco, tremila abitanti a metà strada tra Lodi e la periferia di Milano, ad ascoltare sono una trentina. Marina, la loro insegnante, fa da traduttrice. Gino racconta del granoturco, dei fiori e dei licheni.
«Erano tutti a bocca aperta. Eppure erano cose già viste. Quando ho iniziato a raccontare delle marcite nella Pianura Padana e dell’opera dei monaci, però, sono rimasti perplessi», ammette sorridendo. Dei monaci si parla a lungo. «Loro hanno capito che l’ambiente è un dono. E hanno obbedito alla realtà». L’Umana Dimora nasce con questa idea: valorizzare ciò che ci è dato. A partire dall’ambiente. «Perché anche la natura può essere strumento di carità».
«Ma siamo sinceri», precisa Gino: «Io pianto gli alberi non perché amo gli alberi, ma perché l’albero è strumento per volere bene agli altri». Qualcuno alza la mano per capire meglio. «Il bene per i miei amici parte anche da domande semplici: cosa respiriamo, come viviamo, come trattiamo le cose... Noi incarniamo il compito di essere custodi del creato. Capite? Niente di meno dei monaci».
Poi prende una bacchetta e indica la foto di una pianta. «Cos’è?». «Facile: krapiva», risponde qualcuno dicendo il nome russo dell’ortica. «Chi vuole descrivermi l’ortica?». «Punge», dice sicuro il più piccolo. «E poi?». Tutti in silenzio. Lui allora inizia a raccontare. Riuscirebbe a parlarne per ore, passando dalle proprietà medicinali alle ricette di cucina. «Così anche una pianta insignificante come l’ortica riacquista un gusto nuovo», spiega. «Ora quando Dimitrij rivede le sue foglie è contento, perché la conosce. È il gusto di possedere le cose».
Gino è semplice. Non si fanno grandi discorsi ai bambini. Si tratta solo di far vedere. E imparare a osservare. Guarda commosso il suo piccolo pubblico. Vorrebbe portarli in montagna, dice. Perché si vede il cielo da una posizione privilegiata. «E davanti alle stelle uno è costretto a prendere la misura di ciò che lui è». Per questo la natura è interessante. Perché ci sfida. I ragazzi sorridono. Hanno intuito qualcosa. Ma ora gli occhiali 3D non servono più.