La statua di Nostra Signora di Bonaria.

A piedi dalla Madonna venuta dal mare

Una tradizione di sei secoli di pellegrinaggi, poi un gruppo di amici la fa propria. Così tra coincidenze e grandi incontri, per «riscoprire la ricchezza del passato», rinasce il gesto di un popolo
Paola Ronconi

È il 25 marzo 1370. Sul litorale ai piedi della collina di Bonaria, nel sud della Sardegna, si arena una cassa di legno, portata dal mare, dopo il naufragio di una nave spagnola. È molto pesante, nessuno dei presenti riesce ad aprirla. Ad un tratto un bimbetto in braccio alla madre grida: chiamate i frati della Mercede. Senza difficoltà i religiosi, che vivono in cima alla collina, sollevano la cassa, la trasportano nella loro chiesa e la aprono davanti agli occhi della gente accorsa. Il contenuto è sconcertante: una meravigliosa statua lignea di un metro e mezzo raffigurante la Madonna col Bambino, nella mano destra una candela accesa. Non si sa da dove venga né la destinazione. Viene subito collocata all’interno di una piccola chiesa che anni prima Alfonso IV d’Aragona aveva fatto erigere sulla collina di Bonaria e affidato ai frati Mercedari.
La Donna venuta dal mare aveva scelto la sua casa. In poco tempo la notizia si diffonde. Il santuario diventa presto meta di pellegrinaggio: da tutta la Sardegna giungono a Lei a piedi o coi carri trainati da buoi. Solo la Seconda Guerra mondiale interrompe quella tradizione.
Così fino al 1987, quando quattro amici di Comunione e Liberazione di Sinnai ripescano proprio in quella devozione popolare e chiedono al parroco di Santa Barbara in Sinnai, don Giovanni Abis, di riproporre il pellegrinaggio al santuario. Il 25 aprile di quell’anno, all’alba partono in 200, camminano per 20 chilometri fino alla Signora di Bonaria. Pierangelo, uno di quei primi quattro, racconta di come «solo dopo qualche anno ci rendemmo conto che quando don Giovanni diede l’annuncio di quel primo pellegrinaggio, durante la celebrazione della Domenica delle Palme, contemporaneamente Giovanni Paolo II era a Buenos Aires. Questa città deve il suo nome proprio alla Madonna di Bonaria: dal colle cagliaritano, infatti, partirono i marinai che, scampati miracolosamente a una furiosa tempesta, approdarono nella lontana terra del Sud America fondando poi la città alla quale, sciogliendo un voto fatto nel momento del pericolo, vollero dare lo stesso nome del colle dove è venerata la Madonna che li aveva salvati». Solo coincidenza?
«Sulla scia del pellegrinaggio Macerata-Loreto abbiamo voluto ridare vita a un semplice gesto di fede», continua Pierangelo. «Come dice don Julián Carrón nel messaggio che ci ha inviato nel 2006, “Se la tradizione non rivive in una esperienza presente, tutta la ricchezza del passato diventa lettera morta e non serve al cuore dell’uomo... Col pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Bonaria rendete viva la storia dei vostri padri, da cui avete ricevuto il Battesimo e la fede cattolica. Il pellegrinaggio diventa così il gesto di tutto un popolo, che si mette sulle tracce di Maria per rinnovare il ‘sì’ al Mistero che chiama ciascuno di voi”».
Per la XXV edizione è stata edificata una cappellina al centro del paese di Sinnai dove una statua della Madonna di Bonaria, che gira di casa in casa dal 30 gennaio, verrà messa a dimora proprio alla partenza del pellegrinaggio.
L’appuntamento quest’anno è per le 22.30 del 7 maggio all’Anfiteatro di Sinnai. Dopo la messa presieduta da monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo dei Latini di Baghdad (che il 9 maggio a Cagliari terrà una conferenza sulla libertà religiosa), si partirà alla volta di Bonaria, dove il mattino seguente, la Vergine attende i suoi figli.

Info:
Comitato promotore pellegrinaggio: tel. 070/780175 cell. 338/8533554
Parrocchia Santa Barbara: tel. 070/767102