Il Papa saluta i Cardinali.

«Chi crea questa amicizia»

Nel terzo giorno di Pontificato, papa Francesco ha incontrato i «fratelli» che lo hanno scelto. Ricordando che lo Spirito Santo «fa l'unità delle nostre differenze». E qual è la missione dell'Anno della Fede: «Portare Cristo all'uomo e l'uomo a Cristo»
Luca Fiore

«Fratelli Cardinali». Jorge Mario Bergoglio è Papa da tre giorni e non smette di sorprendere chi lo guarda e lo ascolta. Questa mattina, rivolgendosi al collegio cardinalizio formato dagli elettori e gli ultraottantenni, rompe subito il protocollo mettendo da parte il tradizionale “Signori cardinali” e sceglie di usare la parola “fratelli”. Francesco spiegherà poco dopo il sentimento che prova per la famiglia dei principi della Chiesa: «Qualcuno mi diceva: i Cardinali sono i preti del Santo Padre. Quella comunità, quell’amicizia, quella vicinanza ci farà bene a tutti. E questa conoscenza e questa mutua apertura ci hanno facilitato la docilità all’azione dello Spirito Santo. Egli, il Paraclito, è il supremo protagonista di ogni iniziativa e manifestazione di fede». È lo Spirito Santo che crea questa amicizia e riesce a comporre le differenze in modo misterioso: «Il Paraclito fa tutte le differenze nelle Chiese, e sembra che sia un apostolo di Babele. Ma dall’altra parte, è Colui che fa l’unità di queste differenze, non nella “ugualità”, ma nell’armonia. Io ricordo quel Padre della Chiesa che lo definiva così: “Ipse harmonia est”. Il Paraclito che dà a ciascuno di noi carismi diversi, ci unisce in questa comunità di Chiesa, che adora il Padre, il Figlio e Lui, lo Spirito Santo».

L’affetto del Papa per i suoi Cardinali si è espresso non solo durante la processione dei saluti al termine dell’udienza. Per ciascuno ha avuto qualche parola. Bergoglio sembrava a suo agio, e non ha mai smesso di sorridere, investito dalla letizia di chi si sente a casa propria. Il primo saluto è andato al cardinale Angelo Sodano, il decano del collegio. Al termine del discorso del porporato, il Papa si è alzato dallo scranno ed è sceso dalla pedana per abbracciarlo rischiando, per un momento, di inciampare sulla nuova veste bianca. Un atteggiamento di affetto verso i propri “preti”. Durante il briefing quotidiano, il portavoce padre Lombardi ha raccontato che papa Francesco continua, in questi giorni, a pranzare insieme ai cardinali nella casa Santa Marta e, arrivando per ultimo, sceglie di volta in volta un posto a caso tra quelli rimasti liberi. Un’attenzione per ciascuno, espressa ieri mattina anche dal ricordo del cardinale Jorge María Mejía, suo connazionale novantenne, colpito l’altro ieri da un infarto.

Come Mejía molti altri Cardinali sono avanti con gli anni, e il Papa ha voluto offrire loro una riflessione proprio su questo tema, l’ ingravescentem aetatem: « Cari Fratelli, forza! La metà di noi siamo in età avanzata: la vecchiaia è – mi piace dirlo così – la sede della sapienza della vita. I vecchi hanno la sapienza di avere camminato nella vita, come il vecchio Simeone, la vecchia Anna al Tempio. E proprio quella sapienza ha fatto loro riconoscere Gesù. Doniamo questa sapienza ai giovani: come il buon vino, che con gli anni diventa più buono, doniamo ai giovani la sapienza della vita». Bergoglio ha di nuovo citato un poeta, dopo Léon Bloy, questa volta è il tedesco Friedrich Hölderlin: “Es ist ruhig, das Alter, und fromm”: è il tempo della tranquillità e della preghiera.

Papa Francesco ha di nuovo ricordato con affetto il suo predecessore Benedetto XVI e, a riguardo dell’Anno della Fede ha detto: «Tutti insieme, Pastori e fedeli, ci sforzeremo di rispondere fedelmente alla missione di sempre: portare Gesù Cristo all’uomo e condurre l’uomo all’incontro con Gesù Cristo Via, Verità e Vita, realmente presente nella Chiesa e contemporaneo in ogni uomo. Tale incontro porta a diventare uomini nuovi nel mistero della Grazia, suscitando nell’animo quella gioia cristiana che costituisce il centuplo donato da Cristo a chi lo accoglie nella propria esistenza».

Bergoglio ha continuato invitando i Cardinali a «non cedere mai al pessimismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno; abbiamo la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra».

Questa mattina il Centro televisivo vaticano ha diffuso le immagini del momento in cui papa Francesco ha tolto i sigilli dall’appartamento papale. Il Pontefice ha attraversato, accompagnato dal cardinal Bertone e da monsignor Georg Gänswein, i sontuosi corridoi della terza loggia del Palazzo apostolico dove si trova la Segreteria di Stato. Marmi lucidissimi e affreschi che raffigurano le mappe del mondo. Monsignor Gänswein, prefetto della Casa pontificia, ha aiutato il Papa ad aprire la porta e insieme sono entrati nell’infilata di sale che formano la residenza dei Papi. Quello che fino a tre giorni fa era l’umile e schivo cardinale di Buenos Aires, abituato a vivere in un comune appartamento, deve aver sentito almeno un po’ di disagio. Lo stile “frugale”, infatti, sembra non essere un vezzo del nuovo Papa, ma parte del messaggio che si sente chiamato a portare al mondo. Se ne sono accorti – di nuovo - i fedeli della sua Argentina, raggiunti nelle scorse ore tramite un messaggio al nunzio apostolico del Paese, con il quale il Papa li invitava a non recarsi a Roma per la messa di insediamento. Piuttosto, ha fatto sapere Bergoglio, fate un’offerta per i poveri.