Monsignor Luigi Negri.

«Mi sono sentito accolto da un popolo»

Il nuovo Arcivescovo della Diocesi di Ferrara-Comacchio ringrazia i fedeli: «Siete la presenza di Cristo». E continua: «La gente ha bisogno di un ancoraggio sicuro. Questo ancoraggio c'è, e si dispone ad incontrarvi e ad essere incontrato»

Carissimi figli e figlie della Chiesa particolare di Ferrara-Comacchio.
Con questo messaggio voglio concludere la straordinaria vicenda legata al mio ingresso ufficiale nella Diocesi domenica 3 marzo.

Mi piacerebbe potervi incontrare uno ad uno, e a ciascuno singolarmente esprimere la mia profonda gratitudine per la modalità così intensamente cristiana con cui mi avete accolto.
Come ho detto anche ai giornalisti in questi giorni, io mi sono sentito accolto da un popolo. Il popolo non è la massa di individui che siamo abituati a vedere nella vita normale, nelle rappresentazioni della televisione e sulla stampa. Il popolo è una realtà organica che si muove attorno ad un centro di riferimento e propulsivo che per noi, popolo cristiano, è la presenza di Cristo. Avete certamente percepito che nella mia presenza non accadeva né meno né di più di questa straordinaria Presenza, che il Vescovo porta, non per le sue capacità o per le sue abilità e che non è negata dai suoi limiti: la Presenza di Cristo di cui il Vescovo è il rappresentante, cioè colui che lo rende presente. Accolto così, come il testimone qualificato di Cristo, come il comunicatore della fede al Suo popolo, come il generatore della comunità ecclesiale attorno a Cristo. Così mi sono presentato ed ho avuto la profonda percezione che così venivo accolto. Ma ho anche avvertito che questa accoglienza andava al di là dello spazio delimitato di coloro che credono o che frequentano la vita ecclesiale. Mi pare che ci sia un'attesa di paternità molto più ampia del puro contesto della comunità ecclesiale. Paradossalmente un’esigenza profonda di paternità in un momento così grave per la vita culturale della società che tende proprio ad eliminare definitivamente l’esperienza della paternità e quindi, conseguentemente, l’esperienza della maternità che vi corrisponde, al fine di sostituirla con una generica prestazione di carattere biologico, attraverso procedure che non si possono neanche più a definire umane.

L’uomo ha bisogno di un padre. La gente ha bisogno di avere un ancoraggio sicuro nella propria vita; un ancoraggio ideale, culturale e morale. Vorrei che tutti sentiste che questo ancoraggio è realmente presente e si dispone ad incontrarvi, o ad essere incontrato, tutte le volte che lo riteneste necessario, come gruppi o come singoli.
La Chiesa sta vivendo un momento drammatico, come ho accennato anche domenica, e più che mai in questi giorni che ci separano dal Conclave che è chiamato ad eleggere il successore del grande Benedetto XVI. Per la particolare predilezione di cui mi ha circondato, e che ho umilmente e sinceramente messo in comune con tutti voi, vi chiedo di pregare intensamente, soprattutto la Madonna delle Grazie, perché coloro che sono chiamati a questa responsabilità così grande e così tremenda la vivano come umile professione di fede nel Signore e come servizio alla sua Chiesa, senza farsi irretire da altre preoccupazioni o da altri progetti.

Cammineremo insieme e, come vi ho già detto nel mio primo messaggio, ci conosceremo e ci vorremo bene, soprattutto tenteremo di essere in questa società, così devastata e disumana perché non cristiana, anzi perché evidentemente anticristiana, un punto di riferimento chiaro, vero e vivo per tutti coloro che non hanno ancora rinunciato alla grande responsabilità dell’essere uomini.
Diversi anni fa un Cardinale africano mi ha detto che il deserto è una cosa terribile. E’ la infecondità, è l’aridità, è l’impossibilità a vivere adeguatamente. Dal deserto si deve sempre e solo fuggire. Ma nel deserto si sa che ci sono delle oasi nelle quali si può arrivare e sostare. La Chiesa è oggi un’oasi grande e qualificata in una società totalmente desertificata, come l’ha definita Papa Benedetto durante il Sinodo.

Ecco Fratelli e sorelle, questa è la nostra identità e responsabilità. Assumiamocela fino in fondo, perché l’uomo del nostro tempo ha bisogno di incontrare Cristo attraverso la nostra testimonianza e, se vuole, possa accoglierlo nella profondità della sua vita.

Benedico tutti di cuore.
+ Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio