Monsignor Aldo Giordano.

Il coraggio del perdono per il Venezuela

Il nunzio apostolico Aldo Giordano ha partecipato al primo incontro tra Governo e opposizioni a Caracas. Leggendo il messaggio del Santo Padre. Il richiamo è quello al «cuore del messaggio evangelico». Perché ci possa essere l'intervento di Dio
Antonio Galofaro

Nuove speranze in Venezuela dopo il primo incontro tra governo e opposizioni, svoltosi a Caracas giovedì scorso, con l’obiettivo di porre fine a due mesi di violenti proteste che hanno causato circa 40 morti. Invitato all’importante riunione, in rappresentanza della Santa Sede, anche l'arcivescovo Aldo Giordano, nunzio apostolico in Venezuela, che ha letto un messaggio del Papa che ha invitato le parti al coraggio del perdono:

Mi sembra che occorra tentare tutto il possibile pur di evitare più sangue, evitare più violenza. È chiaro che è stato un primo incontro. Speriamo che abbia aperto un cammino e che questo cammino continui. Innanzitutto, è stata un’occasione per parlarsi, per parlarsi con molta sincerità, con momenti anche molto critici e duri. Credo, però, fosse importante parlarsi, sedersi allo stesso tavolo. È stata fatta un’analisi della situazione e sono stati messi sul tappeto riflessioni, credo, utili, che riguardano la crisi economica, riguardano l’uso della violenza, riguardano la criminalità, che è molto diffusa, e anche il tema della libertà. Naturalmente, l’incontro ha anche lasciato aperti diversi interrogativi sulla situazione problematica del Paese ed anche sui rapporti tra governo e opposizione. È chiaro che è un Paese polarizzato tra chi ha speranza nella proposta chavista e chi vede in essa invece l’origine dei problemi. Si vede dalle analisi che non si può escludere il decadere in una maggiore violenza e in una situazione con più sangue. Rimane la domanda sulla presenza degli studenti. Gli studenti, giovani, in fondo sono i veri protagonisti delle manifestazioni per strada e qui non erano presenti. Ci s’interroga come loro potranno entrare in un processo di dialogo.

Il Papa ha inviato un messaggio ai partecipanti all'incontro. Com’è stato accolto?
È stato accolto come molto prezioso da tutte le parti; è stato molto citato e ha suscitato speranza, direi. Indicava, infatti, che la via della violenza non ha futuro e chiedeva il coraggio e la forza, la pazienza di dialogare, richiamando anche alcuni elementi del dialogo: il rispetto e il riconoscimento dell’altro. Poi ha parlato della novità del perdono come capace di aprire strade veramente nuove. Il Papa, quindi, ha indicato una prospettiva, che è al di là della polarizzazione e delle problematiche, indicando una luce. E anche il saluto inviato dal segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, è stato accolto con grande gioia ed anche affetto. È chiaro che qui in Venezuela il segretario di Stato è considerato un amico caro e si spera nella possibilità della sua presenza qui a Caracas in un momento di questo cammino di riconciliazione. In realtà, la Chiesa, qui in Venezuela, è molto considerata e tutti riconoscono che ha un ruolo fondamentale, anche nel processo di pace.

Cosa può portare la Santa Sede in questo dialogo? Cosa può fare?
Io credo che ciò che il Papa ha indicato nel suo messaggio sia un po’ il cuore della proposta, della presenza, del contributo della Santa Sede. Indicare, cioè, che la strada della violenza è una strada chiusa; indicare che il dialogo è sempre possibile, nonostante tutte le difficoltà realistiche e indicare che c’è anche un’altra dimensione, una dimensione, in fondo, di intervento di Dio, direi, di appello al cuore del messaggio evangelico. E siccome siamo in Venezuela e in Venezuela c’è una fede comune, e sia i membri dell’opposizione, sia i membri del governo dichiarano nella maggioranza una fede in Dio e il loro riferimento al Vangelo, la Santa Sede, quindi, vuole richiamare questa base comune, perché su questa base comune si possano superare le gravi tensioni che esistono al momento presente. La Santa Sede richiama a una buona volontà comune, che ci sia un amore di base per il popolo, che ci sia una volontà di salvare la ricchezza e la bellezza di questo Paese e su questa base comune la Santa Sede potrà spingere verso sentieri di riconciliazione.