Il vicario Mario Delpini durante l'omelia del<br> quaresimale.

Il coraggio di dire al mondo: «Eccomi»

Il secondo appuntamento quaresimale per la Diocesi è stato tenuto dal vicario generale, Mario Delpini. Quale alternativa al lamento? «Gesù ha consegnato se stesso per liberarci, ha reso leggero il nostro peso»
Francesca Mortaro

Portò i nostri peccati è il titolo proposto per il secondo appuntamento del cammino quaresimale della Diocesi di Milano. Un titolo che aiuta ad entrare nel mistero delle quattro stazioni percorse: Gesù incontra la Madre, il Cireneo, la Veronica e la seconda caduta lungo la via verso il Golgota. Il vicario generale monsignor Mario Delpini nella sua omelia parla di tentazioni e di grazia: «Anche i vescovi hanno delle tentazioni. La tentazione che mi insidia in questi giorni è quella di dire: Basta! Basta con chi si arricchisce rubando ai poveri. Basta con questo apparato che ci soffoca, che impedisce di camminare, che scoraggia l'intraprendenza, che complica la vita dei semplici e facilita gli imbrogli dei furbi. Basta con un mondo adulto che fa credere ai giovani che sono inutili e che a nessuno importa quello che sanno fare. Ecco la tentazione di un vescovo: gridare basta!».

Parlando delle sue tentazioni, parla di quelle di ognuno e mette in evidenza una posizione in cui, nella quotidianità, è difficile non ritrovarsi: quella del lamento. Ma che alternativa abbiamo? Siamo destinati a questo o c’è un’altra via?
Gesù, invece che sbraitare contro il sistema, contro i suoi uccisori, ha potato la Croce. Non ha detto: «Basta». Ha detto: «Eccomi». «Ha consegnato se stesso per liberare noi, ha reso leggero il nostro peso: eccomi», spiega Delpini, «e l'ha portato lui. Ha guarito la radice del male: “Eccomi, questo è il mio corpo dato per voi” e si è lasciato inghiottire dal frutto più terribile del male, la morte e gli inferi. Attratti da questo mite, fragile, inerme, commovente eccomi, anche altri si sono lasciati convincere a percorrere la stessa strada, a praticare lo stesso stile». La Veronica, infatti, di fronte al suo volto sfigurato si è fatta avanti con un gesto di tenera umanità e ha detto il suo eccomi porgendogli un lenzuolo. Come il Cireneo. Anche lui, davanti a Cristo ha detto il suo sì, non si è lamentato del peso della Croce, l’ha portato con Lui.

«Questo accompagnare Gesù, questo assistere allo spettacolo della Croce fa nascere anche in ciascuno di noi una commozione, un interrogativo, uno slancio», continua il Vicario, «È lo Spirito che ci rende partecipi del sentire e dell’obbedire di Gesù e sorge in noi forte e trepida, convinta e sofferta, doverosa e libera la parola che si dispone alla sequela. Anche noi diciamo: “Eccomi!”».

Il cristiano non è legittimato a lamentarsi, perché ha ricevuto una grande Grazia: Gesù ha portato su di sé tutti i peccati. Seguendo Lui, di fronte alla sua Passione e morte, di fronte al suo soffrire e alla sua disponibilità ad accettare ogni situazione che il Padre gli dona, anche noi impariamo a dire «eccomi».

Eccomi è la posizione che, senza la sequela di Cristo, non avremmo. E allora, dietro ai suoi passi possiamo dire a tutti: “Eccomi! Il peso sia condiviso, il dolore consolato, l’ingiustizia combattuta”. «Di fronte alla desolazione di giovinezze senza speranza ci sentiamo chiamati: eccomi! Ti annuncio una speranza, mi faccio eco della parola che ti chiama a fare della tua vita una missione», aggiunge Delpini. «Di fronte alla complicazione e allo scoraggiamento: eccomi. Per esercitare la pazienza, per mettere competenza e determinazione a servizio di chi si sente smarrito, per infondere uno slancio che abbia l’audacia del rinnovamento».

È commovente guardare le comunità cristiane, ha notato Delpini perché, dentro la Chiesa c’è «una folla sterminata di cirenei che dicono: eccomi, porto anch'io un poco del tuo peso. Un folla sterminata di veroniche che dicono: eccomi, non manchi neppure a te la consolazione di un gesto di tenerezza».

«Così celebrare la Via Crucis, incontrare il Signore che portò i nostri peccati, diventa vocazione alla sequela, alla vicinanza, alla condivisione», conclude il Vicario, «Non siamo gente arrabbiata che grida “Basta!”, ma gente umile, mite, generosa e intelligente che si alza in piedi, si fa avanti e dice: “Eccomi”».