Il teologo anglicano John Milbank.

MILBANK «Dal Papa nessun atto di dominio»

Uno dei più importanti teologi dell'area della Riforma commenta su "Avvenire" l'iniziativa di Benedetto XVI verso gli anglicani. E spiega perché la teologia di Ratzinger ha un grande fascino per la loro tradizione
Salvatore Mazza

No, «non farà male all’ecumenismo ». «Anzi...». L’iniziativa di Benedetto XVI per accogliere nella Chiesa cattolica gli anglicani che dovessero chiederlo «dimostra molto più immaginazione che opportunismo. Credo che il Papa abbia in mente prospettive più ampie che il semplice riportare un certo numero di anglicani sotto il suo “dominio”». John Milbank è considerato uno dei teologi più importanti non solo del mondo anglicano, ma di tutta l’area della Riforma. Docente di Religione, Politica e Etica alla Università di Nottingham, di lui - tra le altre cose - si racconta che, all’elezione di Benedetto XVI, abbia esclamato: «Spero che sotto questo Papa si possa reimporre l’unità dei cristiani». «Non so se io abbia detto proprio così - spiega in questa intervista -, più probabilmente ho detto che con questo Papa i cristiani possono iniziare a ritrovare l’unità. Lo credo perché la sua teologia, che sviluppa la tradizione della nuova teologia tendendo a integrare ragione e fede, ha un grande fascino per la tradizione ortodossa e anglicana».
Professore, che pensa dell’iniziativa di Benedetto XVI?
Credo che sia qualcosa di notevole. In primo luogo, perché si riconosce un certo valore e la validità della tradizione anglicana. Subito dopo, perché dimostra che egli riconosce che il cattolicesimo può esprimersi validamente nella diversità culturale. Terzo, perché crea una nuova istanza per permettere oggi a un gruppo di cattolici di avere un clero sposato, considerando che tale disposizione, nella Chiesa greco-cattolica è un semplice retaggio del passato. Quarto, infine, perché secondo me il Papa correttamente considera che oggi ci sia un nuovo potenziale per riunire i cristiani sotto l’autorità del Pontefice.
Quindi, a suo avviso, non si è trattato di un atto «aggressivo».
No, certamente no. Penso che sia piuttosto un atto «creativo», anche se mi dispiace per l’imbarazzo che deve aver causato all’Arcivescovo di Canterbury, che tuttavia ha risposto in maniera positiva, potendo vedere che nel lungo periodo potrà essere di aiuto per tutti i cristiani.
È credibile, come qualcuno dice, che vi sia un’«emorragia» di fedeli anglicani?
Difficile da sapere. Potrebbe avere questo effetto in Nord America. In Gran Bretagna l’anglicanesimo è strettamente legato a istituzioni e parrocchie, che per questioni anche legali non potrebbero essere facilmente trasferite sotto la giurisdizione romana. E molti continueranno a sentirsi riluttanti rispetto all’idea di divorziare da un sistema parrocchiale radicato nella realtà in misura maggiore rispetto alla rete parrocchiale cattolica britannica.
Pensa che la decisione possa aiutare la Comunione Angli­cana nel momento così difficile che sta vivendo?
Certo, aiuterà molte persone singolarmente. Al di là di questo, credo anche che contribuirà a creare un nuovo spazio di «fluidità» tra anglicanesimo e cattolicesimo. È possibile che la maggior parte degli anglicani più vicini al cattolicesimo lascino, cosa che potrebbe orientare la Chiesa anglicana verso il protestantesimo in misura maggiore di quanto non avvenga al momento. Tuttavia, non penso che accadrà, in primo luogo per le ragioni che ho detto all’inizio, e secondariamente perché molti degli anglicani davvero vicini al cattolicesimo, incluso lo stesso primate Rowan Williams, accettano l’ordinazione delle donne. Io credo che in Italia molti sarebbero davvero sorpresi di sapere quanti anglicani, ancora una volta con Williams in testa, siano d’accordo con il Papa praticamente su ogni tema teologico ed ecclesiologico, comprese alcune prese di posizione sulla sessualità e sulla questione del gender, pur continuando a credere che le donne possano essere validamente ordinate. Io stesso mi metterei in questo gruppo.
Può il dialogo ecumenico trarre vantaggio dalla situazione che si è venuta a creare?
Credo di sì, proprio a causa di quella «fluidità». Gli «anglicani uniati», li chiamo così per comodità di comprensione, possono costituire un ponte tra anglicani e cattolici. Penso anche, però, che una delle conseguenze di questa situazione rischia di essere paradossale, perché a lungo termine potrebbe far effettivamente aumentare la discussione sulla possibilità di ordinazione delle donne nella Chiesa cattolica. Io, ad esempio, sono stato colpito da come alcuni cattolici conservatori molto giovani siano felici, in alcune occasioni, di ricevere l’Eucaristia da donne sacerdoti anglicane. Ma le previsioni sono sempre difficili. Per ora dobbiamo accogliere questa mossa del Papa, che dimostra immaginazione molto più che opportunismo. La maggior parte dell’ecumenismo multilaterale non porta da nessuna parte. Per contro, questo atto unilaterale, ha veramente aperto un nuovo spazio di comunicazione interconfessionale.
(da Avvenire, 30 ottobre 2009)