Il teologo Hans Urs von Balthasar.

Von Balthasar, l'uomo dell'«essenziale»

In occasione dei 25 anni dalla morte del grande teologo, pubblichiamo il discorso che l'allora cardinale Joseph Ratzinger tenne alla comunità di CL in Cile, in cui ricordava il maestro e l'amico (da Litterae Communionis, ottobre 1988)
Joseph Ratzinger

Cari amici di Comunione e Liberazione, ho pensato a quali sono gli elementi che mi piacciono nel vostro lavoro e nella vostra comunità. Ne ho trovati quattro.
Il primo. Voi siete giovani e, con la freschezza tipica di questa età, esprimete le questioni ultime, le questioni radicali, e non avete paura della pubblica opinione ma semplicemente - come un giovane sa fare - cercate la verità, cercate l’essenziale.
In secondo luogo, ho trovato in voi la grande volontà di cogliere l’essenziale. Non vi accontentate delle cose penultime e superficiali, ma cercate realmente l’acqua fresca alla fonte stessa senza mediazioni di un rubinetto qualsiasi.
Terzo. Con questa essenzialità vedo combinata d’altra parte una grande volontà di incarnare la realtà cristiana in un’autentica cultura cristiana. Proprio perché andate alla fonte, all’essenza, avete una creatività capace di esprimere nuovamente l’essenziale del cristianesimo, nella cultura cristiana di oggi.

Da ultimo, ho incontrato come determinante della vostra intenzione una grande fedeltà al magistero universale della Chiesa, al successore di san Pietro, il Papa. Questa è la sinfonia di elementi che mi piace, e che mi sembra molto importante per la Chiesa di oggi. Molti pensano che oggigiorno la fedeltà sia una cosa superata, un ostacolo per la libertà e la creatività; molti pensano inoltre che l’essenzialità sia una cosa che non vale la pena, pensano che l’essenziale non esista o non sia incontrabile da noi. Al contrario voi avete capito esattamente che il coraggio di cercare le cose ultime ed essenziali e la creatività si condizionano reciprocamente e che solo in un clima di fedeltà possono maturare le grandi cose. Questo mi sembra molto importante: constatare che solo se ritorniamo alla fonte, solo se abbiamo il coraggio di cercare la verità nel suo centro, nasce una nuova cultura cristiana. Solo nello spazio di una grande fedeltà esiste la possibilità di una maturazione, di una nuova forza della fede cristiana nel nostro mondo.
Vorrei dunque esortarvi a mantenere questo coraggio, questa freschezza, questa fedeltà in modo da apportare un contributo fondamentale alla vitalità della Chiesa di oggi.

Un secondo tema del mio saluto si riferisce alla figura del nostro amico Hans Urs Von Balthasar; ho riflettuto circa il perché voi avete scoperto questo grande teologo per molto tempo sconosciuto e poco considerato. Mi pare che esista una consonanza, un coincidenza tra le sue doti essenziali e il vostro carisma, perché anche lui era un uomo «dell’essenziale». Nonostante la sua grande cultura non era mai disperso nella molteplicità e nella curiosità di sapere molto senza avere una visione vera delle cose essenziali per la vita umana. Era sempre concentrato sull’essenziale, e nello stesso tempo molto aperto; un uomo di grandissima cultura. Da uomo attento all’essenziale, alla fonte della vita, alla verità studiò i padri della Chiesa e ce ne ha consegnato la teologia e il pensiero. Naturalmente si possono studiare i padri anche con l’occhio dello storico puro, con la curiosità del passato che rimane passato. Egli non fece così.
Era certamente un grande storico, però - come sappiamo - egli ha formulato la grande espressione «teologia in ginocchio». La sua teologia è nata dallo stare in ginocchio, dalla preghiera, dall’adorazione. In questa atmosfera mistica di preghiera, di meditazione profonda, di ascolto col cuore del Signore che parla, egli viveva una comunione profonda con i padri della Chiesa al punto che essi non erano più per lui cosa del passato; egli ha vissuto nel presente i padri. Per dirlo con altre parole ha trasportato i padri nel nostro presente e ci ha insegnato come possiamo vivere oggi in una comunione viva con i padri.
Nello stesso tempo ci ha aiutato a riscoprire la vitalità della Sacra Scrittura. Essa, come sappiamo, è stata coperta da un velo di problematiche storiche che la fanno morire e la trasformano in lettera morta. Von Balthasar, nella comunione coi padri, nella comunione viva di preghiera con la Chiesa orante, ha riscoperto la Scrittura, l’ha fatta parlare di nuovo a noi. Conoscendo bene tutti i problemi storici ha saputo, in uno spirito di visione integrale, integrare le conoscenze in una visione vitale e vivificante della Sacra Scrittura e della totalità della vita e del pensiero cristiano.

Vorrei aggiungere ancora qualcosa. Essendo uomo dell’essenziale, nel senso che ho detto, Von Balthasar era l’uomo di una cultura cristiana, di una incarnazione del cristianesimo nella cultura di oggi; era un uomo veramente creativo. Per lui questa cultura nasceva da una fedeltà profonda o, per dir meglio, essa nasceva, come tutta la sua vita, da uno spirito di grande obbedienza. La sua intenzione personale non fu di diventare sacerdote, ma di essere letterato o musicista. Ma un giorno sotto un albero nella Selva Nera, capì la sua vocazione: «Dio mi vuole sacerdote, mi vuole gesuita». In spirito di grande obbedienza cominciò questo cammino; mai il suo andare fu secondo la propria volontà, ma determinato da questo clima di obbedienza.
Possiamo imparare da lui che l’arbitrario è il contrario della libertà. Von Balthasar - uomo mai arbitrario e uomo di grande obbedienza - fu l’uomo più indipendente del nostro tempo. Tutti coloro che l’hanno conosciuto, anche per poco, sanno come egli fosse indipendente da tutte le tendenze, da tutte le scuole teologiche, da tutte le autorità puramente esteriori, da tutte le ideologie. E quest’uomo indipendente, realmente libero nel fondo, aveva trovato e trovava sempre la forza di questa libertà nell’obbedienza alla volontà di Dio. Così il nostro amico, scomparso tanto improvvisamente, rimane come una grande guida per noi e come una luce per i suoi amici di Comunione e Liberazione.