La grotta dell'Annuncio.

«In questo luogo Dio è entrato nei tornanti della storia»

Dalla Basilica dell’Annunciazione al Santo Sepolcro, si conclude il pellegrinaggio di Benedetto XVI in Terra Santa. Sesta e ultima puntata della corrispondenza dal posto
Marinella Bandini

Tra un rabbino e un imam, anche Benedetto XVI si alza in piedi e alza le braccia. Mani nelle mani con i suoi vicini, come tributo e inno alla pace tra i popoli e le religioni, sulle note di un canto inglese giocato sulle parole “salam” e “shalom”, una parola comune per dire pace: è il “fermo immagine” dell’incontro di oggi del Papa con i capi religiosi della Galilea. Le religioni sono chiamate a operare «per una pacifica coesistenza» e a respingere «il potere distruttivo dell’odio e del pregiudizio», ha ribadito il Papa da Nazareth. E qui ha ricordato le tensioni che negli anni recenti che «hanno danneggiato» i rapporti fra le comunità cristiana e musulmana. Il riferimento è al progetto - bloccato nel 2001 - di edificazione di una moschea vicino alla Basilica dell’Annunciazione, che ha incrinato i rapporti interreligiosi. «Invito le persone di buona volontà di entrambe le comunità a riparare il danno che è stato fatto - ha detto il Papa -, e a operare per edificare ponti e trovare modi per una pacifica coesistenza. Ognuno respinga il potere distruttivo dell’odio e del pregiudizio, che uccidono l’anima umana prima ancora che il corpo».
Gerusalemme, Spianata delle moschee, ore 14: ad Al-Aqsa e alla Cupola della roccia l’ingresso è interdetto per i visitatori, può entrare solo chi prega. Ci sono tre bambini che giocano, scattiamo una foto. Ne arriva un quarto, anche lui vuole una foto. Poi la sorellina, dietro il padre e la madre con il più piccolo in braccio. A ogni nuovo arrivato, una foto. La più grande ha 12 anni, si chiama Ania. Ce lo dice in inglese. Intanto, al Muro del pianto i bambini scrivono le preghiere su biglietti che poi depositeranno nelle fessure della roccia, davanti alla sede scout della Custodia di Terra Santa. Alcuni bambini giocano a pallone in strada; poco più in là, nel quartiere arabo, con armi giocattolo. Tra i vicoli della città vecchia è comunque l’innocenza che colpisce. Sono i bambini che vanno «salvaguardati dal fanatismo e dalla violenza» per «essere costruttori di un mondo migliore». Su questo devono collaborare cristiani, ebri, musulmani, drusi. Il Papa lo ha raccomandato a Nazareth, dove Gesù ha trascorso la sua infanzia, dove è cresciuto.
Nella grande messa al Monte del precipizio, parlando della famiglia - a conclusione dell’anno che la Chiesa di Terra Santa ha dedicato a questo tema - si era soffermato: «I bambini hanno un ruolo speciale nel far crescere i loro genitori nella santità». A Nazareth, dove l’angelo ha portato l’annuncio a Maria e «dove Dio è entrato nelle svolte e nei tornanti della storia umana». Dove si è manifestata «la gentilezza di Dio»: il «prodigio» dell’Incarnazione - ha detto Benedetto XVI - «continua a sfidarci ad aprire la nostra intelligenza alle illimitate possibilità del potere trasformante di Dio», ma «Egli non impone se stesso, Egli cerca innanzitutto l’assenso di Maria» e il nostro. Come Maria ha detto “sì” anche i cristiani di Terra Santa sono esortati a dire il loro “sì” e «a rimanere qui» per «giocare il loro ruolo nel piano della salvezza». In Terra Santa i cristiani sono pochi, e spesso senza voce nel dibattito pubblico: anche Maria «condusse una vita nascosta» a Nazareth, lontana da ogni influenza mondana, eppure «Dio ha guardato all’umiltà della sua serva»: da qui - ha concluso il Papa - prendiamo la forza.