Padre Alberto nella sua missione.

LETTERA DALLA CAMBOGIA Le domande di Sang, che sa solo fiorire

Da dieci anni nel Paese dei khmer, padre Alberto racconta cosa sta scoprendo in missione. E in che modo accompagna tutte le persone che incontra: «Ognuno diventa per me una promessa di vita»
padre Alberto Caccaro

Prey Veng, 8 dicembre 2010, Solennità dell’Immacolata Concezione

The woods are lovely,
dark and deep,
but I have promises to keep,
and miles to go before I sleep,
and miles to go before I sleep...

(Robert Frost)

L’ultimo arrivato all’ostello ha nove anni, si chiama Sang. Non ha mai frequentato la scuola e il cugino, quello dello zero in matematica, con noi da diversi anni, tornando dalle vacanze estive ha pensato bene di portarsi appresso quest’altro fagotto. «Padre, se rimane al villaggio non ha tempo né modo di studiare. Deve badare ai bufali e l’aria che tira spinge sempre in direzione opposta alla scuola. Prendilo con te...». Abbiamo accettato, sapendo che ognuno dei ragazzi ospiti all’ostello porta dentro di sé, anzi è, una domanda grande, di senso, di vita, d’amore. Sang è orfano di padre. In questo anno già intenso, non avrei voluto aggiungere altre domande... perché ognuno di loro, poi, diventa per me una promessa da mantenere. Una promessa di vita. Ora, dopo circa due mesi che è con noi, Sang maneggia l’alfabeto, lava i piatti, si fa il bucato di quei tre completini che fa girare da un giorno con l’altro, e dorme ospite dei più grandi, in un letto, o in un altro. Non ne ha uno suo. Ci sarebbe il letto a castello, ma il piano di sopra è troppo alto e nessuno vuole andarci. Allora si fa ospitare in un angolino, nel letto dei più grandi. Qualche giorno fa mi ha detto che preferisce dormire nella camera di chi non studia di notte. Perché, se studiano, «dopo accendono la luce e arrivano le zanzare e mi sveglio». La maestra con cui sta cercando di recuperare qualche anno per poi infilarsi in terza o quarta elementare, mi faceva notare le tante punture di zanzare sulla pelle di Sang. Ho detto ai più grandi di avere pazienza e stare attenti a come si addormenta, se dentro la zanzariera o fuori. Ho detto loro che Sang sta facendo il giro per capire dove è finito e chi sono questi fratelli più grandi. Capisce che non sono fratelli di sangue. Io vorrei dirgli che, anche se non sono di sangue, possono diventare fratelli per Grazia. Ma ci vuole tempo. Ha però già individuato i più fannulloni: «Con loro si dorme bene», mi dice: «Non accendono la luce e li rivedo la mattina dopo!». Quando sono piccoli è per noi più facile mantenere le promesse. Diventando grandi, diventano grandi anche le loro domande.
Proprio in quei giorni ho ricevuto un numero de La Civiltà Cattolica, il quaderno del 4 settembre 2010. Attendo ogni numero con una fame e una sete tali che, appena arriva, mi ci butto. Lì ho trovato alcuni versi di un poeta giapponese che non conoscevo, Kikuo Takano. Questi versi sono il nostro «sì» a Sang. Mentre scrivo lo sento parlare. Sta pompando l’acqua dal pozzo per farsi la doccia della sera. Nel panorama delle voci dei ragazzi più grandi, la sua vocina di bambino mi sembra sempre una sorpresa. Lo penso ora come il fiore di loto descritto da Takano: «S’arrende ad una domanda / così grande da non saper / altro che fiorire». Sì, la domanda di vita e di senso è grande, lui s’arrende e non sa far altro che fiorire. Mi sta dicendo: «Non preoccuparti, padre Alberto, lasciami solo fiorire. Non so fare altro che fiorire. Dammi di poter fiorire». È la promessa che devo mantenere. «I have promises to keep / and miles to go before I sleep / and miles to go before I sleep».
Sembra un’alchimia di lettere che solo il cambogiano consente, ma se prima vi ho parlato di Sang, ora vorrei parlarvi di Sagn. Vedete che la "g" e la "n" nei due nomi sono in posizione diversa. Allora, attenti alla pronuncia!
Sagn ha terminato la scuola superiore. È lo studente bravo in Fisica. Avrebbe voluto continuare all’università, ma poi ha preferito, su nostra indicazione, tentare l’esame di ammissione alla scuola statale per maestri. Si tratta di un biennio, dopo le superiori, che abilita all’insegnamento nelle scuole medie. Sagn si sarebbe presentato agli esami di selezione per Fisica. Questa scuola è molto ambita perché chi viene ammesso ha diritto al posto di lavoro ed entra nelle liste dei dipendenti statali con uno stipendio assicurato a vita. I candidati per Fisica erano 275. Ne avrebbero selezionati 14. Sagn si è presentato all’esame con una penna ed il suo amore per la Fisica. È passato. Il giorno in cui è venuto a dirci il risultato sembrava come un loto, in fiore. Takano ha ragione. Ora Sagn studia, ma ci dà anche una mano nella nostra scuola superiore. Nella sua pausa pranzo, tutti i giorni, viene e controlla i quaderni dei ragazzi, gli esercizi, i compiti, e risponde alle loro domande. È il tutor per tutte le materie scientifiche. Un aiuto davvero prezioso. Solo l’amore, solo una passione vera, sono l’antidoto alla corruzione dei costumi.
Sono stati anni intensi quelli trascorsi a Prey Veng. Troppo intensi. Di tentativi, errori, rimorsi e sogni capovolti. Ma anni belli. Una cosa ho capito: la salvezza, la pace, nascono dalla possibilità di mettere insieme, e tenere insieme, la nostra vita e la vita di Dio, il nostro sentire e il sentire di Dio, il nostro patire ed il patire di Dio, la nostra passione e la passione di Dio. Qui sta la consolazione. Nell’intreccio di queste due passioni.
Quando avevamo lavorato sulla traduzione de Il rischio educativo di don Giussani in lingua khmer, la sfida era tutta orientata a capire se la lingua khmer poteva in qualche modo ospitare un pensiero, un’anima, una poesia tutta intrisa di quell’intreccio di passioni, quella dell’uomo e quella di Dio. Perché nel custodire questo intreccio sta il segreto e la condizione di ogni fioritura: «Si avrà allora il miracolo altrimenti inattingibile di una vita che, passando, avanza in giovinezza, in "educabilità", in "stupore" e commozione di fronte alle cose; di una energia creatrice che cresce su di sé senza disperdersi e logorarsi, ma aderendo cordialissimamente a tutte le possibilità che l'esistenza produce; un tempo, insomma, che si lascia invadere dalla potenza dell'eterno, e ne viene instancabilmente fecondato» (Il rischio educativo, pp. 109-110). Buon Natale.