Il cardinale Antonios Naguib.

EGITTO La piazza, il vuoto e quel "cordone" di cristiani

La protesta che degenera. I copti che proteggono i musulmani in preghiera. E l'attesa della vita normale... Il Patriarca di Alessandria, Antonios Naguib, racconta la situazione egiziana con gli occhi della comunità cattolica
Luca Pezzi

Da Tunisi ad Algeri, poi al Cairo, ad Alessandria, a Suez e in molte altre città egiziane. A Saana, in Yemen. E nelle capitali di tanti Paesi del Medio Oriente e del Nord-Africa. Knock on effect, effetto a catena, improvviso, ma non inaspettato.
Già, perché lo spettro della rivolta ai regimi era sotto gli occhi di tutti, di tanti Governi e organismi internazionali, ma a nessuno importava… E così mentre in Italia si parla di crisi del desiderio, proprio il desiderio - quello di una migliore condizione sociale, di democrazia, di una vita più degna - veniva a galla e si diffondeva, contagiando l’Egitto. Knock on effect.
Siamo all’inizio ed è ancora presto per analisi e previsioni che risulterebbero sommarie e poco precise. Ne parliamo con Sua Beatitudine il cardinale Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti, relatore generale al Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente e voce importante della Chiesa nell’area. Internet e i telefoni cellulari hanno ripreso a funzionare da poche ore.

Beatitudine, cosa succede?
L’Egitto sta vivendo eventi tragici e inquietanti. La prima manifestazione, quella dei giovani, del 25 gennaio, era totalmente pacifica, chiedeva una riforma sostanziale e una soluzione ai problemi sociali. Presto, però, si sono infiltrati elementi politici, trovando in essa un’occasione favorevole per imporre le proprie agende. Abbiamo visto quindi atti di violenza. Venerdì 28 gennaio, i gruppi di opposizione hanno organizzato delle manifestazioni chiedendo il "cambiamento" – un cambiamento radicale e immediato della Costituzione, del Governo e del Presidente – e appena dopo mezzanotte Mubarak ha dichiarato pubblicamente di non volersi presentare alle elezioni presidenziali di agosto, annunciando al contempo modifiche alla Costituzione e al Governo. Alcuni giorni dopo, ha nominato un Vice-Presidente e un nuovo Primo Ministro. Tutto ciò avrebbe dovuto soddisfare i manifestanti che purtroppo si sono ostinati nella loro posizione… A questi se ne sono aggiunti altri per appoggiare il processo di cambiamento parziale e provvisorio in attesa delle elezioni. Ci sono stati scontri, moltissimi feriti e alcuni morti. Il 4 febbraio, il partito dei Fratelli Musulmani ha accettato il dialogo con il nuovo Governo. Siamo in attesa che i manifestanti si ritirino dalle piazze per poter riprendere la vita regolare.

Prima la Tunisia, poi l'Egitto... A cosa si deve questa escalation di manifestazioni in tutto il Medio Oriente?
Molti hanno individuato da tempo elementi che preparavano tale esplosione: l’abuso di potere, la corruzione, il monopolio dell’industria e dei terreni da parte di alcuni uomini d’affari. E poi ci sono i problemi sociali: la disoccupazione dei giovani, l’impossibilità di trovare abitazioni a prezzi ragionevoli, la difficoltà a fondare una famiglia, l’aumento continuo dei prezzi degli alimenti e dei servizi.

Dunque, potrebbero cambiare gli equilibri dell’area…
Questo dipende da quale linea prenderà il potere futuro.

L’immagine che abbiamo dall’Italia è quella di una manifestazione che coinvolge uomini e donne, borghesia laica e classi più povere, adulti ma anche tanti giovani. Colpisce poi vedere fianco a fianco cristiani e musulmani…
Come ho detto, la manifestazione è iniziata in maniera pacifica con delle richieste chiare e precise. Penso che in quella fase fosse vero quanto dice, ma la natura della manifestazione è cambiata, sono apparsi altri elementi e gruppi con pretese ben diverse. Tanti si sono ritirati e non so fino a che punto i manifestanti attuali rappresentino le differenti classi sociali e religiose.

Eppure qualcuno parla di nuove relazioni fra cristiani e mussulmani?
Il fenomeno sorprendente di questi eventi è che non hanno toccato il versante religioso rafforzando al contrario i legami tra musulmani e cristiani. Le "commissioni popolari" che tutti i giorni, durante il coprifuoco, sorvegliano varie zone della città sono formate da giovani e adulti, musulmani e cristiani, che passano la notte insieme per la custodia delle proprietà e degli abitanti, condividendo il mangiare e il bere. Nelle chiese e nelle moschee si prega per il ritorno della pace e dell’ordine. È un aspetto positivo scaturito da drammatici eventi. Ci auguriamo che tale spirito duri e si rinforzi! Ad Alessandria, per esempio, i cristiani hanno creato un cordone di sicurezza per permettere ai musulmani di pregare senza pericolo. È una notizia che ha fatto il giro del mondo, certamente impensabile fino a qualche giorno fa.

E certamente storica…
Penso sia stato uno dei principali acquisti degli ultimi eventi. Cristiani e moltissimi musulmani hanno vissuto e vivono insieme con uno spirito di cooperazione e di fratellanza. Credo avrà un impatto positivo per il cambiamento delle mentalità e dei sentimenti.

Come Patriarca e come pastore che invito ha rivolto ai fedeli?
Io sono la guida della piccola comunità cattolica e non dobbiamo dimenticare papa Shenouda III, il capo della grande comunità copto-ortodossa che conta circa otto milioni di persone. Da una parte, chiedo a tutti i fedeli e a tutte le Chiese di rivolgersi al nostro unico aiuto: la Misericordia Divina. È necessario riporre la nostra fiducia in Dio e implorare che dia luce e coraggio ai leaders di gruppi e organizzazioni per trovare una via d’uscita pacifica e degna. Chi ama realmente l’Egitto non può permettersi distruzione e violenza. Dall’altra, richiamo a un impegno positivo ed efficace per la costruzione della società sui principi dell’uguaglianza, della giustizia e della democrazia.

Molti Governi, ma anche milioni di cittadini comuni, seguono con apprensione quello che state vivendo… Cosa pensa, come ha reagito e cosa prova la Sua comunità?
I copti del Paese hanno gli stessi sentimenti, le stesse preoccupazioni e le stesse speranze della maggioranza dei cittadini. Le manifestazioni hanno portato a un risultato decisivo: la fine dell’attuale regime attuale Mubarak, che non si presenterà alle prossime elezioni. Resta da vedere chi gli succederà e quale direzione seguirà, se lo Stato sarà - come chiedono in molti -, uno stato civile, basato sull’uguaglianza, sulla cittadinanza e sulla legge, sarà un successo storico. Se invece si trasformerà in uno stato religioso, perderemo tutti gli acquisti passati e tutta la popolazione ne soffrirà: cristiani e musulmani.

E le vostre comunità all’estero?
Vivono questi eventi con trepidazione, con gli stessi sentimenti e le stesse speranze dei cittadini locali, con la preoccupazione per i parenti e per la nostra nazione.

A livello politico quale soluzione ritiene più favorevole?
Speriamo in uno sviluppo positivo e pacifico della situazione in cui si lasci ristabilire l’ordine, la sicurezza e la ripresa della vita normale al Governo provvisorio. Il dialogo è senz’altro la via più efficace per affrontare la situazione attuale e per arrivare ad una vera pace, basata sulla reciproca comprensione di tutte le parti. In questo modo si potrà riprendere il normale ritmo di vita e di lavoro e si potranno effettuare gradualmente i giusti cambiamenti richiesti dai giovani: la riforma politica e la soluzione dei problemi sociali che gravano sulla maggior parte della popolazione.

Ma chi guiderà il Paese?
I gruppi politici si sono messi finalmente d’accordo per cominciare un dialogo sincero, in vista di proporre una soluzione definitiva. Non sappiamo ancora se presenteranno dei nomi come candidati per la presidenza o se rimanderanno questo punto al mese di agosto con le elezioni presidenziali. Ma è difficile dare adesso una risposta probabile.

Poco fa ha ricordato papa Shenouda III, capo della comunità copto-ortodossa. Tanti si chiedono il significato delle sue dichiarazioni pro-Mubarak.
Credo che i media abbiano tirato fuori dal loro contesto le parole del Patriarca. Penso che Sua Santità si riferisse alla situazione di transizione attuale, appoggiando l’ipotesi che Mubarak rimanga Capo di Stato fino al termine normale del suo mandato. Questo garantirebbe il tempo necessario per preparare le elezioni e fare i primi cambiamenti essenziali, nel quadro della legittimità, alla Costituzione. Lo Stato altrimenti si troverebbe in un vuoto che potrebbe portare al caos. Anch’io condivido quest’opinione, ma altri suggeriscono scelte diverse, come la delega dei poteri presidenziali dal Presidente al Vice-Presidente. Cosa, fino ad ora, rifiutata dal quest’ultimo.

Come vede il rischio che le proteste portino al potere forze estremiste?
Lo scenario attuale non mostra segni verso tale esito. Speriamo dunque di no, ma anche se dovesse capitare, noi crediamo che tutto occorre al bene di chi ama Dio. Dio ha vinto il mondo e la morte e dunque nulla ci fa cadere nella paura.