Il Duomo di Berlino.

Se il Papa in Germania gioca fuori casa...

Domani il Pontefice sbarca a Berlino per la prima visita di Stato ufficiale nella sua terra natale. Un appuntamento tutt'altro che "facile". Ecco come lo aspettano i tedeschi
Christoph Scholz

«Il Papa provoca», afferma Peter Seewald. «E ciò è grandioso!», aggiunge l’autore di vari libri-intervista con Benedetto XVI, interpellato da Tracce. «Sarebbe un male se non provocasse più, allora si dovrebbe davvero aver paura!». In effetti, l’imminente visita di Benedetto XVI in Germania è provocatoria. D’un tratto per molti la fede esce dalla nicchia del privato per diventare nuovamente pretesa e proposta in una società pluralista.
Dopo due visite pastorali - a Colonia in occasione della GMG e in Baviera, sua terra natale - il Pontefice arriverà a Berlino il 22 settembre per la sua prima visita di Stato ufficiale. I momenti salienti del viaggio saranno un discorso al Bundestag e una messa nello Stadio olimpico. Inoltre, recandosi in visita a Erfurt, capitale della Turingia, varcherà i confini della ex Repubblica Democratica Tedesca (DDR). Infine terrà una veglia di preghiera con i giovani a Friburgo.
Ma il viaggio apostolico di quattro giorni nella sua patria per il Papa non sarà proprio come giocare in casa. Benedetto XVI si troverà davanti una società sempre più secolarizzata, e una Chiesa la cui spaccatura interna è venuta alla luce proprio nell’imminenza della sua visita.
Berlino è un chiaro esempio di società postmoderna e multiculturale. Ospita la più numerosa comunità musulmana della Germania, ma anche la più grossa comunità omosessuale, alla quale dichiara provocatoriamente di appartenere anche il sindaco in carica Klaus Wowereit (SPD, il partito social-democratico). Il Land di Berlino è governato dal 2001 da una coalizione formata da SPD e dal partito di sinistra, erede della SED comunista, che nella parte orientale della città riceve sempre un’alta percentuale di consensi. E dal momento che immediatamente prima della visita pontificia sarà eletto il nuovo Senato di Berlino, le strade non sono invase dai manifesti del Papa, ma da quelli elettorali.
Quando ancora molte comunità erano separate dal muro, Giovanni Paolo II la definì «diocesi più difficile del mondo». Nella ex capitale prussiana i cattolici rappresentano una minoranza, ma il loro numero si aggira comunque attorno ai 314mila. Dopo la caduta del muro, con il trasferimento del Governo, dalla Renania giunsero molti cattolici, con vari ordini religiosi e comunità, perché Berlino rappresentava per loro un luogo privilegiato della nuova evangelizzazione. Anche Cl è presente qui da circa dieci anni con una piccola comunità.

Le tappe del viaggio
A pochi mesi dalla morte inaspettata dell’Arcivescovo di Berlino, il cardinale Georg Sterzinsky, sarà il suo successore di recente nomina, l’arcivescovo Rainer-Maria Woelki, ad accogliere il Papa davanti 70mila fedeli nello Stadio olimpico.
Inizialmente gli organizzatori pensavano di relegare la messa pontificale nello spiazzo molto più piccolo davanti al castello di Charlottenburg, ma le richieste di biglietti di ingresso e le proteste della gente sono state tali che l’amministrazione diocesana ha deciso di trasferire l’evento nello stadio, dove aveva celebrato la Messa anche Giovanni Paolo II.
Anche l’intervento del Papa in Parlamento è stato oggetto di controversie. I deputati della sinistra e dei Verdi hanno contestato il diritto di parola del Capo della Chiesa. Sono quelli che si schierano nelle crescenti file di laicisti che pretendono di parlare a nome di quel 30 per cento della popolazione tedesca che non si riconosce più in alcuna chiesa o comunità religiosa.
Il Presidente del Bundestag Norbert Lammert (Unione cristiano democratica, CDU) aveva già invitato il Papa nel 2009, nel 20° anniversario della caduta del muro, perché tenesse un discorso programmatico sull’Europa. Oggi, considerata la precaria condizione dell’Unione Europea, il suo discorso dovrebbe avere un peso ancora maggiore. Benedetto XVI incontrerà anche l’ex cancelliere Helmut Kohl, gravemente segnato da un ictus, come gesto di omaggio per i suoi meriti nella costruzione dell’unità europea.
All’insegna della riunificazione ma soprattutto dell’ecumenismo sarà poi la visita a Erfurt. La diocesi fu fondata da san Bonifacio, “apostolo dei Germani”. Tra il 1505 e il 1511 dimorò in quella città anche il riformatore Martin Lutero, ospite del monastero agostiniano dove egli, ancora cattolico, celebrò la sua prima Messa nel 1507. In questo stesso luogo Papa Benedetto incontrerà le autorità della Chiesa evangelica: incontro importante, fortemente voluto dal Papa in persona.
Ratzinger stesso conosce Erfurt dai tempi in cui vi insegnò come “visiting scholar”. Negli anni 60 e 70, quindi ancora ai tempi della DDR, tenne alcuni cicli di lezioni presso il Seminario cattolico centrale della Germania dell’Est.
Alla Messa solenne in piazza del Duomo, con il pittoresco sfondo della cattedrale e della Severikirche, parteciperanno molti fedeli di etnia soraba - tradizionalmente cattolici - come pure i cattolici del circondario di Eichsfeld. Durante la dittatura comunista, i cattolici di questi due territori restarono fedeli al loro credo nonostante le persecuzioni, e costituiscono ancora oggi una tangibile presenza ecclesiale in un ambiente sempre più lontano dalla religione. Per questo motivo anche la Conferenza episcopale, lo scorso anno, ha eretto a Erfurt la sua nuova «base cattolica per la pastorale missionaria».
Nelle ultime due giornate il Pontefice a Friburgo si rivolgerà a tutta la Chiesa locale. La nascita della seconda diocesi per grandezza di tutta la Germania risale infatti solo al 1821, come accorpamento della diocesi di Costanza e di parti di altre. Ma la sua cattedrale gotica, dalla lunga tradizione cristiana, vanta la «torre campanaria più bella di tutta la cristianità», come affermò lo scrittore cattolico Reinhold Schneider. L’Arcivescovo di Friburgo, Robert Zollitsch, è attualmente anche presidente della Conferenza episcopale. La situazione della Chiesa nella Germania sud-occidentale rappresenta in modo esemplare la condizione di maggior parte delle diocesi cattoliche: grazie alla Kirchensteuer (tassa ecclesiale) sono tra le Chiese più ricche del mondo e mantengono numerose strutture, ma al loro interno sono sempre più indebolite.
Con la rapida diminuzione dei fedeli praticanti si registra anche un drastico crollo delle vocazioni sacerdotali. Nel 1960 i sacerdoti attivi nella pastorale parrocchiale erano circa 15.500: oggi sono solo 8.500. Nel 2010 in Germania le nuove ordinazioni sono state solo 150, costringendo così ad accorpare numerose parrocchie.

Gli attacchi alla Chiesa
I cattolici tedeschi negli anni passati attraversarono anche numerose crisi: lo scandalo attorno al vescovo tradizionalista Williamson, che negava l’Olocausto, attirò forti ondate critiche riguardo alla responsabilità storica dei tedeschi. Alla fine la cancelliera federale Angela Merkel (CDU) si sentì addirittura in dovere di chiedere ufficialmente un chiarimento al Papa. Poi uscì uno studio sul maltrattamento dei bambini negli orfanotrofi dopo la guerra, molti dei quali erano gestiti da enti religiosi. E infine sono venuti alla luce, anche nella Repubblica Federale Tedesca, molti casi di abusi di minori da parte di sacerdoti. Si trattava in realtà di casi spesso molto indietro nel tempo, e il loro numero è relativamente ridotto rispetto, per esempio, agli Stati Uniti o all’Irlanda. Tuttavia la Chiesa, a motivo di questi fatti, è stata spesso oggetto di forti attacchi da parte dell’opinione pubblica.
La Chiesa, da parte sua, ha reagito con numerosi provvedimenti, oltre alle liturgie penitenziali, con un inasprimento delle norme e il risarcimento delle vittime. Ma ugualmente si è verificata la grande ondata di allontanamenti dalla Chiesa degli scorsi decenni: nel 2009 sono stati 123.681 i cattolici che hanno abbandonato la Chiesa nelle 27 diocesi; nel 2010 addirittura 181.200.
Il gregge così duramente provato può dunque trovare grande consolazione, conforto e incoraggiamento nella visita del Santo Padre. Ma paradossalmente la visita a Friburgo sarà la parte più difficile per Benedetto XVI: la porzione più organizzata del cattolicesimo laico tedesco, oltre a circa 300 docenti tedeschi di teologia, in pensione ma ancora attivi, si prepara a incontrare il Pontefice non con una gioiosa attesa, ma con decise rivendicazioni. Per fronteggiare la crisi di fiducia dell’opinione pubblica questi pretendono riforme radicali. «Il cattolicesimo tedesco è impelagato in un conflitto interno tra fazioni avverse, giusto alla vigilia della visita del Pontefice in Germania», ha titolato il quotidiano Die Welt. Le posizioni più conservatrici vedono addirittura tendenze scissionistiche dalla Chiesa di Roma.
Per cominciare, in primavera otto noti esponenti politici cattolici della CDU, appartenenti al “Comitato centrale dei cattolici tedeschi”, organismo ufficiale laico, “preoccupati” per la crescente mancanza di vocazioni sacerdotali, hanno auspicato in una lettera aperta l’ammissione al sacerdozio di “vir probati”, sposati. Nemmeno una settimana dopo, 144 docenti di teologia hanno pubblicato un documento che sollecitava una riforma strutturale della Chiesa, che in seguito ha trovato ancora altri sostenitori. Inoltre molte associazioni cattoliche hanno manifestato la propria solidarietà con i firmatari del documento. Accanto all’abolizione dell’obbligo del celibato, essi rivendicavano il sacerdozio per le donne, una maggiore libertà di interpretazione della liturgia, strutture sinodali a tutti i livelli, la partecipazione dei laici nell’ordinazione di sacerdoti e vescovi e il riconoscimento delle coppie omosessuali.
Molte di queste rivendicazioni non sono affatto una novità. In passato erano già state sollevate in documenti analoghi, e si rifanno ultimamente al cosiddetto “Sinodo di Würzburg” dei cattolici tedeschi, svoltosi nel 1975. I critici fanno notare che le rivendicazioni fondamentali sono già state attuate nelle comunità religiose protestanti. Queste ultime, tuttavia, registrano un esodo ancora più rapido dei loro fedeli. Il documento è stato ovviamente respinto da molti vescovi, che denunciavano soprattutto la crescente perdita di una concezione cattolica della Chiesa. Il cardinale di curia Walter Kasper ha denunciato un «ripiegamento su di sé», che trascurava totalmente il problema reale, cioè la «crisi del divino», o in altre parole la crisi del senso religioso. Di fatto il dibattito interno alla Chiesa suscita scarso interesse nell’opinione pubblica. La gente è piuttosto alla ricerca di risposte alle proprie domande esistenziali e si sente sempre più insicura di fronte alla crescente crisi.

Interesse per la fede
In questo contesto generale, la comunità di Comunione e Liberazione in Germania ha diffuso un volantino per invitare gli amici alla visita del Papa. «Di fronte alla difficile situazione delle Chiese, che non può lasciarci indifferenti, non è stato semplice arrivare a un giudizio chiaro», afferma Hubert Kessler, insegnante di religione. E, come dice Martin Groos, responsabile della Fraternità in Germania, «esiste ogni volta il pericolo di scadere in pura apologia o in un atteggiamento difensivo. Ma questo è troppo poco di fronte alla novità del cristianesimo che noi abbiamo incontrato».
Così il volantino è il risultato di una dura lotta, nella quale ha avuto un ruolo decisivo il confronto con l’attuale Scuola di comunità. «Se io parto veramente dalla mia esperienza di un desiderio di compimento, allora il punto di partenza per una risposta può essere solo in qualcosa che rimanda al luogo dove io ho trovato la risposta», continua Groos: «Proprio per questo abbiamo anche ribadito che la soluzione non sta in primo luogo in una analisi intelligente o nelle riforme, ma innanzi tutto nel tenere fisso lo sguardo su quelle persone e nel partecipare a quei luoghi che rendono visibile una novità di vita. Altrimenti tutte le analisi e le proposte di riforma non sono che utopie, che non producono null’altro che frustrazione».
Le diverse comunità giovanili del movimento, soprattutto da Monaco e Colonia, parteciperanno alla veglia di preghiera a Friburgo. Da Colonia arriverà Gianluca Carlin, sacerdote della Fraternità San Carlo, con circa 150 ragazzi della sua scuola. Quando l’incontro con Cristo viene riproposto in una forma autentica, trova anche una risposta positiva: lo dimostra per esempio il numero crescente di nuovi battesimi o di persone che ritornano alla Chiesa. Proprio tra costoro si può percepire quel fascino originario che testimoniavano già i primi cristiani nell’antichità. Anche questo fa parte della realtà che il Papa incontrerà in Germania: un interesse nuovo e genuino per la fede.