Suor Chiara Myriam Polito.

«Attendo l'uomo che Dio ha scelto per me»

È l'abbadessa di un monastero in Svizzera. Suor Chiara Myriam spiega cosa significa vivere aspettando il nuovo Papa. La preghiera? «Un esercizio del desiderio». La scelta di Benedetto XVI? «Un modo diverso di farci compagnia»
Luca Fiore

«Sarà sudamericano», «No, filippino». In attesa di un nuovo Papa sono discorsi inevitabili. I giornalisti vogliono sapere e i cardinali, qualche volta, hanno voglia di parlare. Eppure la Chiesa chiede di vivere questo tempo d’attesa in silenzio e preghiera. Lo ha chiesto anche il Papa uscente che per primo si è sottratto allo sguardo del mondo offrendo il suo silenzio per il bene della Chiesa. Ma che cosa vuol dire davvero attendere? Di cosa si riempie questo tempo che sembra dominato da un’assenza?
Lontano dalle luci della Sede vacante c’è Cademario. Un piccolo comune di 700 anime sulle colline sopra il lago di Lugano. Qui si trovano dal 1992 le clarisse del Monastero di San Francesco e Santa Chiara. Nel 2006, grazie a nuove vocazioni e alla richiesta della Diocesi, è stato eretto come fondazione autonoma. Era dall’800 che non nasceva un nuovo monastero in territorio svizzero. In questo periodo sono in corso i lavori di ampliamento del monastero per accogliere l’arrivo di nuove monache. La comunità oggi è formata da otto sorelle e l'abbadessa si chiama suor Chiara Myriam Polito. A lei abbiamo chiesto come vive l’attesa del nuovo Papa.

Benedetto XVI ha chiesto di pregare per i cardinali e il suo successore. Che cosa significa pregare in un momento così importante per la Chiesa?
Questa domanda ne richiama altre: che cos’è davvero la preghiera? A cosa serve? Perché domandare e gridare a Dio se Lui sa già tutto? Nella Spe Salvi il Papa ha scritto che la preghiera è un esercizio del desiderio. Noi desideriamo cose grandi, ma il nostro cuore è piccolo e deve essere allargato. Lui diceva: «Il desiderio allarga l’animo e lo dilata e lo rende capace di Dio e degli uomini». La preghiera ci serve a dilatare il nostro cuore, a purificarlo.

Perché purificarlo?
Sempre nella Spe Salvi è citata l’immagine di Sant’Agostino: il cuore dell’uomo è come un vaso che bisogna riempire di miele, dove il miele è la tenerezza e la bontà di Dio. Ma se questo vaso è pieno di aceto, come può contenere altro? Nessuno è puro davanti a Dio e Cristo è venuto per purificare i nostri peccati. Questo significa che c’è sempre un lavoro da fare su noi stessi. Occorre imparare a controllare la nostra istintività, che a volte ci porta a fare passi e a dire cose di cui poi ci pentiamo, oltre a fare male a noi e agli altri. La preghiera aiuta a purificare i desideri e le speranza dell’uomo. Il Papa continuava in quel testo dicendo: «L’uomo deve imparare che cosa possa veramente chiedere a Dio».

Perché è utile purificare il nostro desiderio proprio ora?
Perché come cristiani dovremmo entrare in sintonia con ciò che il Signore vuole. Qual è il vero bene per la mia comunità, ad esempio? Non tanto quello che penso io, Myriam, ma è quello che pensa e vuole il Signore. Per cui il mio desiderio è quello di capirlo di più. Può essere che il bene sia ciò che desidera Myriam, ma questo deve sintetizzarsi dentro l’amore che Dio ha per noi. È una dinamica analoga a quello che avviene nei rapporti di amicizia o di amore umano. Se uno ama l’altro, in qualche modo, si adegua all’altro: cerca di capire i suoi desideri e li fa propri. Se dobbiamo chiedere al Signore che ci mandi un Papa che guiderà la Chiesa e guiderà il mondo, dobbiamo entrare nella volontà del Padre, capire che cosa Lui desidera. La purificazione è questo, è un allargamento dell’orizzonte. Perché, come dice il salmo, «i miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non sono le vostre vie». Non che Lui annulli i nostri pensieri, schiacci i nostri sentieri: ma li sovrasta. È più grande. La purificazione è questo dilatare il cuore, perché l’uomo tende sempre a restringere i suoi orizzonti. Per paura, per egoismo, per tanti motivi. È come allenare il cuore. L’uomo deve trovarsi da solo di fronte al Mistero. E cercare di dialogare con questo Mistero. Il Papa dice che la preghiera è il mio io di fronte a Dio. C’è una preghiera personale, che è necessaria, e c’è una preghiera della Chiesa. Ma il Papa dice che la preghiera è: «Un confronto del mio io con Dio, con il Dio vivente».

Come cambia il vostro modo di pregare in questi giorni?
Appena abbiamo saputo la notizia delle dimissioni del Papa non ci volevamo credere. La notizia ce l’ha data il capocantiere che sta lavorando al nostro nuovo monastero e non ci fidavamo. Poi, quando abbiamo capito cosa era successo, abbiamo annullato un incontro in programma e abbiamo fatto l’adorazione eucaristica. Volevamo stare di fronte al Signore per chiederGli: aiutaci, illuminaci, che cosa vuoi dirci? Ora tutte le mattine, in quella che la liturgia chiama “offerta del giorno”, preghiamo per i cardinali elettori e il futuro Papa. Poi nella giornata è come se avessimo più presente l’oggetto della nostra preghiera, del nostro sacrificio, della nostra offerta. Nel dire: Signore faccio fatica, ma te la offro perché possa illuminare e allargare il cuore dei cardinali.

È come se Benedetto XVI avesse proposto alla Chiesa un nuovo inizio.
Ha aperto una strada molto grande. È come se dopo questi anni di Pontificato in cui ci ha preso per mano e ci ha introdotto di nuovo al credere, come un pedagogo, come un papà, oggi ci costringesse a non rimanere a un livello intellettuale. Il suo gesto ci ha spaventato: il primo istinto è stato pensare «siamo soli», «siamo orfani», «adesso ci lascia». Invece è come se lui avesse detto «è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado non verrà a voi il Consolatore», come ha detto Gesù ai discepoli. Ci ha subito indicato Gesù, ci ha fatto vedere che Gesù è presente come lui. Ha reso ancor più concreti questi otto anni di insegnamento: è stato un dolore che ci ha risvegliato.

Quando Benedetto XVI ha parlato dell’esperienza dei benedettini, nel discordo al Collège des Bernardins, ha detto che non volevano cambiare il mondo, ma volevano quaerere Deum, cercare Dio. E il cambiamento del mondo è stato conseguenza di questo desiderio di Dio. Voi vedete il cambiamento prodotto attorno a voi dal vostro desiderio di Dio?
Non lo so. Un frutto per me è questa nuova casa che il Signore sta costruendo. Era impensabile. Era impossibile senza le persone che ci sono attorno a noi. Gente che sta cercando Dio. Il fatto che siamo venute a Cademario è stata per tante persone l’occasione di incontrare una comunità che cerca Dio, come lo cercano loro.

Che cosa significa per te attendere un nuovo Papa?
È attendere con fiducia l’uomo che Dio ha scelto per me. Per noi. È attendere, voler seguire colui che Dio ha scelto e voluto e anche permesso al di là dei nostro ragionamenti e di tutte le nostre analisi. Quando si elegge un Papa, una badessa, un superiore, è lo Spirito Santo che agisce. Dobbiamo aprirci a un altro giudizio, dobbiamo aprire il nostro giudizio umano al grande giudizio di Dio. Abbiamo atteso Giovanni Paolo II, che è stato qualcosa di imprevedibile. Abbiamo atteso Benedetto XVI. Sicuramente il Signore continuerà questa storia. Altrimenti non l’avrebbe incominciata. L’attesa è attesa di ciò che ha in mente Dio e che noi non possiamo fare.

È conveniente?
Certo che è conveniente. Noi cerchiamo di fare le nostre cose, ma poi ci rendiamo conto che è tutto un arrabattarsi che alla fine non ci lascia in mano nulla. Invece se uno comincia a sperimentare cosa significa abbandonarsi a Dio e seguire quello che Lui ha in mente, vede i frutti. Dio sa meglio di me ciò che è meglio per me. E cosa è meglio per la Chiesa e per il mondo.

La tentazione è quella di perdersi in analisi e “toto-papa”, che cosa aiuta a stare sul piano di un’attesa autentica?
Mendicare il perdono di Dio, chiedendo il Suo sguardo puro e limpido. Il cardinale Bertone, tramite la Nunziatura apostolica, ha mandato a tutti i monasteri di clausura una lettera dove scrive: «...il prossimo Conclave potrà così poggiare in modo speciale sulla limpida purezza della vostra preghiera e della vostra lode». Al di là del soggetto monastico, che è peccatore come tutti gli altri, come è importante questa limpidezza e questa purezza! Ma come si fa ad avere? Secondo me soltanto con la fede. Il dono della fede ci permette di avere un’attesa autentica. Uno sguardo di fede che nasce e si consolida nella certezza dell’amore di Dio. Io quando mi posso fidare che Lui compirà un’opera grande? Se io ho già sperimentato questo amore. È la fede. E la fede è il seguire un altro di cui io mi fido, anche se non ho in mano da subito tutte le carte. Anche don Carrón a volte ci dice delle cose che noi non capiamo subito. A volte possiamo non essere neanche d’accordo. Ma perché seguiamo? Perché abbiamo visto che vale la pena. Questa attesa autentica è sapere che tutto è nelle mani di Dio. Soltanto Lui illumina e guida i nostri passi e illuminerà e guiderà i cardinali.

Il Papa ha deciso di scomparire, come scomparite voi monache. Cosa significa “scomparire” per il bene della Chiesa?
Ciò che si nasconde non significa che non c’è. Siamo nascoste ma ci siamo proprio! E viviamo profondamente. Una volta don Giussani ha paragonato la vita in clausura con le radici di un albero dentro la terra: non si vedono eppure ci sono e sono decisive per la vita della pianta. Più le radici sono profonde e nascoste tanto più alimentano e permettono all’albero di dare frutto. L’albero si vede ma le radici no. Quante volte Benedetto XVI ci ha detto che non soltanto ciò che si può vedere è vero. Questo scomparire è un andare al cuore dell’umanità, della Chiesa. È stato molto forte sentire il Papa dire in questi ultimi giorni: «Io non vi abbandono, io vi ricorderò e vi starò sempre vicino». L’umanità ha dimenticato questo altro modo di fare compagnia. Quanta gente malata o sofferente c’è e nessuno vede. Ma queste persone sostengono con la loro offerta a Cristo il resto della Chiesa. È proprio un capovolgimento.

Come seguirete il Conclave?
Leggiamo i giornali. Ma le fumate le guarderemo tramite internet, è un evento troppo grande, non possiamo perdercelo.

La prima cosa che farete quando sarà eletto il nuovo Papa?
Penso che brinderemo. E poi pregheremo.