Papa Francesco durante la messa con i Cardinali.

«La nostra vita è un cammino nella Sua presenza»

Prima celebrazione da Papa per Jorge Mario Bergoglio. Nella Cappella Sistina, davanti ai 114 porporati che lo hanno eletto, Francesco ha parlato a braccio
Luca Fiore

Camminare, edificare, confessare il Signore. Ecco le tre parole della prima omelia di papa Francesco. Parole pronunciate a braccio e in italiano (invece che in latino) durante la Missa Pro Ecclesia celebrata nella Cappella Sistina meno di ventiquattr'ore dopo la sua elezione avvenuta proprio lì, sotto gli occhi del Cristo giudicante di Michelangelo.

Papa Bergoglio ha spiegato le letture della Messa come farebbe un parroco, un parroco dalle parole semplici e la fede profonda: il brano del profeta Isaia, «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore»; la lettera di san Pietro apostolo, «Quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale»; e il Vangelo di Matteo: «Tu sei Cristo, il figlio del Dio vivente».

Poco prima, 114 cardinali elettori sono entrati in processione, come avevano fatto martedì pomeriggio. Questa volta dietro di loro, però, c’è l’uomo che lo Spirito Santo ha scelto attraverso il loro voto. Francesco prima avanza lento. Impugna il pastorale usato da Benedetto XVI. Al dito ha un anello umile come la croce con cui ieri si è affacciato su piazza San Pietro. Umiltà, riservatezza, ma anche una punta di umorismo. Padre Federico Lombardi ha raccontato della battuta da Bergoglio ai cardinali riuniti a cena ieri sera: «Dio vi perdoni per quello che avete fatto…».

Il Papa è visibilmente più rilassato di ieri sera. Le parole scorrono accompagnate da una gestualità generosa e tutta latina: «In queste tre letture c’è qualcosa di comune. È il movimento», ha esordito il Papa: «Nella prima lettura il movimento è nel cammino, nella seconda è l’edificazione, nella terza la confessione. Camminare, edificare, confessare». Il cammino, parola pronunciata anche la sera dell’elezione: «“Camminiamo nella luce del Signore”. Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo. “Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile”. La nostra vita è un cammino. E quando ci fermiamo, qualcosa non va. Camminare sempre, in presenza, alla luce del Signore, con l’irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo».

Ha poi proseguito: «Edificare. Edificare la Chiesa, si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore». E poi il terzo punto, quello decisivo: «Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ong filantropica, ma non la Chiesa, sposa del Signore». La mente va alle immagini del cardinale di Buenos Aires che lava i piedi ai bambini malati di Aids. Non è filantropia. Il Papa gesuita, erede dei gesuiti delle reducciones sudamericane, toglie qualsiasi dubbio: la carità, la cura dei poveri e dei sofferenti è il suo modo di affermare la signoria di Cristo su tutte le cose.

«Quando non si cammina, ci si ferma», ha proseguito: «Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia: tutto viene giù, è senza consistenza». Dopo la citazione di ieri di Sant’Ignazio d’Antiochia, la seconda personalità che papa Bergoglio cita è un poeta francese, bohémien convertito all’inizio del Novecento, Leon Bloy: «Se non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio».

I cardinali ascoltano in silenzio. Qualcuno guarda la parte destra dell’affresco di Michelangelo, dove sono dipinti demoni e dannati. Ma le parole più decise devono ancora venire: «Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare delle volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro».

I passi indietro sono per tutti, dice il Papa. E il primo a non capire fu proprio San Pietro, il primo Vescovo di Roma: «Lo stesso Pietro, che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: “Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c’entra”. “Ti seguo... senza la Croce”. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce non siamo discepoli del Signore: siamo mondani: siamo vescovi, preti, cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore! Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio - proprio il coraggio - di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria, Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti».

E la conclusione è una nuova invocazione alla Madonna: «Io auguro a tutti noi che la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso. Così sia». Torna alla mente l’immagine vista al mattino dell’uomo vestito di bianco che, come un innamorato, pone un mazzo di fiori ai piedi dell’immagine della Vergine, a Santa Maria Maggiore. E la supplica, perché lo aiuti a portare la sua nuova croce.