Una favela.

Quella spinta verso gli ultimi

Per anni è stato oggetto di discussioni nella Chiesa. Oggi papa Francesco sembra guardare alla Teologia della Liberazione con occhio nuovo. Perché? Padre Piero Gheddo, del Pime, ne parla con alcuni missionari in Amazzonia
Piero Gheddo

Pranzo con monsignor Mario Pasqualotto, in Amazzonia dal 1967 e vescovo ausiliare di Manaus. Gli dico che, come missionario giornalista, mi sono fatto un’idea negativa della Teologia della Liberazione e l’ho combattuta in articoli, conferenze e libri. Adesso Papa Francesco mi spiazza perché con parole e gesti sembra rivalutarla. Gli chiedo cosa ne pensa: «Il Papa fa bene», dice Pasqualotto: «Perché anche noi abbiamo condannato gli estremismi ideologici e politicizzati, ma il movimento di popolo suscitato da questa TL in Brasile e in Amazzonia è stato molto positivo, ha spinto la Chiesa e il popolo ad andare di più verso gli ultimi. Quando Papa Francesco parla di una Chiesa povera per i poveri, in Italia pensate ai vostri poveri, lui pensa ai poveri autentici che non hanno cibo, non hanno assistenza sanitaria, non hanno scuola e che in America Latina sono ancora non la maggioranza, ma poco ci manca. E questo, specialmente nel continente cattolico, è una situazione insostenibile, assurda. La politica e l’economia, la Chiesa e i popoli sviluppati, fra i quali noi italiani e noi credenti in Cristo, dobbiamo cambiare radicalmente il nostro sistema di vita andando verso l’austerità e fare a meno del superfluo, non solo per aiutare i poveri del mondo intero, ma per tornare al Vangelo e superare tutte le nostre crisi».

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