I relatori del dialogo pubblico.

«Come posso innamorarmi di Cristo?»

Chi è papa Francesco? Da dove nasce la sua capacità di ridestare i cuori? A Santa Fe le testimonianze di chi lo ha conosciuto bene. Un dialogo pubblico che è stato innanzitutto un incontro. Per «riprendere la strada con l'orizzonte allargato»
Walter Albornoz e Ana Hillar

Lo scorso 13 marzo il Signore ci ha sorpreso in modo inaspettato. Ci ha colto un profondo silenzio. Era stato scelto un Papa argentino. Forse in altre latitudini questo è irrilevante, ma per noi... Un Papa argentino, un uomo del nostro popolo. È stato un imprevisto, senza precedenti nella storia della Chiesa.

Con un gruppo di Cl di Santa Fe volevamo organizzare un gesto in occasione dell’Anno della Fede, ma l’imponenza dell’elezione di Francesco ci ha costretto a centrare il nostro sguardo su questo fatto. Chi è Francesco? Da dove nasce la sua capacità di ridestare i cuori? Per trovare risposta a queste domande abbiamo deciso di invitare alcuni amici dell’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio ad un dialogo pubblico.

Abbiamo invitato Juan Isasmendi, uno dei “curas villeros”, e Marcelo Figueroa, evangelico, presentatore tv. Juan Isasmendi lavora con padre Pepe Di Paola nella baraccopoli di Barracas. È un giovane prete, di 32 anni, ordinato da Bergoglio. Aveva fatto un’intervista al cardinale, l’ultima prima che venisse eletto Papa, nella radio della baraccopoli, tra un mate e l’altro. Marcelo Figueroa, di confessione evangelica, aveva conosciuto il cardinale in occasione di alcuni incontri ecumenici. Quando è rimasto senza lavoro il Cardinale lo ha assunto nella tv dell’arcivescovado di Buenos Aires, come conduttore del programma televisivo Bibbia, dialogo attuale, dove insieme a Bergoglio era presente il rabbino Abraham Skorka. Comunicare con queste persone è stato iniziare a toccare con mano l’imperativo di Francesco: «Uscire!». Quello che lui faceva già nelle villas, verso i più poveri dei poveri, verso altre religioni, in dialogo con loro... Così Francesco è diventato uno che ci prendeva per mano facendoci uscire dal nascondiglio.

È stato tanto importante organizzare l’incontro quanto diffonderlo. Ma come fare perché tutti ne venissero a conoscenza? Un pubblicitario ci ha consigliato di andare in radio, in televisione e sui giornali. Abbiamo registrato un audio per la radio, abbiamo scritto alla stampa, abbiamo fatto il progetto grafico, l’abbiamo diffuso su facebook... Da quel momento ciò che ha segnato questi ultimi mesi è stato andare incontro a tutti. Dal meccanico d’auto, al negoziante che ha confezionato le magliette per il servizio d’ordine. Dai professori di scuola, fino agli ex allievi di Bergoglio. Perché Bergoglio è stato professore a Santa Fe, negli anni ’64 e ’65, nel collegio dei Gesuiti dell’Immacolata Concezione, dove si è svolto l’incontro. Il direttore, quando siamo andati a chiedere il salone, ci ha detto che metteva tutto a nostra disposizione perché ci tenevano ad aderire all’iniziativa. Ed ha aggiunto: «Sono così contento di quello che state facendo».

Un amico, che distribuiva i volantini nelle parrocchie, entrando in una ha incontrato il prete che gli ha detto: «Comunione e Liberazione. Sono stato sempre interessato, ma non ho mai conosciuto nessuno di Cl». L’ha fatto entrare nel suo ufficio e ha parlato con lui per un’ora, sotto il vetro della sua scrivania aveva il Volantone di Pasqua del 2012.

Non sono mancate le difficoltà. A venti giorni dall’incontro mancavano praticamente tutti i soldi. Un amico ha ottenuto la stampa gratuita di volantini e manifesti. Ma non era sufficiente. A qual punto, abbiamo scritto un’altra lettera chiedendo aiuto. Nel giro di poche ore più persone si sono offerte di aiutarci economicamente coprendo i costi. Alla fine della giornata, durante la messa, la lettura era quella di Pietro, che aveva faticato tutta la notte e non aveva preso nulla, e Gesù gli dice di calare le reti. Lui obbedisce e quando le tira su colme di pesci. Tutta la questione dei soldi era capitata perché potessimo dire: «È il Signore». È stata una grande gioia, «la gioia che solo Lui può dare». Pochi giorni dopo, è capitata ancora un fatto analogo. Avevamo trovato soltanto due mezzi di comunicazione: una emittente radio e un canale tv. Quando sono venuti per la registrazione televisiva, il giornalista ci ha detto: «Mi piace tanto quello che state facendo, voglio aiutarvi a diffonderlo». Ci ha consegnato due pagine piene di nomi e telefoni di giornalisti. Per quindici giorni, abbiamo inviato comunicati a radio, televisioni e giornali. Sono stati giorni molto entusiasmanti. Stavamo facendo “confusione” come aveva chiesto Francesco!

Abbiamo capito che i pesci si esauriscono, il Signore no. Lui dura per sempre. Alcuni mesi fa un’amica aveva posto questa domanda durante la Scuola di comunità: «Come posso innamorarmi di Cristo?». L’abbiamo invitata a partecipare all’organizzazione dell’incontro. Lei si è coinvolta totalmente. Poi, nel cammino, ci ha detto: «La presenza del Papa mi perturba perché è un uomo innamorato. Questo mi provoca». Dopo tanti giorni di incontri, di condivisione, oggi la nostra amica ha la faccia di una che è innamorata, e una gioia che contagia chi le sta attorno.
Finalmente è arrivato il giorno dell’evento. Don Julián de la Morena è stato con noi dal giorno prima, visitando le nostre comunità, condividendo e coinvolgendosi nei dettagli organizzativi.

Ho soltanto una parola per definire quello che è accaduto: un incontro. Juan e Marcelo hanno dimostrato una disponibilità incredibile. Ci siamo trattati in ogni momento come se ci conoscessimo da sempre. Abbiamo trovato due persone che hanno aperto il loro cuore per comunicarci quello che avevano ricevuto da Papa Francesco. Marcelo Figueroa ha iniziato dicendo quello che è il dialogo e l’incontro personale per Bergoglio: «La caratteristica essenziale della sua proposta dialogica è il silenzio. Così come le note musicali, se non esistessero i silenzi, non ci sarebbe lo spartito. Il silenzio e l’ascolto sono essenziali. È una sua caratteristica: ascoltare con empatia l’altro che sta parlando, facendolo sentire il più importante. Impara da ciò che l’altro gli dice. Non sono mai stato in udienza da lui, con lui ho avuto sempre incontri».

Poi, padre Juan ha detto che Bergoglio è «inafferrabile e indefinibile». E ha aggiunto: «Quello che più mi ha insegnato Francesco come sacerdote è essere padre. Lui è un gran padre. Mi ha insegnato a voler bene alla gente e a prendermi cura di loro. E in particolare il più povero, il più debole, quello che è più solo. Mi ha insegnato ad avere un cuore di pastore. Come uomo mi ha insegnato ad essere più umile, amico delle mie debolezze e delle mie miserie. Strada che mi ha portato ad essere più misericordioso. Come cristiano, cosa che lui aveva, mi ha accompagnato ad avere una forte amicizia con Gesù. L’amicizia con Gesù è il centro del cuore della vita di un prete». Alla fine dell’incontro avevamo la certezza che con loro è iniziata una amicizia. E noi abbiamo ripreso la strada con l’orizzonte allargato.