L'incontro "Religioni, libertà, potere"<br> nell'Aula Magna dell'Università Cattolica.

«La fede è una forza per costruire la pace»

Hanno partecipato al convegno “Religioni, libertà, potere” il cardinale Angelo Scola e il cardinale Jean-Louis Tauran. A tema, la libertà religiosa nei nostri tempi. Con un dato impressionante: «Sono più di 300 milioni i cristiani perseguitati»
Giovanni Ferrari

«Le nostre società sono plurali e, all’affermarsi di tale pluralità, concorre la pluralità di religioni». Con queste parole il cardinale Angelo Scola ha iniziato, mercoledì 16 ottobre, il suo intervento ad uno degli incontri previsti dal convegno filosofico-teologico organizzato a Milano dal Comitato diocesano per la celebrazione dell’Anno Costantiniano. A questa conferenza, dal titolo “La libertà religiosa oggi”, ha partecipato, nell'Aula Magna dell’Università Cattolica, anche il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

Proprio a partire dal titolo del convegno, “Religioni, libertà, potere”, l’arcivescovo di Milano ha voluto approfondire i punti essenziali che possono aiutarci per comprendere la condizione attuale. «Il termine “religione” è al plurale», inizia, «e si tratta della constatazione di una delle caratteristiche più evidenti delle nostre società post-moderne». Infatti, ognuno di noi ha potuto vedere con i propri occhi questo fenomeno che, «da quantitativo, diventa qualitativo». “Libertà e potere” sono gli altri due termini "presi in prestito" per il titolo del convegno: «Con essi si esprime che le religioni coinvolgono sia l’accezione personale dell’uomo che quella pubblica». Due ambiti, questi, che se considerati distaccati (o, addirittura, opposti) possono portare ad una compenetrazione pericolosa: «Lo sviluppo della libertà di coscienza (ossia la distinzione tra la sfera religiosa e quella politica) è stato pagato nei fatti al prezzo della messa in ombra, nella sfera pubblica e nella società civile, delle religioni».

Come ha ricordato l’Arcivescovo, facendo riferimento ad alcuni importanti eventi storici, si è arrivati a due risultati principali: «Si è caduti nell’uso politico della religione (ad esempio, religione intesa come fattore di utilità sociale) e si è arrivati a ridurre la religione a fattore privato (e quindi, privo di ogni liceità pubblica)». Una volta che ci rendiamo conto della portata di questo grave attacco alla libertà religiosa («che non avviene solo nei Paesi in cui sono in atto conflitti molto forti, ma anche qui in Europa»), da dove trovare le forze per una maggiore presa di coscienza dell’importanza delle religioni nella nostra società? Il cardinale Angelo Scola non ha dubbi: «Il riconoscimento della rilevanza pubblica delle religioni diventa la strada imprescindibile per avere un futuro di pace nella nostra società». Il tutto dimostrando, con i fatti, che «la sequela di Cristo esalta l’umano».

Continua su questa scia il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Jean-Louis Tauran, che cita fin da subito un dato molto forte: «Oggi sono più di 300 milioni i cristiani oggetto di persecuzione o discriminazione». Nei nostri giorni, spiega, «la persecuzione non è per forza cruenta, ma è subdola»; la libertà religiosa è un diritto civile proprio perché «è un diritto naturale, legato alla persona». «Ogni culto che non leda il bene comune (come accade talvolta con il proselitismo violento) ha il diritto di esistere», continua Tauran, anche in un luogo nel quale non è condiviso dalla maggioranza della popolazione.

È per questo che la persecuzione diventa subdola: «La religione è considerata un problema e quindi si cerca di relegarla nel privato». Ma allora, cosa è necessario perché venga riconosciuto questo diritto (che i governanti non devono impegnarsi a concedere, dato che «è anteriore allo Stato stesso»)? «È necessario un dialogo serio», spiega il cardinale Jean-Louis Tauran. In effetti, «la fede è una forza per costruire la pace» e l’insieme dei credenti costituisce un vero e proprio «capitale per la costruzione di un mondo pacificato e pacifico». Un valore aggiunto e, soprattutto, necessario.