La copertina del libro.

Una biografia «fedele all'uomo che conosco»

«Non è un libro agiografico» quello di Elisabetta Piqué, vaticanista argentina, su papa Francesco. Ma d'inchiesta. Dalla fede popolare della nonna alla Compagnia di Gesù. Cronaca dell'incontro di presentazione a Roma del 14 gennaio
Anna Minghetti

Sono passati dieci mesi da quando si è affacciato dalla loggia di San Pietro con quel «buonasera» inaspettato, eppure ancora non smettiamo di scoprire chi sia Jorge Mario Bergoglio. Francesco, vita e rivoluzione di Elisabetta Piqué, vaticanista del quotidiano argentino La Nación, è un ulteriore tassello di questo mosaico. O meglio, un insieme di tanti tasselli, così come tante sono le testimonianze raccolte dalla giornalista. A presentare il libro il 14 gennaio a Roma presso la sede dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, sono stati il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster, il rabbino Abraham Skorka, rettore del Seminario rabbinico latinoamericano di Buenos Aires e padre Humberto Miguel Yánez, gesuita allievo di Bergoglio e attualmente professore all’Università Gregoriana. «Non è un libro agiografico», il vaticanista spagnolo Antonio Pelayo ha commentato introducendo, ma «un’inchiesta molto approfondita». Un’opera che permette di conoscere meglio una parte meno nota della vita dell’attuale Pontefice, «quella del suo periodo argentino su cui ora possiamo avere delle luci che sono veramente definitive».

«Quali sono state le persone, istituzioni e sfide che hanno contribuito alla formazione del Papa?». La risposta a questa domanda è uno dei meriti che il cardinal Murphy-O'Connor riconosce alla biografia, che mostra come ogni aspetto della vita di Bergoglio, dalla fede popolare trasmessagli dalla nonna alle responsabilità all’interno della Compagnia di Gesù e della Chiesa, abbiano plasmato la personalità dell’uomo che ora siede sulla Cattedra di Pietro. Il Cardinale ha ricordato le tante citazioni che nel libro ci raccontano il Papa, come uomo di Dio e di governo, ma soprattutto il suo guardare «tutte le persone nella luce della realtà di persone amate da Dio».

Un’altra scoperta interessante è stata quella della stretta amicizia che lega papa Francesco e il rabbino Skorka. L’allora Arcivescovo di Buenos Aires aveva voluto fortemente che a questi venisse conferito il dottorato honoris causa presso la Pontificia Università della sua città, di cui era Gran Cancelliere. Così per la prima volta il titolo veniva dato a un ebreo. Abituati a vedersi di frequente quando era solo il cardinal Bergoglio, Skorka si era chiesto come sarebbe potuta evolvere la loro amicizia una volta che questi era divenuto papa Francesco. La sera prima dell’intronizzazione del nuovo Pontefice, però, riceve una telefonata: «Sono Bergoglio, mi hanno preso a Roma e non mi lasciano più tornare» scherza. Nei suoi viaggi a Roma il Rabbino è andato a trovarlo a Santa Marta con la stessa naturalezza con cui si va a far visita ad un vecchio amico. «Eppure questo libro mi ha fatto conoscere degli aspetti di lui che non conoscevo. È un libro molto serio e molto documentato».

La sorpresa nello scoprire episodi sconosciuti della vita di Francesco è condivisa anche da chi ha avuto modo di stare a stretto contatto con lui quando era il padre provinciale del suo ordine. «Bergoglio è un uomo molto riservato» ha detto Padre Yánez, «tante cose che aveva fatto e che in questo libro emergono attraverso le testimonianze non si sapevano». Ha poi aggiunto che il ritratto che emerge è «fedele all’uomo che conosco» con «tanti dettagli belli che ci mostrano la sua persona». E ci fanno capire meglio alcuni aspetti di lui, come ad esempio «lo sguardo affettivo e tenero sulla realtà» che gli deriva dall’esperienza familiare, e che rende possibile un fatto del tutto inedito, come la compresenza con un Papa emerito. «Abbiamo il nonno in casa» aveva detto Francesco ai giornalisti di ritorno dal Brasile, probabilmente col pensiero rivolto a ciò che questa figura aveva significato nella sua vita.

«Non ho mai pensato che avrei scritto la biografia di un Papa. È stata una sfida impegnativa, ma sentivo di doverlo fare» ha confessato concludendo l’autrice. Ritorna con la mente al 2001, a quell’intervista a un vescovo argentino appena creato cardinale, di cui sapeva soltanto che di solito non rilasciava interviste. «Sono rimasta stupita da un uomo normale, umile, che ad ogni domanda si prendeva il tempo per riflettere prima rispondere». Pochi giorni dopo quell’episodio suona il telefono di Elisabetta Piqué. È il cardinal Bergoglio che vuole ringraziare per l’intervista. Ecco un altro particolare, inconfondibile, del nostro Papa.