Monsignor Pietro Sambi.

Il "cuore del Papa" nel mondo

La presentazione della biografia di monsignor Pietro Sambi è stata l'occasione per conoscere meglio la sua vita. «Nunzio di Dio» dal Burundi all’Indonesia, passando per Israele, fino all'America. Una vita di rapporti e «il suo segreto: la fede»
Anna Minghetti

Chi era monsignor Pietro Sambi? Un inizio di risposta è stato dato alla presentazione della sua biografia, scritta dal giornalista Valerio Lessi, il 16 gennaio a Roma presso la sede di Radio Vaticana. L'inizio, perché sul «nunzio di Dio», come si legge nel libro, c'è ancora tanto da dire e da scrivere. Quello che traspare, a poco più di due anni dalla sua scomparsa, è il profondo affetto e la stima di una folta platea, tra personalità e gente comune, che ha partecipato a questo momento. Nel saluto iniziale il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha ringraziato gli organizzatori dell'incontro dedicato a un «nunzio e sacerdote che non verrà sicuramente dimenticato», mentre il Segretario di Stato, monsignor Pietro Parolin, ha voluto inviare un messaggio scritto dove ha sottolineato «l'amore a Cristo e alla Chiesa» dell’arcivescovo nato a Sogliano sul Rubicone, nel cuore della Romagna, uomo «sereno, entusiasta e fedele».

Un ritratto confermato anche dalle testimonianze dei due relatori dell'incontro: il decano del Collegio cardinalizio e Segretario di Stato emerito, il cardinale Angelo Sodano, e l'ex senatore Marcello Pera. «Fuoco sono venuto a portare sulla terra», queste parole di Gesù, secondo Sodano, sono quelle che hanno ispirato la vita di Sambi. «Quando lo conobbi venni subito in contatto con questo ardore», ha raccontato. Ardore che è emerso più volte negli incarichi gravosi che gli sono stati affidati, ma di fronte ai quali non si è mai tirato indietro. Dal Burundi all'Indonesia, passando per Israele e Palestina, fino alla sua quarta, e ultima missione, negli Stati Uniti. Pietro Sambi, ha concluso il Cardinale, ha vissuto il suo incarico a pieno: «Essere non tanto gli occhi del Papa, come dicono alcuni, quanto il cuore».

Marcello Pera ha ricordato con commozione la breve ma intensa amicizia, nata nel 2008, con l'allora Nunzio apostolico della Santa Sede negli Stati Uniti d'America. «Era una persona che aveva un carisma che attraeva e interessava». Un uomo con cui si poteva parlare di tutto, di una simpatia e ospitalità innate, tipiche della sua terra d'origine a cui rimarrà legatissimo fino alla fine. Di lui ricorda anche la grande competenza nel lavoro diplomatico e l'acutezza con cui comprendeva la realtà cattolica americana dove si trovava ad operare. «Un uomo di grande fede», ha concluso Pera: «come testimonia il modo in cui ha vissuto la malattia, portando la croce fino in fondo, testimoniando fino in fondo. È stato monsignor Sambi fino in fondo».

I relatori hanno più volte apprezzato la corrispondenza tra il ritratto tracciato da Lessi e la sua persona, che sorprende se si pensa che l’autore non ha mai conosciuto il Nunzio. «Le fonti del libro sono state i racconti di chi gli è stato vicino e le parole di alcune sue interviste», ha detto il giornalista riminese. «Raccogliendo le testimonianze ho subito colto che Sambi ha lasciato il segno ovunque sia stato». Sono inoltre emersi alcuni tratti caratteristici della sua persona: la capacità di rapportarsi con tutti, la fedeltà ai rapporti, l’amore alla missione della Chiesa e la grande intelligenza nel saper guardare dentro alle cose. «Sacerdote per vocazione, storico per formazione e diplomatico per obbedienza»: tutto il lavoro di Lessi conferma quanto fosse calzante la definizione che il Monsignore dava di se stesso.

Il saluto finale è toccato a monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, già vescovo di San Marino e Montefeltro, e tuttora presidente della Fondazione internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa, le due istituzioni che hanno permesso la pubblicazione della biografia. Pietro Sambi era una «presenza che s’imponeva», ha detto Negri prendendo in prestito le parole con cui Manzoni descrive il cardinale Federigo Borromeo. «Ma la vera imponenza è quella che crea rapporti e lui è stato un creatore di rapporti. E in questo il suo segreto era la fede».