Il cardinal Angelo Scola in duomo.

«L'amore di cui abbiamo sete»

Martedì 10 marzo, la seconda Via Crucis guidata dal cardinale Angelo Scola, in Duomo. Tra gli scritti di Rilke e di von Balthasar, l'immagine del bacio di Giuda. E Cristo che, nonostante il tradimento, continua a chiamarlo «amico»
Eleonora Tedaldi

«Gesù che percorre la via dolorosa», questo è il tragitto della Quaresima. Lui che nella sua salita al Calvario «incontra uomini e donne, così come aveva fatto in tutto il resto della sua vita», dalla Samaritana, a Matteo, a Zaccheo. «Ma, a prima vista, in questi incontri le parti si invertono. Non è come le altre volte, non è Lui a donare aiuto, consolazione e beneficio. Questa volta Lui riceve da loro». Ieri, a Milano, durante la seconda Via Crucis guidata dall’Arcivescovo in Duomo, il cardinale Angelo Scola ha illustrato l'incontro di Gesù con la madre, Maria, con Simone di Cirene, con la Veronica. Un appuntamento ormai tradizionale del cammino di Quaresima per la comunità ambrosiana; per un’ora in cattedrale si susseguono canti, preghiere e letture, non solo da brani dell’Antico e Nuovo Testamento, ma anche di autori moderni, tra cui Rainer Maria Rilke e Hans Urs von Balthasar.

L’immagine del bacio di Giuda, che si avventa su Cristo in una lotta corpo a corpo, apre e chiude questo secondo appuntamento. Ma alla meschinità e al tradimento il figlio di Dio risponde con una unica parola, rivolta al discepolo: «Amico».

L’Arcivescovo insiste su questa scena: Cristo che continua a chiamarci, nonostante la noiosa ripetitività del nostro peccato, Cristo che continua ad esserci amico, anche davanti a Giuda. «Ed è proprio questa la cosa più desiderabile per noi: che non ci si debba coprire la faccia davanti al volto sfigurato di Cristo», incalza Scola. «L'uomo dei dolori che ben conosce il patire», come recita il profeta Isaia.

Perché questa attrazione per Cristo, per il crocifisso straziato dalle piaghe della passione? Vengono in aiuto le parole di von Balthasar: «Esiste una sola persona che qui, al di là di tutte le teorie, ha ancora una parola in fondo non verbale ma pregna di vissuto sofferto, questa persona è Gesù Cristo […], e la definitività risiede nel fatto che il sacrificio del Figlio di Dio e della Parola, nell'ultimo abbandono, è anche la più profonda rivelazione di Dio al mondo».
Un gesto d'amore, dunque, come quello della Veronica, a cui è donato il volto di Cristo straziato dalla salita al Calvario. O come quello di Maria, nella tensione a condividere in tutto la sofferenza del Figlio. Come Lui, viene trafitta. Come Lui, soffre. Ma è uno strazio difficile da immaginare. «Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore», è la voce che giunge dal libro delle Lamentazioni. Davanti al dolore cieco si grida, «un grido che ha a che fare con la durezza delle montagne». Proprio nei versi del Rilke poeta si legge tutto lo smarrimento e la fragilità di Maria davanti a questo dolore fastidioso: «Tu sconvolgi all'improvviso la natura».

L'uomo non può sostenere da solo questo dolore, ed è per questo che Cristo ha patito per primo. Citando Benedetto XVI, l’Arcivescovo parla della compassione di Dio per l’uomo: «Dio non è qualcuno di distante o lontano dall'uomo e dalle sue vicissitudini. Al contrario, egli si fece uno di noi per poter com-patire con l'uomo, in modo molto reale, in carne e sangue. Da lì in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in ogni sofferenza la con-solatio, la consolazione dell'amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza». (Spe Salvi, n.39)

Nelle parole del cardinale, il sacrificio di Gesù si concretizza: «Il Crocifisso è definitivo perché nell'ultimo abbandono fa capire l'amore, quello di cui ognuno di noi ha sete. Come ci ricorda il bacio di Giuda. Il nemico strumentalizza la parola amore, ma per Gesù continua a essere amico. Questo ci può salvare dall'opacità del peccato: Lui continua a esserci e chiamarci amico. Signore Gesù, mentre siamo lontani, Tu dai la vita per noi e ogni giorno ti offri. Fa' che possiamo essere sempre più Tuoi, nonostante noi».