L'enciclica nell'edizione <br>del Centro Ambrosiano.

«L'uomo è pienamente se stesso se è in relazione»

Un'ecologia integrale, contro «un riduzionismo individualista e un relativismo pratico incapace di uno sguardo integrale sulla realtà». La prefazione dell'Arcivescovo di Milano alla "Laudato si'" di Francesco pubblicata dal Centro Ambrosiano
Angelo Scola

Può sembrare paradossale ma, per parlare dell’ecologia, il Papa, con questa enciclica, ci chiama alla conversione: vale a dire a riconoscere chi siamo veramente per capire in modo adeguato le circostanze storiche in cui la Provvidenza ci pone ed aprire una strada alla nostra personale libertà e al bene della vita in comune. Non cogliere la chiamata alla conversione presente nell’enciclica ne precluderà inesorabilmente la recezione.
Qual è dunque questa verità di noi stessi che siamo chiamati a riconoscere per poter prenderci veramente cura della casa comune? L’uomo è pienamente se stesso solo se è in relazione: con se stesso, con gli altri, con tutto il creato e con Dio.
Sulla scia di quanto proposto dai suoi predecessori - non a caso Francesco inizia riprendendo gli insegnamenti di san Giovanni XXIII, del beato Paolo VI, di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI (i riferimenti a questi ultimi due Pontefici sono molto numerosi lungo tutto il testo) - il Papa ha voluto offrirci un atto di magistero sociale (n. 15), espressione della saggezza della fede cristiana, in merito a quella che, con insistenza, definisce ecologia integrale. Un insegnamento, il Suo, che non si rivolge solo ai cristiani, ma «a tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare» (n. 13).
Conversione ad un’ecologia integrale: così potremmo sinteticamente esprimere l’insegnamento pontificio dell’enciclica Laudato si’. (...)

Una critica necessaria

Qual è la radice umana della crisi ecologica (nn. 100-136)? Il terzo capitolo dell’enciclica entra con decisione in quella che possiamo chiamare “la posta in gioco antropologica” del nostro tempo. Si tratta di superare il paradigma tecnocratico, oggi dominante sia in politica, sia in economia. Non si tratta, ovviamente, di una critica al progresso tecnologico: «Il problema fondamentale è un altro, ancora più profondo: il modo in cui di fatto l’umanità ha assunto la tecnologia e il suo sviluppo insieme ad un paradigma omogeneo e unidimensionale» (n. 106). Un paradigma non integrale, appunto.
O, in altre parole, un paradigma che tende a ridurre tutto ciò che non sia l’io individuale a oggetto sottomesso al proprio dominio. In questo modo dilaga un riduzionismo individualista e un relativismo pratico, incapace di uno sguardo integrale sulla realtà, che porta a «perdere il senso della totalità, delle relazioni che esistono tra le cose, dell’orizzonte ampio, senso che diventa irrilevante» (n. 110). Per questo Papa Francesco, in chiara continuità con l’insistenza di Benedetto XVI sulla necessità di allargare la ragione, invita ad «allargare nuovamente lo sguardo» (n. 112).
Il carattere essenziale delle relazioni e il primato del lavoro sono due fattori fondamentali per favorire il ridimensionamento del paradigma tecnocratico in chiave di ecologia integrale. (...)

La necessità dell’educazione

Educazione e spiritualità ecologica (nn. 202-246) è il titolo dell’ultimo capitolo. Da buon pedagogo il Papa è ben consapevole, in primo luogo, del fatto che «non esistono sistemi che annullino completamente l’apertura al bene, alla verità e alla bellezza, né la capacità di reagire, che Dio continua a incoraggiare dal profondo dei nostri cuori» (n. 205). Inoltre Egli sa che «l’esistenza di leggi e norme non è sufficiente a lungo termine per limitare i cattivi comportamenti» (n. 211).
Infatti, parlare di conversione ad un’ecologia integrale mette in campo la libertà e la responsabilità di ciascuno (ambito personale) e di tutti insieme (ambito comunitario e sociale).
La conversione ad un’ecologia integrale «infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità» richiede, pertanto, un cambiamento negli stili di vita (n. 208). Richiede, inoltre, che gli ambiti educativi fondamentali – famiglia e comunità cristiana in primis – favoriscano nuove abitudini e solide virtù, improntate sulla gratuità e la gratitudine, l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, la creatività responsabile, la sobrietà e l’umiltà (nn. 220-224).
A tutto questo noi cristiani siamo educati dalla vita quotidiana della Chiesa ritmata dalle celebrazioni sacramentali e, in modo del tutto particolare, dall’Eucaristia domenicale (nn. 233-237).

Tutto è collegato

L’insegnamento di Papa Francesco in questa seconda enciclica – che costituisce uno strumento prezioso anche per riflettere sui temi impegnativi di Expo 2015 – illumina la necessità, per l’annuncio del Vangelo nel nostro tempo, di mostrare tutte le implicazioni antropologiche, sociali e cosmologiche dei misteri cristiani. (…) Tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità» (n. 240).

(dalla “Prefazione” all’edizione della Laudato si’ curata dall’editrice Centro Ambrosiano, 160 pagine, 2.40 euro).