Il plastico in alluminio della Sindone.

Un Amore da toccare con mano

I cancelli del Duomo stanno per chiudere. Maria ha finito il turno come volontaria. Ma all'Ostensione della Sindone arriva Beatrice. Ha sei anni, è cieca e vuole vedere Gesù
Francesca Capitelli

L’orologio del campanile segna le sette e un quarto, i varchi all’ingresso stanno per chiudere. Gli ultimi pellegrini passano attraverso il metal detector, e si incamminano in silenzio verso il Duomo, dove è esposta la Sindone. Mentre mette a posto le ultime cose, Maria spera che il suo turno nel settore disabili sia finito per quella sera. Un volontario passa spingendo una carrozzina: «Accompagno questo signore. Non dovrebbe arrivare più nessuno».

Maria sistema la stanza del plastico. Poi una voce la blocca: «Buonasera». Da dietro la tenda della sala video spunta una famiglia. Sono in sei. La mamma tiene per mano la figlia più piccola. «Questa è Beatrice, ha sei anni», spiega: «Ha problemi di vista. Però voleva a tutti i costi venire a vedere la Sindone, siamo ancora in tempo per la visita?». Maria si avvicina e la prende per mano. La bambina la afferra d’impeto, e attacca con una serie di domande: «Chi sei? Come ti chiami? Da dove vieni? La tua mamma dov’è? Cosa ci fai qui?». Maria cerca di rispondere a tutto.

Davanti al plastico in alluminio con la Sindone in rilievo Maria spiega: «Stiamo per “vedere” Gesù». Beatrice si fa silenziosa, avvicina le mani alla superficie, i polpastrelli sfiorano il volto, il naso, la bocca, seguono il contorno degli occhi e l’onda dei capelli che scende giù fino alle spalle. Mette le manine nella ferita sul costato, nei buchi delle mani e dei piedi. Poi ancora domande: «Che cosa sono questi? I baffi? E i chiodi? Dove sono? Perché l’hanno ferito?».

Beatrice passa più volte le mani sul rilievo del plastico, ha bisogno di toccare ogni curvatura ancora una volta, ma non vuole essere lasciata sola: prende le mani della sua “guida” e si fa accompagnare nell’esplorazione di quel volto.
«Beatrice, ora è il momento di andare in Duomo. I tuoi ci stanno aspettando», le dice Maria prendendola per mano. Quando sono davanti all’altare, si piega verso la bambina: «Ecco, adesso davanti a te c’è Gesù». Beatrice non parla, si inginocchia, e rivolge gli occhi verso l’alto. «Maria, posso dire una preghiera? Va bene lo stesso se dico quella per andare a dormire?». «Certo».

Sul sagrato del Duomo si salutano. A un certo punto Maria si sente abbracciare le gambe. È Beatrice: «Posso toccare il tuo viso? Voglio vedere chi mi ha mostrato Gesù». Maria si china verso di lei e si lascia esplorare il volto. I polpastrelli sfiorano le labbra, il naso, il contorno degli occhi. Poi la bambina le dà un bacio e dice: «Da questa sera prima di andare a dormire dirò una preghiera per te». «Anche io farò altrettanto». La bambina sorride: «E una per Gesù che ci ha fatto incontrare». «Hai ragione».

Ferma a un semaforo, Maria vede su un muro il manifesto per l’ostensione della Sindone. Il volto e la scritta “L’Amore più grande”. Quante volte l’ha letta senza forse farci più di tanto caso. E invece oggi pensa: «Beatrice mi ha fatto vedere l’Amore che Cristo mi dedica tutti i giorni, anche quando io non riesco a vederlo con i miei occhi. Il Suo è veramente “L’Amore più grande”».