Il cardinal Scola presenta la Lettera pastorale.

«Vivere la realtà per comunicare la fede»

La presentazione della Lettera pastorale del cardinale Scola nella sede degli imprenditori di Assolombarda. Famiglia, Chiesa e carità i tre punti chiave. Un aiuto per tutti, credenti e non. Perché quell'"educarsi" consente di mettere in gioco se stessi
Annamaria Braccini

In un luogo di imprenditori, «una categoria che impara facendo e che pensa al futuro, in una prospettiva ormai, nel mondo globalizzato, necessariamente ampia», si presenta, davanti a un folto e variegato pubblico, la Lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo. In prima fila, nella sede milanese dell’Assolombarda, siede proprio l’autore, il cardinale Scola, cui sono accanto i vescovi ausiliari, i vicari episcopali, sacerdoti, esponenti della società civile e, appunto, del mondo imprenditoriale.

«Siamo convinti che il domani sia fatto di grandi città che competono. Noi non abbiamo una visione di città ideale, ma vogliamo avere un ideale di città e, dunque, vogliamo porci in questa ottica che è compito affascinante», dice, in apertura, Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda. «Questa Lettera, che parla a credenti e non credenti o, meglio, ai pensanti, è bella e utile a tutti, perché educa alla mentalità del metodo, aiuta la propensione ad affrontare i problemi». E tutto senza dimenticare, fa intendere Rocca, la concretezza, la realtà, dove la «mentalità è, comunque, un misto di sentimento e pensiero».

Un modo di leggere la Lettera pastorale che intercetta quelli che sono due dei suoi punti forti, secondo quanto spiega, concludendo l’incontro, l’Arcivescovo stesso, dopo che sul palco si sono alternate voci e testimonianze diverse. L’avvio, nella breve intervista che il giornalista di Avvenire, Alessandro Zaccuri, fa al Cardinale è subito dal titolo, anzi da quell'"educarsi", in cui il pronome è voluto e, come spiega Scola, «permette di mettere in gioco la nostra persona, perché non si può educare se non si è coinvolti personalmente». Se l’educazione, infatti, «è un processo che va dalla culla alla bara, per noi uomini e donne di quest’epoca postmoderna l’idea è complessa. La preoccupazione dell’imparare facendo, non è, infatti, diffusa, ma la libertà senza il nesso con la realtà si narcisizza. Senza il rapporto con l’altro l’atto di libertà non si compie», suggerisce Scola. È per questo che, nel contesto della dimensione culturale richiamata dalla Lettera, il pensiero e il sentimento di Cristo sono parole che vanno sempre usate insieme «in quanto il pensiero e la conoscenza del Signore non sono un pacchetto di nozioni».

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Guarda anche le immagini dell'intervista di Alessandro Zaccurri al cardinale Angelo Scola.