Scola: «Il coraggio del cammino»

Il matrimonio come dono, «compimento del desiderio costitutivo di ogni amore, quello di durare per sempre». Alcuni brani dall'introduzione dell'Arcivescovo di Milano all'edizione della Diocesi ambrosiana dell'Esortazione postsinodale
card. Angelo Scola

Un impegno imponente
In questi anni l’impegno della Chiesa sul tema della famiglia è stato davvero imponente: a partire dalla V Assemblea del Sinodo dei Vescovi del 1980 dedicata alla famiglia cristiana, cui seguì l’Esortazione apostolica postsinodale di san Giovanni Paolo II, Familiaris consortio (1981), per continuare con le numerose catechesi del santo Papa su questo tema, in particolare le celeberrime catechesi sull’amore umano, e giungere fino alla lettera alle famiglie Gratissimam sane (1994). Dovendo affrontare le nuove sfide che toccano questo ambito fondamentale dell’umana esperienza, papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, ha voluto impegnare tutta la Chiesa in un lungo percorso le cui tappe fondamentali sono state due assemblee sinodali, quella straordinaria dedicata a Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione (5-19 ottobre 2014), e la XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-25 ottobre 2015), su "La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo", entrambe preparate dai questionari che hanno favorito la consultazione del popolo di Dio. Tra la prima e la seconda assemblea, inoltre, lo stesso Papa ha offerto un articolato ciclo di catechesi sulla famiglia abbondantemente ripreso dall’Esortazione.

A conclusione di questo articolato percorso, papa Francesco ci dona ora la presente Esortazione apostolica. Non siamo però di fronte ad una conclusione, ma all’inizio di un affascinante cammino di annuncio del Vangelo, fatto di desiderio di integrazione, discernimento e accompagnamento di tutte le famiglie in qualunque situazione vengano a trovarsi.

L’Esortazione, composta da alcuni numeri introduttivi (nn. 1-7) e nove capitoli, ci viene proposta come uno strumento di riflessione e di lavoro che il Papa ha redatto a partire dai contributi sinodali e da «altre preoccupazioni che provengono dal mio proprio sguardo» (cfr. nn. 4 e 31).

Accompagnare, discernere e integrare

Il testo dell’Esortazione, sulla scia dei lavori sinodali, ha affrontato le fatiche e le fragilità nella famiglia, nel suo capitolo ottavo: "Accompagnare, discernere e integrare la fragilità" (nn. 291-312). Conviene dire con chiarezza che questo era il punto più atteso del pronunciamento papale. Francesco dà prova della sua forte sensibilità che sa andare al cuore del problema evitando di proporre soluzioni preconfezionate. Afferma: «Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete, come quelle che abbiamo sopra menzionato, è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi. È possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché “il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi” le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi» (n. 300).

Qual è la prospettiva a partire dalla quale il Papa offre le sue indicazioni? Quella di riconoscere che nessuno è escluso dalla vita della Chiesa, in qualunque situazione di fragilità o di ferita si sia venuto a trovare. E così «la logica dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza. Sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti» (n. 299).

In questo orizzonte di integrazione, il Papa ribadisce con chiarezza la verità del matrimonio indissolubile nel suo senso cristologico (come segno oggettivo dell’amore di Cristo per la Chiesa, cfr. n. 292) ed antropologico (come espressione del desiderio del “per sempre” radicato nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, cfr. n. 123). Nel contempo afferma con forza la necessità di un discernimento personalizzato di ogni caso, guidato dal principio da lui definito come gradualità della pastorale (cfr. nn. 293-295).

L’indissolubilità non è un “giogo” e non deve essere presentata come tale. È un dono di Dio in Cristo e nello Spirito in quanto compimento del desiderio costitutivo di ogni amore, quello di durare per sempre, proprio di ogni matrimonio. Essa è offerta alla libertà degli sposi come cammino che sono chiamati ad intraprendere quotidianamente: «L’amore matrimoniale non si custodisce prima di tutto parlando dell’indissolubilità come di un obbligo, o ripetendo una dottrina, ma fortificandolo grazie ad una crescita costante sotto l’impulso della grazia. L’amore che non cresce inizia a correre rischi, e possiamo crescere soltanto corrispondendo alla grazia divina mediante più atti di amore, con atti di affetto più frequenti, più intensi, più generosi, più teneri, più allegri. Il marito e la moglie “sperimentano il senso della propria unità e sempre più pienamente la conseguono”. Il dono dell’amore divino che si effonde sugli sposi è al tempo stesso un appello ad un costante sviluppo di questo regalo della grazia» (n. 134; inoltre cfr. nn. 62, 77, 86 e 243).

Consapevole che si tratta di un dono da accogliere mediante un cammino lontano da utopiche perfezioni, il Papa indica alla comunità cristiana e ai pastori il compito ineludibile di integrare, discernere e accompagnare tutti. Sono questi i tre verbi che possono descrivere la cura misericordiosa della Chiesa – il richiamo al Giubileo della Misericordia è la chiave di lettura dell’Esortazione, cfr. nn. 5, 291, 309) – per tutti gli uomini e donne e, in particolare, per i suoi figli che vivono la dolorosa esperienza di una famiglia ferita.

Per approfondire l’insegnamento di papa Francesco propongo al lettore un esercizio molto semplice, quello di sottolineare le volte in cui il testo fa riferimento alla necessità di un cammino e al compito di accompagnare: enumerarle tutte è praticamente impossibile! E gli stessi richiami ricorrono sia nell’Enciclica Lumen fidei, sia nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium.

Al servizio di questo accompagnamento lungo il cammino, espressione di una pastorale misericordiosa, si deve intraprendere «un itinerario di accompagnamento e di discernimento che “orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio. Il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere. Dato che nella stessa legge non c’è gradualità (cfr Familiaris consortio, 34), questo discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa. Perché questo avvenga, vanno garantite le necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa”. Questi atteggiamenti sono fondamentali per evitare il grave rischio di messaggi sbagliati, come l’idea che qualche sacerdote possa concedere rapidamente “eccezioni”, o che esistano persone che possano ottenere privilegi sacramentali in cambio di favori. Quando si trova una persona responsabile e discreta, che non pretende di mettere i propri desideri al di sopra del bene comune della Chiesa, con un Pastore che sa riconoscere la serietà della questione che sta trattando, si evita il rischio che un determinato discernimento porti a pensare che la Chiesa sostenga una doppia morale» (n. 300). L’impegno dei fedeli e dei pastori «deve aiutare a trovare le strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti» (n. 305). Mi sembrano questi i criteri per un’adeguata lettura del n. 305 e delle sue note.

Il Signore abita la famiglia
L’insegnamento del Papa si conclude, sulla scia di quanto proposto per il Concilio Vaticano II, esponendo «alcune caratteristiche fondamentali di questa spiritualità specifica che si sviluppa nel dinamismo delle relazioni della vita familiare» (n. 313). È il contenuto del capitolo nono: "Spiritualità coniugale e familiare" (nn. 313-325).

Il Papa incoraggia le comunità cristiane a promuovere sul territorio pratiche concrete di condivisione nelle e tra le famiglie, partendo dal riconoscimento che «la presenza del Signore abita nella famiglia reale e concreta, con tutte le sue sofferenze, lotte, gioie e i suoi propositi quotidiani» (n. 315). Siamo chiamati a guardare ciò che in famiglia si vive ogni giorno: la novità e la routine, le gioie e le ferite tra gli sposi, le tensioni con i figli che crescono, gli imprevisti e le malattie, lievi o pesanti, la sconvolgente visita della morte, le difficoltà economiche, i rapporti di vicinato, facili o difficili, l’emarginazione e la povertà che spesso affliggono il quartiere in cui abitiamo, i problemi con i colleghi di lavoro o i compagni di scuola, la confusione generata da un modo strumentale di affrontare le problematiche del nostro tempo…

Siamo chiamati ad attraversare ogni situazione certi dell’amore che Gesù ci dona e che Maria Santissima, insieme con i Santi (cfr. n 325), ci aiuta a vivere, "piegando" a nostro vantaggio anche le situazioni più sfavorevoli. Le relazioni familiari diventeranno così, quasi spontaneamente, trasparenti riflessi della bellezza e della speranza che Gesù è venuto a portare nel mondo.

Pensiamo perciò alla famiglia anche come luogo dell’accoglienza gratuita e della misericordia che rigenera a vita nuova. La famiglia è il grande luogo in cui si impara il perdono reciproco, paziente e tenace.

Solo in questo modo sarà possibile rispondere al vero dramma in atto nella Chiesa e nella società, che è quello della cultura del provvisorio (cfr. nn. 39 e 124), e sostenere la libertà, in particolare dei giovani, a prendere decisioni che impegnino tutta la vita.

Paradossalmente i tanti problemi aperti, sintomo del travaglio dell’uomo di oggi a comprendere la bellezza e la convenienza del disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, si stanno rivelando come una salutare provocazione per noi cristiani ad interrogarci sul tesoro che ci è stato consegnato, per apprezzarlo, anzitutto noi, e per poterlo mettere a disposizione di tutti. Ad una condizione, però. Che ognuno di noi e ogni famiglia assuma in prima persona l’invito del Papa: «Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la presenza di amore e di comunione che ci è stata promessa» (n. 325).



Papa Francesco
AMORIS LAETITIA
Esortazione apostolica postsinodale sull’amore nella famiglia
Con prefazione del card. Angelo Scola


Centro Ambrosiano
pp. 256 - € 2,90