San Siro, i bambini che ci guardano

Laura fa la catechista da 20 anni in una parrocchia del centro di Milano. Era allo stadio con 170 tra cresimandi e genitori. «I bambini sono stati colpiti dall'invito a guardare alla fede dei nonni». Ma le provocazioni più forti sono per gli adulti
Luca Fiore

Sansir, l’era ’n cadin d’èrba e culur…, scriveva Franco Loi. Era da qualche anno che allo Stadio Meazza non si vedeva tanto entusiasmo. Tutti gli 80mila posti erano occupati dai cresimandi della Diocesi di Milano, accompagnati da genitori e catechisti. A seconda dei settori le pettorine erano rosse, gialle, azzurre, viola. Le coreografie degne di un derby. Francesco entra con la papamobile accolto da un boato. I bambini scandiscono il suo nome come se fosse un goleador argentino. Il Papa risponde alle domande di uno dei cresimandi, di una coppia di genitori e di una catechista. Il gesto dura quasi novanta minuti.

«All’inizio i maschi erano felici soprattutto perché erano allo stadio. Chiedevano ai volontari a che squadra tenessero e si sentivano rispondere: “Oggi tifiamo tutti per il Papa”». A raccontare è Laura, da 20 anni catechista, in una delle zone più centrali di Milano. È qui con il gruppo dell’unità pastorale Paolo VI, che raggruppa l’Incoronata, San Marco, San Simpliciano e Santa Maria del Carmine: 170 tra bambini e genitori, più dieci catechisti. «I ragazzi attendevano molto questo gesto, erano attentissimi. Ma si vedeva che anche i genitori ci tenevano», spiega. «Siamo stati a San Siro dalle 14.30 alle 19 e temevo che dopo un po’ i ragazzi si stufassero. Ma nessuno si è lamentato. Erano tutti contenti».

Il Papa? «È stato grande: ha detto ai ragazzi di guardare i nonni, come ha fatto lui da bambino. Ha chiesto ai genitori di passare il tempo a giocare con i figli e a noi catechisti di insegnare la fede con la testa, il cuore e con le mani». C’è un passaggio, poi, molto forte del discorso di Francesco ai papà e alle mamme: «Non immaginate l’angoscia che sente un bambino quando i genitori litigano». Prima che scatti l’applauso, ancora nel silenzio, Laura racconta di aver sentito, nel suo settore, una voce di bambino dire ad alta voce: «È vero».

«Tornando a casa ho chiesto a qualche bambino che cosa lo avesse colpito. Qualcuno ha detto il consiglio di guardare ai nonni. Altri hanno citato l’esempio della famiglia di Buenos Aires che, al povero che bussa alla porta, offre metà delle cotolette che ha nel piatto», spiega Laura: «I bambini hanno capito che quel che si dà a chi ha bisogno, deve essere qualcosa per cui si deve fare almeno una piccola rinuncia».

Il richiamo all’uso del tempo dei genitori, poi, è di certo qualcosa che tocca molto la vita dei milanesi del centro città: «I nostri bambini sono quasi tutti figli di gente benestante. Molti sono accompagnati al catechismo dalla tata, perché entrambi i genitori lavorano. Ma il Papa chiede ai genitori di “perdere” il tempo giocando con i figli: che ci sia un momento in cui gratuitamente danno il loro tempo. E poi mi è sembrato utile che abbia detto che in Argentina le famiglie, dopo la messa, vanno al parco e passano il tempo con le altre famiglie. Spesso viviamo il nostro tempo libero in solitudine».
C’è, nel gruppo di Laura, qualche genitore che, spaventato dall’attentato di Londra, ha scelto di non venire: «Ho saputo che hanno seguito il gesto per televisione».

La giornata è stata lunga. Si torna a casa stanchi ma contenti. Ma il congedo dei bambini sorprende Laura: «Ci vediamo martedì». Di nuovo per il catechismo. Il giorno della Cresima è vicino.