"Conoscenza e compimento di sé" <br>(E. Rigotti, C. Wolfsgruber).

Fare scuola è una "virtute"

Un volume fatto di domande e risposte semplici, dedicato a chi insegna e a chi ha a cuore l'educazione. Alla Bicocca di Milano, la presentazione del libro di Eddo Rigotti e Carlo Wolfsgruber su "Conoscenza e compimento di sé"
Maurizio Vitali

Al terzo piano di uno stabile di Porta Genova a Milano, in viale Papiniano, con vista sul mitico penitenziario di San Vittore, salgono ogni santo pomeriggio centinaia di ragazzi di ogni lingua, colore, etnia. Vengono perché hanno bisogno del doposcuola. Anzi, a dire il vero hanno bisogno proprio della scuola.

Lo capisci se solo provi a dargli una mano e a fare i compiti. Hanno tra i 15 e i 18 anni, e c’è chi non parla neanche un italiano low cost, chi scrive solo in stampatello, chi magari non va malaccio a scuola ma viene lì perché c’è meno confusione che nel suo bilocale multietnico di Quarto Oggiaro; oppure perché c’è l’aria condizionata, o perché lì i prof sono veri maestri-amici.

Ti arrampichi sulle sei rampe che conducono alle aule di Portofranco. Così si chiama questa avventura, e ogni volta pensi a quando, affaticato e gravemente sofferente, ci si arrampicò il grande Enzo Jannacci. Con poco tempo ancora da vivere e tanto amore per chiunque avesse bisogno, specie per i ragazzi, era venuto a cantare e a testimoniare la vita ferita e la «carezza del Nazareno».

Già al primo giro di pianerottolo incontri Dante, con il suo «fatti non foste a viver come bruti ma per servir virtute e canoscenza», scritto ben leggibile sul muro, con quella "a" di canoscenza che non è un refuso, ma è proprio di Dante.

Dall’altra parte della città, all’Università della Bicocca, dove le aree dismesse della Pirelli sono divenute grazie all'architetto Gregotti una specie di Novosibirsk meneghina della scienza e del dormitorio, ma dove ferve, sia negli studenti che nei docenti, il lavoro del pensiero non omologato, viene presentato un volume che ha consistenza e scopo proprio in «in virtute e canoscenza» . Il titolo del libro è: Conoscenza e compimento di sé. Formazione interdisciplinare in Matematica, Scrittura, Storia, Dante. Il volume, curato dai professori Eddo Rigotti e Carlo Wolfsgruber, raccoglie i frutti di un lavoro di docenti di liceo che «hanno il coraggio di fare scuola». Il lavoro è stato promosso e sviluppato con seminari a livello di veri e propri master da accademia, iniziativa che fa capo agli stessi Rigotti e Wolfsgruber, e che ha coinvolto oltre un centinaio di professori.

L’idea di fondo, che si basa sull’esperienza e non sulla fantasia, è quella di rifondare il concetto di fare scuola. Esplorare i percorsi per cui la conoscenza ritrova il suo senso, che non consiste nell' immagazzinare cose sapute, ma compiere se stessi. «Virtute», hanno spiegato alla Bicocca, «non è l’irreprensibilità morale, ma il valore dell’io; e la conoscenza trova il suo senso e il suo perno unitario in questa destinazione».

La scuola italiana è ricca di contenuti culturali e di competenze. Su questo non c’è affatto da piangersi addosso. Il rischio è piuttosto la frammentazione in discipline non comunicanti, che porta a una disarticolazione del sapere. Il sapere, per essere funzionale al «compimento di sé», deve essere per forza unitario. La professoressa Susanna Mantovani (Università degli Studi di Milano Bicocca) ha parlato di «esigenza di ricomposizione di senso». Eddo Rigotti (Università della Svizzera italiana di Lugano) «di educazione come impegno ineludibile per ogni società e che non può essere lasciato al potere». Lo storico Paolo Nanni (Università degli Studi di Firenze) ha spiegato come «si tratti di far leva sull’uso della ragione nelle singole discipline. Il tutto in un lavoro interdisciplinare». Maria Grillo (Liceo Classico Alexis Carrel di Milano) ha ricordato qual è l’attesa della ragione dei ragazzi «appena entriamo in classe, cioè il desiderio di una corrispondenza tra i contenuti del sapere e se stessi. Si aspettano che quello che insegniamo non sia insensato». Per dirla con la toscana schiettezza di Cecilia Bellucci da Prato (Liceo Classico Convitto Cicognin): «Ma in quello che dico, c’è qualcosa che merita di interessare i ragazzi?».

Nel volume si trovano dunque domande e risposte semplici, esperienze di lavoro del più elevato livello culturale e scientifico. E non si tratta di affermazioni di principio astratte, ma di percorsi concreti. Tutto questo è documentato dal fatto che le «forme del ragionare», cioè il lavoro della conoscenza come compimento di sé (che riguarda anche l’insegnante), sono esemplificativamente applicate ai quattro campi fondamentali del sapere: la matematica, la scrittura, la storia, e Dante. Sì proprio Dante, non "la letteratura". Scelta audace, motivata anche dal fatto che il sommo poeta è nella nostra storia culturale la pietra angolare di un sapere unito, non disarticolato.

Il volume è la prima uscita di una collana di Saggi di Accademia, materiali di lavoro per docenti e per tutti coloro che hanno a cuore il fare scuola e l’educazione. È già uscito anche Quando brillano le idee. Momenti euristici nella dinamica della conoscenza.

Il progetto editoriale fa capo alla Fondazione per la Sussidiarietà presieduta da Giorgio Vittadini e, oltre a servire alla scuola, è utile anche a formulare una riforma di questa, dato che è stata aperta la consultazione pubblica promossa dal governo sul piano La Buonascuola, proprio a partire dall’esperienza didattica e non da semplici esigenze organizzative.



A cura di Eddo Rigotti e Carlo Wolfsgruber
Conoscenza e compimento di sé.
Formazione interdisciplinare in Matematica, Scrittura, Storia, Dante

Accademia - I saggi (Fondazione Sussidiarietà) - € 18