L'istituto Sacro Cuore.

Le domande: il detector del desiderio

Mercoledì 27 maggio Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, ha incontrato gli i liceali dell'Istituto. Proprio nella fatica dello studio serve educare «alla fiducia nei segni». Che, qui, si rivelano in una storia
Elisabetta Valcamonica e Tommaso Montorfano

A rimanere colpiti dalla natura del momento incontro sono stati innanzitutto gli insegnanti. Come una professoressa di Lettere, che sottolinea come si sia trattato di un «un incontro costruito dagli interventi dei ragazzi. Tante domande insistevano proprio sul modo di affrontare le domande stesse. In effetti, davanti ad alcuni grandi interrogativi, come la tristezza, la noia, la nostalgia, la contraddizione, il dolore è difficile stare davanti, perché apparentemente tutto ciò insiste proprio sul limite e la mancanza di ognuno di noi. È un grido che sembra l’esasperazione della propria fragilità».

Ma l’ipotesi offerta da Carrón è stata spiazzante: «Per lui invece», continua l'insegnante, «le domande sono il detector, lo strumento per intercettare ciò di cui abbiamo bisogno. Bisogna dare dignità a queste domande, non avere paura del dramma che portano dentro. Questo spunto deve coinvolgere ogni aspetto quotidiano. In quel chiedere c’è tutto di noi. Occorre che la conoscenza e la vita si lascino guidare dalle domande». Anche nella professione del docente, così delicata: «Questo per noi arriva fino a non aver paura della fragilità dei ragazzi».

Un altro insegnante di Lettere constata: «Ho visto in Carrón uno sguardo pieno di simpatia verso ogni accento dell’umano presente nelle domande, anche verso ciò che noi per primi saremmo portati a guardare con scandalo o obiezione. Ogni cosa è un’occasione per sé, anche un’arrabbiatura, che chiama a riconoscere qual è la posizione più ragionevole di fronte alla realtà».

Le domande dunque sono una ricchezza; ma qual è il metodo per intercettare la risposta? Un docente di Religione osserva: «Mi hanno colpito la tenerezza e la pazienza di Carrón nell’insistere sulla centralità dell’esperienza». A una ragazza che chiedeva un aiuto per capire come si fa a prendere una decisione sulla propria vita, don Julián, ha risposto: «Vivendo. È nell’impegno con la realtà», prosegue Carrón, «che l’io emerge».

Una Preside, su questa linea, nota un punto di particolare interesse: «Una ragazza ha chiesto come si può vincere la noia nello studio di alcune materie. Mi ha colpito come è stato risposto: "La noia viene dallo studiare qualcosa di cui non vediamo un senso. Solo se uno non si blocca e comincia a perforare la crosta, può scoprire un interesse. Cominci a vincere la noia studiando quella materia"».

Ancora una volta il problema non è la realtà, ma è l’impegno di un io con la realtà. Nella realtà, infatti, c’è già l’indicazione. La professoressa di Lettere citata prima, notando il credito che Carrón accorda alla realtà, osserva: «Occorre educare i ragazzi e noi stessi a nutrire questa fiducia nei segni. Nella realtà abbiamo già tutto». E, ricordando anche l’anniversario della fondazione del Sacro Cuore, prosegue: «È la nostra storia, cioè quella dei ragazzi, degli insegnanti, le nostre singole storie, la storia stessa della scuola il terreno in cui i segni si rivelano. I segni si rivelano dentro l’accadere di ogni giorno nelle nostre singole storie che si intrecciano».

Ma di che cos’è fatto l’accadere e l’intrecciarsi delle nostre storie? Dice Carrón, rispondendo a una ragazza: «La scuola è un rapporto tra due libertà: chi vi propone i frutti di un cammino fatto e voi che dovete capire per cosa siete fatti. Questo rapporto può essere vissuto liberamente solo se ciascuno gioca la sua libertà. Solo così può essere un luogo dove ciascuno può esprimere il proprio bisogno, dove le domande e le difficoltà possono essere accolte e abbracciate».

Per noi insegnanti l’incontro di mercoledì è stato il rapporto con un maestro, uno che ci ha proposto, con tenerezza e pazienza, i frutti di un cammino fatto.