Le "Romanae Disputationes".

Un «torrente in piena» che c'entra con la libertà

Dal 12 al 14 febbraio 2015, la Pontificia Università Urbaniana ha ospitato più di ottocento studenti da oltre settanta licei italiani. Una maratona di lezioni e dibattiti, e un concorso sul tema della libertà. Ecco cosa si è portato a casa chi ci è andato
Francesco Graffagnino

Erano ottocento gli studenti da tutta la penisola che hanno partecipato alle Romanae Disputationes, il primo concorso filosofico nazionale dedicato ai ragazzi delle superiori, ospitato dalla Pontificia Università Urbaniana di Roma. Tre giorni intensi, dal 12 al 14 febbraio, che hanno visto alternarsi professori universitari, neuroscienziati e filosofi. Quest'anno i ragazzi si sono misurati con il tema “Libertà va cercando, ch’è sì cara. L’esperienza della libertà”, per poi presentare alla fine del percorso un elaborato scritto o multimediale. Ai quattro gruppi migliori sono state assegnate delle borse di studio, mentre domenica 22 febbraio verrà annunciato il vincitore del viaggio studio a New York in palio. Loescher Editore pubblicherà i paper vincitori, insieme agli atti del convegno. Tra i relatori Mario De Caro, professore di Filosofia morale presso l'Università Roma Tre, Guido Alliney, dell'Università di Macerata, che ha fatto una rassegna del concetto di libertà dall'antichità al Medioevo. Marina Timoteo, docente di Diritto comparato all'Università di Bologna, ha aperto squarci suggestivi, parlando della Cina. Giacomo Rizzolatti, neuroscienziato, e Michele Di Francesco, filosofo, sono stati i protagonisti del pomeriggio dedicato alle neuroscienze, e Francesco Botturi ha chiuso la convention. Ecco cosa si è portato a casa chi ci è andato.


Sono saliti per tre giorni al Gianicolo come pellegrini della filosofia. Come cercatori di libertà. Sono gli studenti e i docenti che da oltre settanta licei italiani hanno aderito alle Romanae Disputationes. Tra loro, i vincitori del concorso, che sono stati proclamati al termine di queste intensissime giornate. Applausi liberatori concludono l’edizione 2015, mentre i banchi dell’aula Benedetto XVI dell’Università Urbaniana si svuotano. È stata una maratona di lezioni e dibattiti, tre giorni di domande continue. Ci sono stati momenti in cui i ragazzi fremevano impazienti, e si accodavano numerosi a fianco del tavolo dei relatori. Ma cosa dicono loro di questa esperienza? Cosa li ha lasciati soddisfatti? Quali questioni sono rimaste aperte?
Francesco confida di essere rimasto molto incuriosito, e soprattutto avrebbe voluto chiedere al neuroscienziato se crede in Dio, perché il suo discorso sembrava escluderLo. La sua esperienza della libertà, in questo momento, è legata alle piccole e grandi scelte che deve fare, come quella di andare a studiare in un’altra città. Luca di Monza, invece, è soddisfatto. Mentre si affretta a prendere il treno che lo porta a casa, affannato ma sicuro, dice: «Mi sento libero quando riesco a fare ciò che ritengo giusto senza esserne obbligato. E mi metto in gioco. Come quando ho deciso di venire qui. Libertà è aver coraggio di fare le proprie scelte senza farsi influenzare da nessuno, per esempio dagli amici». Durante questa esperienza, Martina da Verona ha potuto confrontarsi con il concetto di libertà da diversi punti di vista, soprattutto quello scientifico e filosofico. Anche lei è sorpresa per le rivelazioni delle neuroscienze, e rimane convinta che la libertà sia qualcosa di inspiegabile e soggettivo.
Questi ragazzi, poi, non cercano di rifarsi in modo meccanico a quello che hanno ascoltato: quando gli si chiede cos’è per loro la libertà, non parlano di Kant o di Tommaso d’Aquino. Ma mettono a tema la loro vita. Francesco, napoletano, avrebbe voluto chiedere ai docenti che sono intervenuti se quello che ha sentito è frutto di un'esperienza personale o sono solo "discorsi riportati", e se questi professori aderiscono a quello che studiano.
È come essere travolti da un torrente in piena. «Mi sento libero quando emerge il mio io. Quando riesco ad esprimere tutto me stesso. Nella società di oggi è difficile trovare degli spazi in cui esprimere tutto me stesso, dove essere libero». Le Romanae Disputationes sono state uno di questi spazi, un ambito di buona e vera scuola.
Nicola, insegnante


Le Romanae Disputationes sono state un'esperienza unica. Mettendo insieme scuola superiore ed università si aprono prospettive non facilmente realizzabili nel normale lavoro scolastico. Incontrare colleghi di altre scuole e di altre regioni, i loro studenti, gente impegnata in percorsi di ricerca diversi dai tuoi, arricchisce, pone domande e ipotesi nuove. Ero presente anche l'anno scorso, ma non mi aspettavo questa ricchezza di contenuti, dalla filosofia alla musica, all'arte, alla Cina, ai neuroni specchio. Anche lo spazio riservato alle domande dei ragazzi mi è sembrato molto importante e valorizzato. Ora, dopo tre giorni, non è certo più facile definire la libertà, ma senz'altro la domanda è diventata più aperta e drammatica. Mi porto a casa, oltre ad un rapporto con i miei alunni più intenso e ricco, rispetto a quanto avviene solitamente tra i banchi di scuola, il desiderio di trasmettere, attraverso le discipline che insegno, lo spessore di senso e significato delle questioni umane profonde, presenti nel cuore di ciascuno. Ho sperimentato prospettive nuove su argomenti già conosciuti, e spero di mantenere uno sguardo sui ragazzi capace di valorizzare tutto il loro desiderio di capire e stimare se stessi.
Maria Franca, insegnante


Mi aspettavo lezioni universitarie, ma non fino a questo punto: oltre ad essere stati veramente interessanti, i professori hanno saputo coinvolgerci, farci divertire e richiamare la nostra attenzione anche nei momenti in cui la stanchezza prendeva il sopravvento. Anche adesso, non so spiegare cosa sia per me la libertà, perché penso che le parole o una definizione possano solo limitarla e imprigionarla. Mi porto a casa tante nozioni in più, un maggiore interesse nei confronti di questo tema, e anche tanto amore per la filosofia. Ho imparato che la stanchezza si annulla davanti ad argomenti come questi; che esistono diversi tipi di libertà, e che, più di tutto, è importante mettersi in gioco. Spero di partecipare anche il prossimo anno, di poter assistere a lezioni così interessanti e di non aver paura di "staccarmi" dai metodi prettamente scolastici.
Gaia, studentessa


È stata un'esperienza interessante; abbiamo potuto assistere a lezioni molto coinvolgenti: ho cambiato totalmente le idee che avevo prima e ho approfondito alcuni concetti che in precedenza conoscevo solo in modo superficiale. Il momento che mi è piaciuto di più è stato quello degli AgeContra, perché è stata un'occasione per capire come poter gestire i dibattiti e le discussioni fra persone che hanno approcci diversi, cercando sempre di aprirsi a nuove opinioni. Per me la libertà non è un concetto definito. È un insieme di piccole cose, come ad esempio poter leggere tutti i libri che voglio, poter parlare liberamente in un ambiente in cui mi sento a mio agio, poter approfondire alcuni argomenti senza l'ansia di dover rendere conto a qualcuno. Tutte queste esperienze mi danno una sensazione di libertà. Ma, mi chiedo, è davvero questa la libertà? Mi auguro di poter diventare una persona come gli insegnanti che abbiamo avuto durante questi tre giorni; ho cambiato molti dei miei obiettivi e tanti miei interessi sono maturati. Sarà un'esperienza da ripetere anche il prossimo anno.
Chiara, studentessa