La giornata di fine anno di GS a Pavia.

Sul Ticino, a desiderare cose grandi

Un gruppo di ragazzi a Pavia sulle tracce di sant'Agostino. Giochi e canti tra la città e nei dintorni. Poi, l'incontro con Davide Prosperi. «La strada è davanti a noi, ma dobbiamo rimanere attaccati a chi vive. Questo è l'augurio per l'estate»
Stefano Giorgi

«Ci piacerebbe trovarci alla fine dell’anno per ringraziare di quello che abbiamo vissuto e giudicarlo perché possa diventare un passo nuovo di coscienza». La provocazione posta da Alberto a un gruppetto di ragazzi di Gs della Lombardia non è formale, ma una sfida non scontata: vivere la fine dell’anno nel modo più ragionevole. «Sarebbe bellissimo, ma dove?». «Che ognuno provi a pensare e a cercare un posto adeguato, poi ci ritroviamo e valutiamo insieme».

Neanche una settimana e Pietro, terzo anno di liceo, ritorna con una proposta: ha contattato il parroco della chiesa del Carmine di Pavia, dove lui abita, che ha dato la sua disponibilità all’accoglienza: assemblea e messa si possono fare nella bellissima chiesa che per più di dieci anni ha servito la città sostituendo il Duomo, chiuso per restauri.

Si può così immaginare la giornata: giochi, festa, l’assemblea con Davide Prosperi - ormai grande compagno di cammino di Gs - messa. Pavia, la città di sant’Agostino. Il tema della giornata, come già per il Triduo, ci viene dato dall’osservazione di papa Francesco il 7 marzo: «Tutto comincia con un incontro», e proprio la vita del santo di Ippona è stata rinnovata nell’incontro e nell’amicizia con persone accese a loro volta dall’amore per Cristo.

Il gioco si è sviluppato come un percorso sulle orme di sant’Agostino e le squadre rappresentavano caratteristiche diverse della figura del Santo: si sfidavano “Agostino Vescovo”, “Agostino Retore”, “Agostino Filosofo” e “Agostino Maestro”. Si parte dalla giovinezza di Agostino: un tempo di appassionata ricerca e di forti contraddizioni. In un parco fuori del centro di Pavia - che rappresentava la provincia africana di Cartagine, dove Agostino nasce e trascorre la sua giovinezza - le quattro squadre divise in gruppi si sono sfidate su quattro prove: il “furto delle pere”, riferimento al “delitto notturno” del giovane Agostino con la caccia alle “pere” nascoste nel bosco. Poi l’incontro con i Manichei, la prima corrente filosofica che Agostino conosce nella sua ricerca. Dopo i Manichei, gli Scettici: esiste una meta, dicono, ma non una strada. In questa prova, i ragazzi hanno costruito una via per portare il giovane filosofo in ricerca alla verità. Da ultima, la prova legata alla filosofia dei neoplatonici: costruendo delle piramidi umane, le squadre hanno riproposto lo sforzo degli ultimi filosofi pagani teso a ricongiungersi con l’Uno.

Terminata la sua avventura in Africa, Agostino è ormai adulto e può salpare alla volta dell’Italia. Prima di attraversare il Mediterraneo, il Ticino nel nostro caso, deve però vincere una cattedra di retorica. I capitani di ciascuna squadra hanno quindi costruito una simbolica “cattedra di retorica” (made in Ikea) e si sono così aggiudicati il diritto di raggiungere l’Italia - il centro storico di Pavia al di là del fiume. Un attraversamento del Ticino sul Ponte Vecchio che ha catturato i molti passanti fermi a osservare: «Guarda che belli!» si è lasciato sfuggire una signora dando di gomito al marito.

In città le squadre hanno rivissuto gli incontri che hanno portato Agostino alla conversione: quello con la madre Monica, con il vescovo Ambrogio, e quello con l’amico di una vita, il compagno nell’errore del peccato e nella luce della conversione, Alipio. Altre due prove hanno riproposto i due momenti decisivi del cambiamento nella vita del Santo, il “tolle et lege” - il momento della conversione, quando leggendo le lettere di Paolo in un giardino decise di «spogliarsi della carne e di rivestirsi di Cristo» - e il Battesimo, ultimo passo di un’avventura durata trent’anni.

Finalmente in piazza del Carmine, sotto il primo vero sole d’estate, i canti col coro - bellissima Amazing Grace, cantata all’unisono - e i frizzi con cui abbiamo ripercorso con un sorriso le tappe significative dell’anno: dall’incontro col Papa al Triduo di Pasqua, dalle proiezioni nelle scuole dei video dei 60 anni del movimento e della vita di don Giussani alle tante esperienze di caritativa. Mossi dalla provocazione di papa Francesco, «Non siate cristiani da museo», abbiamo concluso con il saluto e l’augurio di don Giussani echeggiato nella piazza: «Che tutto questo tra di noi possa non finire mai».

In silenzio siamo entrati in chiesa per l’assemblea con Davide Prosperi. Innanzitutto il racconto di un anno intensissimo: dall’incontro con padre Douglas di Erbil fatto dagli studenti del liceo don Gnocchi di Carate Brianza all’esperienza della vendita di Tracce nelle piazze di Milano. «Io desidero ogni istante incontrare ed essere testimone della positività che la realtà è», ha raccontato Teresa; fino alla sorpresa di Giuseppe, di Monza, per «la presenza della Sua grazia nella vita che genera uno sguardo e un sorriso che parrebbe insensato».

«Se sei certo che quello che hai sperimentato è quello che desideri», lo ha incalzato Davide ricordando la sua esperienza di malattia dello scorso anno, «allora è il contrario della insensatezza. È una profondità che è ciò che resiste anche nei momenti bui». E alle domande di Giovanni o ai dubbi di Lorenzo ha risposto: «È come nell’esperienza dell’innamoramento, dove non sempre tutto è vivace, ci sono tensioni, ma l’altro c’è e ti risveglia. Dio si muove con noi con due strumenti: la realtà, il Cielo parla attraverso le circostanze, e la compagnia: non ti lascia solo. È un’esperienza, come l’innamoramento, che non è solo sentimento, è un giudizio di definitività che introduce un legame che è per sempre. Siate fedeli alle intuizioni che quello che ci è stato dato di vivere ha messo nel nostro cuore, portando fino in fondo la sfida che è stata introdotta nella nostra vita».

«La strada è davanti a noi», ha concluso Alberto. «Per non smettere di desiderare cose grandi, occorre stare attaccati a chi le vive, domandando sempre al Signore, che compia quello che noi non possiamo realizzare con i nostri sforzi. Questo è il mio augurio per la vostra vita. E questo è l’augurio che ci facciamo per quest’estate, per entrare non in un momento di vuoto, ma nel tempo della libertà». La messa, con il vescovo monsignor Giovanni Giudici e la certezza di sant’Agostino: «Nutre l’anima solo ciò che la rallegra», come questa giornata, appunto.