L'Equipe di Gs a Cervinia.

Da cinquecento a Uno

Il raduno dei giessini, italiani e non, per la tre giorni a Cervinia. Tra canti, frizzi e domande, il "banco" di lavoro è stato il cuore, chiamato a rispondere ai problemi di tutti i giorni. La sorpresa più grande? Arrivare a dire: «Anche questo è per me»
Stefano Giorgi

«Sono rimasto molto scosso da come è cominciata l’assemblea di sabato mattina. Carrón, nel saluto finale del Triduo, ci aveva detto che la realtà ed il cuore sono i nostri più grandi alleati». Cervinia, inizio di settembre, 520 tra ragazzi delle superiori e insegnanti da tutta Italia e dal mondo si sono radunati per l’annuale Equipe. E tra loro c’era anche Manuel, giovane insegnante di Milano, appunto: «Davide Prosperi, che guidava l’assemblea, ci ha incalzato più o meno così: “Questa espressione è da cogliere non solo affermativamente ma ancora di più nella sua forma interrogativa”. Non basta l’affermazione di parole e teorie sacrosante: la vittoria di Cristo, la rivoluzione cristiana o la si riconosce e la si verifica nell'esperienza di vita o finiamo per accontentarci senza fortuna di discorsi edificanti». Gli fa eco Simone, suo collega: «Essere qui mi ha aiutato a capire cosa è la Chiesa. Gente conquistata dallo stesso fascino che ha conquistato me».

«Abbiamo chiamato questo nostro ritrovarci “Equipe”. Siamo qui da tutta Italia, dalla Lituania, dalla Polonia, dalla Germania, dalla Spagna e dal Portogallo», ha detto, introducendo la serata di venerdì 4 settembre, Alberto Bonfanti, responsabile di Gs: «Vogliamo aiutarci a prendere più coscienza di quello che abbiamo incontrato nella nostra vita e del compito, della responsabilità che ciò che abbiamo incontrato ci chiede, rispetto a noi stessi e a tutto il mondo». Insomma, per iniziare a capire cosa sia questa compagnia strana di adulti e ragazzi che si chiama Gioventù Studentesca.

Si è partiti da quella sfida, quella di Carrón al Triduo, sulla realtà e sul cuore come i più grandi alle alleati nel quotidiano, e dalle decine di contributi dei ragazzi di Cervinia, tutti carichi di domande, segno che «la sfida, l’abbiamo accettata», ha proseguito Alberto: «E l’abbiamo verificata nella nostra vita, sia nei momenti belli di richiamo, come il Meeting o le vacanze comunitarie, sia nella quotidianità e nelle problematiche, anche drammatiche, che ciascuno ha vissuto». Da quelle più piccole, legate alla scuola, all’amicizia o alla famiglia, fino alla morte di persone care, come raccontano i ragazzi nelle loro lettere.

«La vita è proprio questo dialogo misterioso tra il nostro cuore e la realtà», ha detto ancora Bonfanti. Un dialogo anche drammatico, che non esclude dolore e sofferenza, come molti hanno testimoniato: «Ma un dialogo in cui, se si asseconda il cuore, si arriva sempre a scoprire che qualsiasi cosa accada è fatta per il nostro bene».

Così, il sabato mattina, durante l’assemblea, a farla da padrone sono proprio le domande e le testimonianze. Sul palco, con Alberto, anche Davide Prosperi, che ha condiviso l’intera tre giorni. Parte Simona di Palermo, per cui l’ipotesi della realtà alleata è “sì e no”: «Sì, per alcuni fatti come la vacanza, con la presentazione della mostra su don Giussani; e poi il Meeting: non me l’aspettavo così, e sono tornata a casa ancora più carica, non perché abbia ricevuto risposte, ma perché mi ha fatto nascere ancora più domande». Solo che poi c’è anche la malattia della mamma. E allora «come fa il nostro limite ad essere un bene per noi?». È qui che Davide ha introdotto il leitmotiv di questi giorni passati insieme: «Uno per vivere ha bisogno della verità, Simona ha raccontato di un gusto della vita in questa strana compagnia. Perché questa strana compagnia ci fa fare un’esperienza di senso? Perché ha un segreto, e noi dobbiamo scoprire questo segreto per gustare la vita. Il limite è un gradino verso l’Infinito, verso il destino perché l’Infinito ci è venuto a prendere». È Filippo a replicare: «E come si fa ad amare davvero totalmente una persona?», seguito da Tiziana, che scopre che ogni cosa è tramite per incontrarLo, anche un amore non corrisposto. Ancora, gli amici del Portogallo, che hanno scritto alla giovane jihadista per dirle che c’è un’altra possibilità per riempire quel vuoto che l’ha spinta alla violenza e che loro di questa pienezza ne fanno esperienza.

Finisce l’assemblea. È l’ora di una breve passeggiata per raggiungere la cappella degli alpini, celebrare la messa, pranzare insieme e condividere la bellezza dei canti di montagna. Bellissimi, all’unisono in più di 500! Commenta Elisabetta, insegnante di Arte: «Vedere ragazzi che hanno incontrato la stessa cosa che viviamo noi ma in tantissimi posti diversi d’Italia e d’Europa è un aiuto ad accorgersi di come è grande e misterioso l’incontro che abbiamo fatto. In tutti c’è lo stesso sguardo pieno di letizia».

Il pomeriggio, il rientro in salone per l’incontro-testimonianza con Prosperi, il racconto della scoperta che è stata per lui la lettura de Il signore degli anelli. Brani, commenti, spezzoni del film: una passione investita dall’incontro e il delinearsi di un modo “sovversivo” di parlare di amicizia. Così i vari personaggi prendono vita nel racconto di Davide, ed ecco il segreto: l’amicizia è decisiva quando è condividere qualcosa di grande come ideale e come compito. Come tra Sam e Frodo. E in tanti, poi, il giorno dopo hanno testimoniato la presenza di un “Sam” nella propria vita.

«Nessuna espressione dei sentimenti umani è più grande della musica. Chi non è toccato da un concerto di archi, come si può essere insensibili dinanzi ai colori di una sonata per pianoforte? Sembra il massimo. Eppure, quando sento la voce umana... Non so se capita anche a voi: ma è ancora di più, e di più non si può. Davvero, non esiste un servizio alla comunità paragonabile al canto». Con queste parole di don Giussani è iniziata la serata di canti: un viaggio attraverso il modo con cui don Giussani, prima, e don Carrón, poi, ci hanno mostrato la bellezza e il valore del canto nella nostra esperienza, dall’Inno delle scolte di Assisi fino alla Mina di La mente torna.

Domenica si comincia la seconda assemblea con Piera, Filippo, Claudia, Alessandro, Marta, Tommaso, Javier, Veronica… ad arricchire ancora il dialogo con bellezza, dolore e la domanda della correzione: «Uno è grato della correzione perché lo rimette sulla strada...», risponde Davide: «Puoi riprendere subito. Questa è la correzione vera tra noi. Persino quando si sottolinea l’errore, dentro c’è il perdono. Chi è autorità tra noi? Chi con la sua stessa presenza testimonia qual è il compito della vita. Il primo compito è che si compia la nostra umanità perché così si compia il disegno di Dio». Nella certezza dell’incontro: «Questo è il metodo cristiano: ti ha messo dentro la nostalgia di Cristo, a questo desiderio ha risposto Lui facendoti incontrare delle persone che ti affascinano. Segui quello che ti ha affascinato. Scommetti su questa intuizione».

Chiude Filippo, di Firenze, chiedendo come «avere Cristo sempre presente?». Davide risponde: «Andiamo via con questa domanda: chi è Cristo? Quando cogli il bisogno che hai dentro le cose belle ti accorgi che questa compagnia ti accompagna sempre. Anche quando le cose vanno come vorresti quello che ti dà gusto è un’eccedenza, è un regalo e allora sei grato».

«Mi ha colpito vedere il frutto di quel lavoro di educazione del senso religioso», racconterà Paola, insegnante di Religione a Monza: «È l’emergere di un soggetto, i ragazzi, per i quali l’incontro fatto non è più la fine, ma l’inizio dell’avventura della verifica, dentro circostanze anche avverse, se Gesù è davvero Colui che compie il desiderio del proprio cuore. È stata evidente, a Cervinia, un’unità di esperienza che, vista la diversità di età, provenienza e sensibilità, ti costringe a chiederti: chi può renderla possibile?».

La chiusura di Alberto non è stata, quindi, una sintesi, ma l’offerta di un cammino insieme: «Il dialogo di questi giorni è l’inizio di un’amicizia tra noi. Abbiamo fatto esperienza del valore della nostra compagnia e della natura del segreto che porta. Don Giussani diceva che la comunità è un “luogo dove dire io con verità”» Anche attraverso dei gesti, proposti e condivisi: il raggio, la caritativa, il fondo comune «gesti che costituiscono la struttura della nostra amicizia e che ci aiutano a introdurci all'esperienza di don Giussani».

C’è spazio, alla fine, per la messa, i frizzi. E per un richiamo: «Torniamo a casa con la domanda: “Chi è Gesù?”, come ha detto Filippo. Don Giussani, poco prima di morire ha salutato la sua “famiglia” e ha voluto cantare Noi non sappiamo chi era. Si è presentato all’Eterno con la domanda su Gesù, che aveva conosciuto, a cui aveva dedicato la vita e che ci aveva fatto conoscere. Cantiamola insieme». Per riprendere il cammino, tornando a casa e ricominciando la scuola: è veramente “una strada bella”!