Il convegno Foe a Loano.

«Originali nella proposta, liberi nella scelta»

A Loano, una tre giorni di lavoro per le scuole paritarie. Dagli interventi di Bernard Scholz, suor Anna Monia Alfieri, Marco Bersanelli e altri, il valore della libertà di istruzione e la necessità di «serrare i ranghi» di fronte alle sfide dell'oggi
Marco Lepore

C’erano oltre 250 persone a Loano, nel savonese, al convegno nazionale dei rappresentanti di scuole paritarie associate a Foe – Cdo Opere Educative. Una “tre giorni”, dal 28 al 30 marzo, nella splendida cornice ligure, fitta di incontri, tavole rotonde e lavori di gruppo, per discutere, in un periodo di grandi incertezze economiche e sociali per le cosiddette scuole “private”, ma con la certezza che l’opera che si porta avanti conviene. A tutti.

Venerdì sera, incontro di apertura: Bernhard Scholz, presidente nazionale CdO, affonda deciso sul titolo del convegno: “Una scuola per crescere. Originale nella proposta, libera nella scelta”. «La scuola deve accompagnare la famiglia nel suo compito educativo», ha detto Scholz: «Ma è importante che la proposta educativa sia chiara ed esplicita. Educare alla libertà e alla responsabilità, questo accompagna la famiglia nel suo compito educativo». Si può affermare qual è il bene del ragazzo, ma se lui non lo scopre in se stesso non si va da nessuna parte. Valorizzare tutta la preoccupazione del genitore ma andare più in là. «Ogni scuola è originale nella proposta perché ogni persona è unica, diversa dall’altra, ma questa diversità aiuta a diventare se stessi. La diversità è un bene per questo».

Il lavoro tra scuole non ha come scopo il costruire modelli replicabili, ha detto ancora Scholz, ma vuole spingere a porsi domande e ad affrontare i problemi. L’unità, allora, sta nello scopo: questa è la sfida educativa. La differenza non è utile quando diventa autoreferenziale, quando non è al servizio dello scopo. Quello che ogni scuola deve servire è la risposta alla domanda: Cosa caratterizza il ragazzo che esce dalla mia scuola? Che senso attribuiamo alla conoscenza? Lo scopo allora, sono i ragazzi, la scuola è uno strumento.

Sabato mattina, l’incontro con due rappresentati di altre associazioni di scuole paritarie. Con alcune in particolare si è instaurata, in Lombardia, un’interessante collaborazione. Come dice Paola Guerin (Foe): «Il rapporto tra le nostre associazioni lombarde è nato per uno scopo comune: un dialogo con politici e istituzioni per far conoscere il valore delle nostre opere e tutelare la libera scelta delle famiglie. Questo lavoro ha portato a un confronto vivace, che ha talvolta dovuto fare i conti con preoccupazioni o sottolineature differenti, ma credo abbia arricchito ciascuno di noi. Abbiamo scoperto che la possibilità del dialogo è la vera risorsa. Un dialogo che dall’ascolto può giungere fino alla possibilità di cambiare idea o posizione. Una vera apertura, il vero desiderio di conoscersi e di conoscere i problemi affrontati insieme, la disponibilità a sottomettere il proprio particolare a ciò che è prioritario per tutti, sono elementi che descrivono il percorso di quest’anno insieme», continua la Guerin.

Suor Anna Monia Alfieri (Fidae, Federazione istituti di attività educative) insiste: «Lavorare insieme costa fatica. Il desiderio di un lavoro comune è grande, ma non poche volte gli interessi particolari o il desiderio di mettere il proprio sigillo sulla parità scolastica prevalgono. Eppure, l'esperienza di quest'anno è stata nuova e molto costruttiva. Risultati? Certamente una maggiore visibilità e possibilità di fare massa critica, soprattutto a livello locale, anche se gli effetti per ora sono modesti. Però il vero valore aggiunto è la scoperta che smarcarsi da un certo individualismo e posizionare la famiglia al centro è conveniente e corrisponde al nostro desiderio più vero. Abbiamo sperimentato che ci occupiamo di un diritto che ci supera; che dietro alle sigle delle associazioni ci sono dei volti, delle persone, con le loro ricchezze e fatiche. E poi l'incontro con la Foe è stato per me un segno e una grande grazia che è arrivata in un momento particolare proprio come risposta al mio bisogno».

Claudio Marcellino (Faes, Associazione famiglia e scuola) aggiunge: «Oggi le sfide educative ci richiamano “serrare i ranghi”, per affrontare più forti i problemi e le opportunità. Ma queste sfide creano anche la possibilità di crescere insieme autenticamente. Insieme si riesce ad avere una prospettiva più ampia, si diventa più equilibrati. Unirsi è una necessità non solo per sopravvivere, ma per crescere. Abbiamo imparato non sono dalla competenza di ciascuno, ma dal rapporto tra noi. Ho capito meglio, ad esempio, cosa significa il mio impegno da laico per l’educazione grazie a suor Anna, per come sempre ci incita a tener viva la tradizione educativa della Chiesa (sostenendo le opere religiose fino a rilevarne la conduzione). Oppure dalla testimonianza di Alberto, genitore di una scuola associata Foe, che ha mostrato come si può vivere la disabilità senza sentirsi sopraffatti».

Conclude Marco Masi, presidente Foe: «Chi è autoreferenziale non educa. Aprirsi agli altri è una necessità, dettata dall'oggetto stesso del nostro operare, che per sua natura ci chiede di essere insieme. Aprirsi alla realtà, infatti, è ciò che insegniamo ai ragazzi, e per farlo, i primi possiamo e dobbiamo essere noi adulti».

L’incontro conclusivo di domenica mattina ha visto la presenza dell’astrofisico Marco Bersanelli, presidente della Fondazione Sacro Cuore: «Essere figli è una dimensione che non ci abbandona mai, neanche quando siamo adulti, perché abbiamo sempre bisogno di qualcuno da seguire e da cui imparare. Quello che la famiglia fa per introdurre, incuriosire i figli alla realtà, è fondamentale, ma arriva fino a un certo punto. La scuola cos’è? È il luogo in cui questo lavoro viene portato avanti, introducendo anche il senso del futuro, della positività che la famiglia non può da sola suscitare. E come lo fa? Attraverso le discipline. Insomma, un’alleanza fra scuola e famiglia si impone come necessità di fatto. La famiglia che sceglie una nostra scuola non sta solo sostenendo l’educazione di suo figlio, è protagonista dell’opera, permette alla scuola di esistere e che esista quella scuola non ha valore solo per il proprio figlio, è un bene per tutto il mondo. È un contributo che va ben oltre la scuola».

Certo, resta ed è fondamentale per la crescita del ragazzo una distinzione di ruoli (uniti nello scopo ma distinti nelle funzioni): come è necessaria tra padre e madre, così è indispensabile tra scuola e famiglia. «Il contributo ideale che le famiglie danno è straordinario», continua Bersanelli: «Aiutarle ad averne coscienza è un compito educativo importantissimo, anche e soprattutto le più “squinternate”. Tutti i genitori hanno un bene ineliminabile per i propri figli, questo bene rimane sempre e comunque e le famiglie sono disponibili ad incontrarsi per il bene del figlio. Mirando all’educazione dei giovani si possono pensare iniziative rivolte ai genitori aprendosi anche al territorio così che il nostro contributo possa essere aperto a tutti e possa diventare un elemento di bene per la società».

È questo che in più occasioni ha sottolineato anche il Papa, indicando alle scuole cattoliche il compito di offrire «una proposta educativa che mira allo sviluppo integrale della persona e che risponde al diritto di tutti di accedere al sapere e alla conoscenza», e a ognuno la responsabilità di «spingersi sino alle periferie dell’esistenza».

Non sono mancati riferimenti alla situazione delle scuole paritarie, grazie agli interventi di Luisa Ribolzi, vicepresidente Anvur, sulla parità in Europa, di Roberto Pasolini, Segretario Comitato Politico Scolastico, sullo stato del Welfare, o del sottosegretario Miur Gabriele Toccafondi sull’urgenza di misure concrete a favore delle paritarie e sul loro contributo favore dell’intero sistema nazionale dell’ istruzione.
Per questo, il convegno di Loano è stato la tappa di un lungo cammino che non potrà non passare, il 10 maggio prossimo, anche da Roma, con il cuore pieno di attesa per ciò che papa Francesco ci dirà per continuare nel lavoro personale e comune.