Firenze.

Dove, più che le risposte, contano le domande

Seconda puntata del diario dalla tre giorni toscana. Non bastano ore passate ad ascoltare professori a parlare di Foscolo. La sera si continua. Perché quello che si è scoperto c'entra con la vita...

Ore 22.00. Piazza santa Maria novella. Quindici ragazzi di Bari, trenta di Viterbo e noi quattro, sempre di Milano. Nessuno si conosceva prima dei Colloqui. E ora parliamo e discutiamo con la passione e l'animo di vecchi amici. Non di calcio, musica o di politica. Ancora di Foscolo e di D'Avenia. D'Avenia? Sì, perché ai Colloqui c'è stato anche D'Avenia. L'insegnante-scrittore che ha conquistato studenti di ogni età e grado con il suo Bianca come il latte, rossa come il sangue.
«Che ne dite di questi due giorni? Vi sono serviti?»: a un certo punto la domanda di Valerio catalizza l'attenzione di tutti. «Più le domande che le risposte», dice uno. «Tanti spunti di ricerca. Ricercare, come ci ha spiegato D'Avenia, significa "girare intorno alle cose" e scrutarle da tutti i punti di vista».
Molti sono stati colpiti dalla spiegazione che lui ha dato dei generi letterari: risposte alle domande dell'uomo. «Il giallo ci dice che la verità esiste, il noir risponde alla domanda su quali sono i limiti dell'umano e quando l'umano scade nel disumano, e il romanzo epistolare? Il romanzo epistolare sono i frammenti di un'anima che si offre a un lettore perché possa comprenderla, abbracciarla... Quella di Foscolo è continua confessione attraverso le lettere. Nell'Ortis ha detto: "Io non so né perché venni al mondo né so chi sono". Foscolo nell'Ortis cerca un "tu" che possa ricomporre il suo animo ma non lo trova: né la madre, né Lorenzo, né Teresa, né il padre, e neanche il Padre con p maiuscola, a cui nel finale rimprovera di non curarsi degli uomini».
A questo punto una ragazzina interviene timidamente: «Ma la cosa bella dei Colloqui è fare il paragone con se stessi. A Foscolo è andata così, ma per me? Ho bisogno di trovarlo io questo tu nella mia vita». Il prof Biondi, prima di D'Avenia, ci ha ricordato proprio che il compito della poesia è di farci sentire di più domande che a volte mettiamo a tacere: «Noi oggi vogliamo allontanare la morte, mentre Foscolo ci mette davanti a una necessita in eludibile». «D'altra parte quello che meglio abbiamo scoperto oggi di questo grande poeta é che non vuole lasciati quieto».
Poi un ragazzo, un po' sconsolato: «Domani torniamo alle nostre case, scuole paesi, rivedremo i soliti compagni e i soliti professori, questa ricerca puó continuare?».
Dopo qualche attimo di silenzio interviene Nicola, di Bari, (che odiava il latino ma dopo l'incontro con una professoressa ha capito che imparare la lingua serve a comunicare meglio i significati della vita e allora ha deciso di fare lettere l'anno prossimo in università) e dice: «È vero, ma vedere uno come D'Avenia mi fa venire il desiderio di trovare uno così anche ad Altamura».
Anche stasera abbiamo fatto quasi mezzanotte. Tornando in ostello ci guardiamo stupiti. «Di solito la sera si stacca la spina», sussurra Francesca. «Ma da dove è saltata fuori questa passione?».
Jacopo, Elena, Francesca, Daniele