Un momento del gioco.

I Cavalieri alla ricerca del Sacro Graal

Idroscalo di Milano. Il 9 giugno oltre 630 ragazzi delle scuole medie hanno festeggiato insieme. Giochi, sfide, messa conclusiva. E la scoperta di chi l'ha organizzata: «un gesto così è segno di un'unità sempre più grande»
Alessandra Montorfano

Ho ancora nelle orecchie le urla degli inni e i negli occhi i volti dei “miei” Cavalieri (esperienza cattolica dei ragazzi delle scuole medie inferiori, ndr) eccitati e sudati per le sfide all’ultimo sangue affrontate domenica 9 giugno nella grande giornata di fine anno “Excalibur” che si è svolta all’Idroscalo per oltre 630 ragazzi delle medie provenienti da tutta la Lombardia. Difficile raccontare bene cosa è successo, ma una sovrabbondanza di Bellezza non può non essere condivisa.

Premetto che sono “nuova” tra gli adulti che seguono l’esperienza dei Cavalieri e quindi tutto è nuovo per me quest’anno e fonte di stupore, nonostante i miei figli più grandi siano cresciuti dentro questa esperienza educativa. Come tutte le mamme di questo mondo, però, sono arrivata piuttosto sfinita alla fine dell’anno scolastico e quasi un po’ scettica sull’opportunità di proporre ai nostri ragazzi un ennesimo gesto così impegnativo sotto molti punti di vista.

Quello che, però, ha sciolto ogni mia resistenza è stato un fascino suscitato in me dall’intensità di rapporto che ho visto tra coloro che avevano ideato la proposta. Don Marcello ci ha scritto: «Il solo fatto di proporre un gesto così è segno dello sbocciare di un’unità sempre più grande tra noi, frutto del fatto che, pur con tutti i nostri limiti, cerchiamo di seguire don Carròn e quindi il carisma che Dio ha donato a Giussani. È quindi un gesto di ringraziamento a Cristo. Invitare i ragazzi ad “Excalibur” dunque significa desiderare che sia per loro evidente un orizzonte che è ben più grande del gruppetto che fanno con noi». Questo desiderio era assolutamente anche il mio e quindi sono andata a vedere con 60 ragazzi dei Cavalieri di Sobieski di Buccinasco! Il tema della giornata era “Solo in grammatica ‘Uomo’ è un nome comune...” che, tra l'altro, è la frase che un ragazzino ha scritto in un tema parlando della sua esperienza.

Siamo arrivati all'Idroscalo, quindi, come "uomini comuni" e, divisi in gruppi di 15, durante la prima parte del gioco abbiamo sostenuto delle prove utili a trasformarci in “uomini non comuni” (“assetati di verità”, “forti nel difenderla” e “coraggiosi nel testimoniarla”, come recita la preghiera che, seguendo la regola, ogni cavaliere recita quotidianamente). I piccoli gruppetti sono poi confluiti in quattro grandi squadre miste (i ragazzi non si conoscevano tra di loro!) che si sono cimentate in ulteriori avventure (giochi di velocità, guerre con bombe d’acqua e fango, degne delle migliori battaglie) fino allo spettacolo della sfida finale sulle acque dell’Idroscalo: quattro equipaggi di ragazze e altrettanti di ragazzi hanno pagaiato sulle Dragon boats al ritmo dei tamburi dei loro capitani. Sotto un cielo sempre più minaccioso, ma che, ascoltando i nostri Gloria, non ci ha impedito di giungere alla fine del pomeriggio, il nostro scopo finale era la conquista del Sacro Graal ed il possesso di Excalibur.

Dove abbiamo visto con i nostri occhi il Sacro Graal? Sull’altare attorno al quale abbiamo celebrato la messa conclusiva, segno evidente dell’Origine di quell’unità – altrimenti impensabile - che avevamo gustato tutto il pomeriggio. L’unità tra 630 ragazzi radunati da diverse scuole e paesi della Lombardia non sarebbe possibile se non ci fosse un’unità tra gli adulti che li guidano, miracolo ai loro stessi occhi.