Imu, Tasi e paritarie: ma alla fine chi paga?

Il 26 giugno il Ministero dell'Economia ha approvato un decreto per regolare il pagamento delle imposte per gli enti "non commerciali", dipanando le incertezze riguardo agli istituti paritari non statali. Un passo avanti per il mondo dell'istruzione
Pierluigi Castagneto

Fino a pochi giorni fa il pagamento di Imu e Tasi, la nuova tassa sui “servizi indivisibili” (polizia locale, protezione civile, viabilità e circolazione stradale, illuminazione pubblica...), aveva allarmato non poco gli enti gestori delle scuole paritarie italiane. Quanto avrebbero dovuto pagare? Di quanto sarebbero aumentate le rette? Ora, con il decreto 26 giugno 2014 “Approvazione del modello di dichiarazione dell'Imu e della Tasi per gli enti non commerciali”, il Ministero dell’Economia (Mef) ha fatto chiarezza su chi e cosa si dovrà pagare, anche se non tutti potranno godere delle esenzioni.

Secondo le nuove direttive, non saranno tassate le scuole paritarie rette da enti “non commerciali”, che abbiano i requisiti per accogliere i disabili e che non ”esercitino discriminazioni” nell’accettazione degli alunni. Il punto da chiarire resta la definizione di ente “non commerciale” introdotta dal Governo Monti per adeguarsi alla legislazione europea. Allora si stabilì che erano “enti non commerciali”, e quindi esenti dal pagamento dell’Imu, quelli che svolgevano l’attività “a titolo gratuito, ovvero dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio”. Conseguenza: tutti pensarono che nessuna scuola paritaria fosse esente, perché nessuno offriva il servizio a “titolo gratuito” e certo le rette non erano un “importo simbolico”.

La suspance durò alcuni mesi, ma poi, il Governo ha fatto chiarezza.Sarebbe stato considerato un ente “non commerciale” quella scuola le cui rette non arrivano a superare quello che lo Stato mediamente spende per l’educazione di uno studente della scuola statale. Molti gestori tirarono un sospiro di sollievo, visto che la cifra è molto più alta rispetto a quella per gli studenti delle paritarie. Oggi, dopo un anno e mezzo, il decreto appena pubblicato detta cifre molto chiare, basandosi sui dati dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Il costo medio annuale per studente nella Scuola dell’Infanzia è di 5.739,17 €, per la primaria 6.634,15 €, mentre la soglia è stabilita a 6.835,85 € per la secondaria di primo grado (ex medie) e 6.914,31 € per le superiori. Dati ufficiali, e non più indicatori statistici, che permettono un reale confronto economico tra scuola statale e non statale. E i numeri parlano chiaro: le scuole paritarie costano allo Stato molto meno di quelle statali.

Se per molti istituti scolastici arriva il sereno, non si può dire lo stesso, però, per le cooperative sociali che gestiscono scuole paritarie, dal momento che non sono esenti dal pagamento. Il problema sta nel fatto che le coop non sono considerate enti “no profit” per cui non sono riconosciute come enti “non commerciali”. Una vera e propria contraddizione in quanto spesso sono proprio le cooperative ad essere in prima fila nel settore che offre servizi senza scopo di lucro. A conti fatti, quindi, l’ottimismo generato dal decreto, è stato smorzato dal fatto che in Italia circa quattrocento scuole paritarie gestite da cooperative sociali saranno tenute a pagare le tasse comunali.

Con un comunicato, Agesc, CdO, Opere Educative-Foe, Fidae e Fism, hanno apprezzato il lavoro del Mef, perché ha utilizzato per la prima volta la “Spesa Annuale per studente distinta per livello d’istruzione”. Riconoscendo di fatto che le scuole paritarie, dal momento che offrono un ottimo rapporto “qualità - prezzo” , risultano essere realtà virtuose agli occhi dello Stato, ottenendo così le esenzioni fiscali. In altre parole, il decreto del Ministero riconosce «il grande valore che le scuole paritarie rappresentano per tutta la comunità, anche sotto il profilo economico».

Si sottolinea però che «a fronte di un costo medio per studente di scuola statale pari a 6.882,78 € (calcolato per difetto, riguardando sostanzialmente solo le spese correnti del Miur e ignorando tutte le altre voci che concorrono a formare il finanziamento pubblico della scuola statale), alle scuole paritarie, che accolgono più di un milione di alunni, lo Stato dà mediamente meno di 500 € ad alunno».

Il divario tra le due cifre non è certo da poco, ma un passo avanti per colmare questa differenza oggi è stato fatto, perché individuare un costo standard può finalmente aiutare a riconoscere un’autonomia delle scuole. Provvedimenti che lasciano ben sperare e che sembrano aprire la strada per una vera e propria parità.