Se l'albero si riconosce dai frutti

Una classifica delle migliori scuole secondarie italiane. Famiglie e professori potranno accedere alla nuova piattaforma messa a disposizione dalla Fondazione Giovanni Agnelli. Tante le variabili in campo. E non è solo questione di prestigio
Paola Ronconi

L’albero si riconosce dai frutti. È questo il metodo usato dalla Fondazione Giovanni Agnelli per stilare una sorta di classifica delle scuole secondarie di secondo grado nel nostro Paese. E per farlo, le hanno giudicate dalla loro capacità di preparare gli studenti al percorso universitario, andando ad analizzare i risultati del primo anno in ateneo. Un aiuto per chi, a gennaio, dovrà scegliere la scuola superiore. Sotto la lente voti degli esami, tempo impiegato nel superarli, crediti acquisiti, percentuali di abbandono e altri dati di 700mila studenti immatricolati tra il 2009 e il 2012.

Per conoscere i risultati della ricerca, la Fondazione Agnelli ha messo a disposizione una piattaforma (www.eduscopio.it) con due indirizzi: vi possono accedere studenti di terza media (e le relative famiglie), ma anche insegnanti e dirigenti scolastici, che possono trarne informazioni importanti per cogliere punti deboli e di forza delle loro scuole.

Vengono analizzati licei classici e scientifici, linguistici, istituti tecnici e di scienze umane. Il confronto è tra scuole dello stesso indirizzo all’interno di in un raggio d’azione di (massimo) una trentina di chilometri dalla residenza di chi effettua la ricerca. Grandi assenti, i professionali: troppo pochi, infatti, gli studenti che dopo questo percorso scolastico decidono di iscriversi all’università per poter avere un campione statistico sufficiente. Per questi, sarebbe necessario poter valutare gli esiti occupazionali.

Certo, bisogna poi tenere presente delle variabili che i numeri non possono considerare, come il bacino di utenza, il retroterra economico e culturale della popolazione scolastica che ciascun istituto ha...

Nella classifica ogni istituto ottiene un indice FGA (il massimo è 100). Veniamo a sapere così che oltre al noto, triste divario nord-sud, è il Majorana di Desio tra i licei classici, quello col più alto punteggio d’Italia: 96,92. Per gli scientifici è Morbegno (Sondrio) che si aggiudica il primato grazie al liceo Nervi. Oppure è l’istituto tecnico con indirizzo tecnologico Marie Curie di Pergine Valsugana in provincia di Trento (95,63), a preparare agli studi universitari meglio di molti licei del Paese.

Ma un altro dato è interessante: tra i trenta migliori licei scientifici d'Italia, appaiono anche istituti paritari, tra cui il Sacro Cuore di Milano, il Don Carlo Gnocchi di Carate Brianza e la Nuova Scuola di Pesaro. Per quanto riguarda i licei classici, tra i primi venti ricompaiono Sacro Cuore e Don Gnocchi. Rimanendo sempre nell'area scientifica, se consideriamo la sola area di Milano (in un raggio di 30 km), oltre a Sacro Cuore e Don Gnocchi, è presente in buona posizione anche il liceo paritario Alexis Carrel.

Una classifica evidentemente va presa per quello che è, con tutte le cautele del caso, ma non è solo questione di prestigio. Può essere utile per capire dove un istituto deve indirizzare le proprie energie: se vedo, ad esempio, che i ragazzi che escono dalla mia scuola si iscrivono all’università, conseguono gli esami ottenendo tutti i crediti ma mantenendo una media bassa, posso lavorare, al liceo, su come insegnare un metodo di studio. Stessa cosa se non conseguono gli esami previsti per il primo anno.

Anna Maria Frigerio è preside del liceo scientifico e del classico del Sacro Cuore di Milano: «Indubbiamente un po’ di orgoglio c’è, ma è un orgoglio commosso, in quanto si vede riconosciuto un lavoro sulla qualità, piuttosto che sulla quantità». Si spiega: «Cosa è successo nel panorama scolastico italiano da almeno venti anni? Finita la buriana ideologica, la scuola seria si è ripiegata sulla quantità, sul volume di sapere che vuole trasmettere ai ragazzi. Che è indubbiamente una buona cosa, ma l’ha fatto rinunciando un po’ alla ricerca del senso, per paura di essere tacciata come ideologica. Ma un ragazzo ha bisogno di qualcuno che lo accompagni a discernere all’interno della quantità delle informazioni, a leggere il senso di quei dati. Noi questo lavoro tentiamo di farlo perché ciò che mortifica uno studente è non capire perché studia».

Franco Viganò ha guidato il Don Gnocchi di Carate Brianza fino a settembre. «Ma essendo che i dati su cui si basa la ricerca riguardano gli anni passati...». Secondo lui «questa ricerca si basa su indici molti limitati, però ha il vantaggio di essere obiettiva, tangibile». E ne può trarre due considerazioni. Uno: «Io credo che il valore di una scuola non sia dato dal successo negli studi universitari dei suoi studenti, però questa ricerca ci dice che se si trasmette il sapere e si insegna a cercarne il significato, si finisce per aiutare ad andare bene all’università». Due: «Una scuola paritaria, rispetto alla statale, ha il vantaggio di poter scegliere gli insegnanti. Da questo punto di vista, dovremmo anzi essere molto meglio in classifica... Le scuole paritarie sono penalizzate dalla politica perché lo Stato non dà una lira, però se lo devono anche meritare. Poi conoscendo molto bene i presidi di scuole statali, posso dire che le paritarie possono permettersi di spendere bene quei pochi soldi che hanno».