Il Collegio Rosmini di Stresa.

Quel filo (inaspettato) tra Rebora e la vita

Tre giorni di studio trasformati in una riconquista. Un gruppo di ragazzi e insegnanti sono andati al Collegio Rosmini per verificare la provocazione di Giussani. Il ritorno? Un'esplosione di interesse. Anche grazie a quel poeta "nuovo"...

A Stresa, nell’affascinante scenario che offre il Collegio Rosmini, proprio davanti al Lago Maggiore e alle Isole Borromee, un gruppo di studenti di Abbiategrasso e Magenta ha vissuto tre giorni di studio insieme. È stata un'esperienza entusiasmante, come ogni volta in cui si scopre che il cristianesimo risponde ad un bisogno reale, un'urgenza posta dalla vita. È accaduto questo, dal 1 al 3 maggio: lo studio è stata l’occasione per verificare che Cristo, come diceva don Giussani, c’entra con la matematica, con ogni materia scolastica. E c’entra perché è reale. Studiando insieme, imparando gli uni dagli altri, o mettendosi a servizio, come abbiamo fatto noi insegnanti, tutti abbiamo capito un po' di più che ci interessano lo studio e la realtà perché facciamo esperienza del rapporto con Cristo.

È stato evidente quando ci è accaduto qualcosa che non ci saremmo aspettati. Al Collegio Rosmini è sepolto Clemente Rebora, che trascorse qui gli ultimi e dolorosi anni della sua vita. Non sapevamo che tra i rosminiani vi fosse fratel Ezio Viola, che ha assistito Rebora, e a cui il poeta ha dettato alcune sue poesie. Quando lo abbiamo scoperto siamo andati a cercarlo, e gli abbiamo chiesto di raccontarci. Lui, schivo, all’inizio non avrebbe voluto: più volte ha ripetuto che noi ne sapevamo di più. Ma alla fine, per la nostra insistenza, ha accettato.

Domenica, dopo la messa, siamo andati alla tomba di Rebora: fratel Ezio ci ha raccontato del poeta, ha recitato a memoria Il pioppo, Dall’immagine tesa e Il notturno. E ha ricordato il giorno in cui don Giussani venne a Stresa, nel 1985, a parlare di Rebora e della sua poesia, che amava molto.

Un incontro inaspettato, che ci ha coinvolti e commossi tutti. Gli studenti non avevano mai sentito parlare di Rebora, ma sono rimasti lì ad ascoltare, incollati ad un uomo che testimoniava il valore del cuore dell’uomo. Così, è risultato evidente che non è per un amore alla poesia che ci eravamo messi ad ascoltare, ma per l’esperienza di autenticità della vita che stavamo facendo insieme. Nell’incontro con fratel Ezio Viola è scattata una curiosità, è esploso un interesse perché avevamo messo in gioco la vita. Tanto che l’incontro con fratel Viola è diventato per tutti un riferimento. Questo ci è successo in quei tre giorni: non un particolare gusto letterario, ma il desiderio di gustare tutto della vita.

Gianni, Abbiategrasso