François-Xavier Bellamy

Paritarie: il seme che già c'è

A Pacengo di Lazise l'annuale appuntamento di CdO-Opere educative ha radunato, a fine febbraio, 370 tra gestori e dirigenti di scuole non statali. Tre giorni dialogo a tutto campo, dalla libertà di educazione all'integrazione fra culture
Marco Lepore

"Dal seme, i frutti. Servire la crescita della persona": questo il titolo del convegno nazionale di CdO-Opere educative tra il 24 e il 26 febbraio, che ha radunato a Pacengo di Lazise, nel Gardesano, 370 tra gestori, amministratori e dirigenti di scuole paritarie italiane e non solo. Una kermesse che si è aperta il venerdì sera con un saluto del sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi, che proprio sul tema delle necessità e dei problemi delle scuole paritarie ha voluto innanzitutto richiamare la platea a partire sempre dai fatti. A suo parere, se è vero che la strada da percorrere per una vera parità è ancora lunga, è altrettanto vero che in questi ultimi mesi sono stati fatti passi importanti, che sembrano prefigurare finalmente una svolta anche di natura culturale.

A seguire, un incontro di inizio-convegno subito molto stimolante, attraverso il dialogo fra il presidente di CdO-Opere Educative, l'avvocato Marco Masi, e Andrea Simoncini, ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Firenze. Simoncini ha sottolineato la necessità di smascherare una menzogna, da tempo accettata come verità da tutti, secondo cui la difesa della libertà di educazione sarebbe una rivendicazione “confessionale” propria dei cattolici e della Chiesa: «Niente di più falso, visto che i "sacri testi" delle varie dichiarazioni dei diritti umani degli ultimi settant'anni sono unanimemente chiarissimi: è diritto dei genitori l'educazione dei figli e lo Stato, se interviene in questo campo, non può mai prevaricare questo diritto di libertà originario». Quindi il soggetto umano, quando è certo della propria identità di essere libero, non deve chiedere permessi o privilegi per esercitare la libertà di educare, «ma semplicemente essere fedele a se stesso». E questa è la vera difesa della libertà di tutti. Questo non esclude che si possano migliorare le condizioni giuridiche o istituzionali generali. Anzi. Ma deve essere l'effetto di un soggetto vivo in azione.

Ancora, un dialogo tra Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Stefano Colli Lanzi, amministratore delegato di Gi Group, e Ignacio de los Reyes, direttore esecutivo di "Be Education" a Madrid. L'incontro ha messo in discussione l'idea, diffusa in America, di scuola "funzionalista", ovvero tutta volta a rispondere alle esigenze delle industrie nei vari periodi. Secondo i relatori, la scuola così concepita facilita la frantumazione della persona e la spersonalizzazione, tutto al servizio di una certa idea di efficienza. Ma ridurre la persona alle funzioni che deve ricoprire non può che indurre la depressione. E uno che lavora, non sarà più in grado di reggere alla logica produttiva. La sfida di oggi, al contrario, è creare lavoro come frutto di una personalità pienamente sviluppata, che tenga conto di tutto il suo umano. Tradotto, significa favorire la crescita delle personalità dei giovani, consolidando anche la loro dimensione "affettiva". Per essere all'altezza della sfida, hanno concordato tutti, serve scoprire come educare la personalità, in tutti i suoi aspetti, fino a proporre le discipline senza censure e in modo unitario. Si tratta di un impegno forte, anche verso la nascita di competenze nuove. Solo così la scuola non sarà più una scuola ghetto, come invece, spesso, appare oggi. E non succederà più che ci siano giovani che non trovano lavoro, e lavori disponibili che non trovano giovani maturi e pronti.

A conclusione della giornata di sabato, sono state presentate alcune testimonianze sulla collaborazione tra scuole, sia in Italia che in Spagna, a documentazione della possibilità, quando si è accomunati da un reale desiderio di bene nei confronti delle giovani generazioni, di lavorare insieme pur essendo “concorrenti”, fino al punto di realizzare proposte comuni o addirittura di arrivare a delle fusioni per offrire percorsi educativi più efficaci.

Molto apprezzati e partecipati anche i tanti workshop, momenti di lavoro che hanno permesso ai gestori un approfondimento su diversi aspetti di rilievo per le scuole paritarie oggi (alternanza, comunicazione, innovazione tecnologica, bilancio sociale, welfare aziendale, ruolo dei rettori, dati demografici) e un confronto sulle modalità per affrontarli.

Ha chiuso l’evento un importante incontro con François-Xavier Bellamy, professore di filosofia in un liceo di Parigi e autore di I diseredati ovvero l’urgenza di trasmettere, un libro che in Francia ha risvegliato un importante dibattito sull’educazione, e Silvio Guerra, preside del liceo Charles de Foucauld nella Capitale francese.

Entrambi hanno sottolineato la profonda crisi di identità che, soprattutto nel periodo storico che stiamo attraversando, priva i giovani (sempre più provenienti da Paesi e culture diverse) di una ragione per cui impegnarsi, portando anche a esplosioni di violenza. «A questi giovani è stata tolta un’eredità culturale e con essa un adeguato orizzonte di significato, a favore di un tecnicismo nozionistico», ha detto Bellamy. Per questo, la sfida più urgente è oggi consegnare le parole per costruire un humus in cui la persona possa fiorire, aprire i ragazzi alla libertà, offrendo loro qualcosa per cui possano spendere la vita con generosità.

È questo, in definitiva, il compito col quale ci si è salutati al termine del convegno: continuare a lavorare insieme e a sostenersi per far crescere, ognuno nel proprio ambito, quel seme che è già dentro ogni uomo: quello dello stupore di fronte alla realtà, del desiderio di conoscerla, dell’impeto di portare il proprio contributo perché quello che si incontra possa compiersi per il bene di tutti. Un compito arduo e affascinante, di cui il nostro Paese e i nostri giovani, oggi più che mai, hanno bisogno.