A sinistra, Tat'jana Kasatkina.

Insegnanti, si torna ad imparare

Una manciata di giornate a fine luglio nella cornice degli Appennini modenesi. Una quarantina di insegnanti da tutta Italia hanno seguito le lezioni della filologa russa Tat'jana Kasatkina. Molto più di un corso di aggiornamento
Gianni Mereghetti

Ho partecipato assieme ad una quarantina di insegnanti alla "Summer School" con Tat'jana Kasatkina su "Introduzione alla lettura analitico-sintetica delle opere letterarie", voluta e organizzata da Diesse Emilia-Romagna, da Diesse - Le botteghe dell'insegnare, e dalle scuole Sant'Orsola di Roma, San Carlo di Como e La Traccia di Calcinate, in provincia di Bergamo.

La Summer School ha avuto come contesto il meraviglioso paesaggio degli Appennini modenesi, Poggioraso, nelle vicinanze di Sestola, ed è stata una iniziativa che ha sorpreso in primo luogo me, abituato ad anni e anni di aggiornamento e, quindi, in un modo o nell'altro, assuefatto ad una pratica di trasmissione di conoscenze che avviene spesso dentro una buona intenzione di rinnovarsi. Invece a Poggioraso mi sono trovato di fronte ad una proposta radicalmente nuova e affascinante.

Quello che la professoressa Kasatkina ha iniziato con noi è stato un lavoro sul testo, in questo caso un testo preciso, Le memorie del sottosuolo di Dostoevskij, ma non per fermarsi al testo, bensì per imparare un metodo: ascoltare, capire, comprendere la realtà che ci viene incontro.

Questa è la novità che mi ha sorpreso e preso, la provocazione a staccarsi dalle pre-comprensioni che pur si hanno per aprirsi al testo, per ascoltare l'autore, per lasciare che ci parli. Io che vengo da una lunga tradizione di interpretazioni cristiane dei testi sto imparando, alla fine della mia vita, un approccio nuovo, che ha dentro una grande promessa, quella di comprendere a fondo la realtà, di scoprirne tutti i livelli. E per far questo bisogna andare oltre l'apparenza, alla presunzione che spesso cova in noi di pensare d'aver capito.

La professoressa Kasatkina ci ha insegnato questo metodo con un lavoro, la nostra lettura del testo di Dostoievskij, i seminari in cui abbiamo messo in gioco domande e impressioni, una lezione giornaliera in cui lei ha puntualizzato il lavoro e rilanciato ulteriori approfondimenti. E a riprova della bontà di questo metodo ci ha fatto vedere come funzioni anche nell'affronto di un film: abbiamo visto insieme Dancer in the Dark e lo abbiamo giudicato insieme, scoprendo di non averlo capito e di doverlo quindi rivedere.

Ciò che maggiormente mi ha colpito in questo nuovo modo di aggiornarsi è che la prima a imparare è stata proprio la professoressa Kasatkina, non riversando su di noi le sue conoscenze, ma ascoltando lei per prima, tanto che ogni nostra osservazione diventava per lei occasione per approfondire il suo rapporto con il testo, per sorprendersi di qualcosa che non aveva ancora colto e che le si svelava d'improvviso.

Quella di quei giorni a Poggioraso è una scuola vera, un luogo dove ciò che c'è in gioco è il modo di usare la ragione, se siamo ancora capaci di quell'apertura di cui è costituita. Un testo letterario, come qualsiasi fatto che accade, è una verifica di come stiamo di fronte alla vita, se siamo aperti a quello che la realtà ci dice o se difendiamo il già saputo. In fondo ognuno di noi è "uomo del sottosuolo", e occorre decidere se continuare a nascondersi o uscire all'aperto per iniziare il cammino a cui chiama la realtà.

In quei giorni non non abbiamo partecipato a un nuovo modo di aggiornarci: molto di piu, abbiamo cominciato a capire quanto abbiamo bisogno di imparare ad insegnare. E questo ha delle prospettive che si avvertono interessanti e travolgenti, tutte da afferrare e vivere.