Quando dagli occhi scompare l'indifferenza

Costantina dà ripetizioni nel centro di aiuto allo studio Portofranco di Siracusa. Una delle prime volte conosce Martina, ragazza africana senza il padre, con uno sguardo «stanco e assente». Ecco, dopo mesi di lezioni insieme, cosa è nato da quel rapporto

Solo ora capisco che l’incontro con Jole, quel pomeriggio di gennaio, aveva un significato molto più profondo di quello che al momento avevo colto. Quel giorno mi ha chiesto di prendere parte alle attività di Portofranco, un centro di aiuto allo studio. Ed io, senza esitare, le ho detto di sì con entusiasmo.
Mi ha chiamata ad un compito al quale non potevo sottrarmi: aiutare i ragazzi a studiare. Che esperienza meravigliosa per una come me che non si è mai seduta dietro una cattedra e che per anni ha svolto un lavoro tra i più lontani dall’insegnamento. Jole non lo sapeva (o forse lo sapeva e non me lo ha detto) ma mi stava offrendo una possibilità che avevo sempre voluto avere: dare a dei ragazzi il mio impegno e la mia energia per costruire qualcosa di buono. È come se avesse capito la voglia che avevo di mettermi a disposizione degli altri e questi altri erano degli adolescenti (come lo era stato mio figlio, oggi studente universitario) ai quali serviva quella spinta in più per innamorarsi dello studio.
Tutti i ragazzi che vengono a Portofranco, all’inizio timidi ed impacciati, si sentono presto a loro agio perché avvertono di essere accettati incondizionatamente e capiscono che quegli insegnanti sono lì per loro, senza chiedere nulla in cambio. I ragazzi non si sentono giudicati, ma ascoltati, rispettati nella loro individualità.
Quando ho conosciuto Martina mi sono resa conto che, nonostante i miei capelli grigi, avevo ancora tante cose da imparare. Ci siamo iniziati a conoscere con una lezione di inglese. Aveva un’aria stanca e assente. Ho provato a coinvolgerla chiedendole se non trovava stimolante il fatto che stavamo imparando insieme delle espressioni in una lingua diversa, l’inglese, che è una lingua indispensabile oggi per comunicare, per conoscere un’altra cultura, per lavorare. Mi ha detto che per lei era indifferente, con un’espressione negli occhi che mi ha colpito. Martina viene da un paese dell’Africa, da piccolissima ha perso il papà, la mamma lavora e mantiene lei e i suoi 4 fratelli. Forse i suoi occhi hanno visto ben poche di quelle cose che ti fanno venire la voglia di conoscere il mondo, altre culture e di correre incontro al futuro con slancio ed entusiasmo. Stavo così male per lei che ho sentito il bisogno di parlarne con mio marito, perché è inaccettabile che i giovani, qualunque sia la loro realtà, non abbiano negli occhi la speranza. Hanno il diritto di sperare. Hanno il dovere di sperare.
Intorno a lei, con un’intesa tacita e solida, si è stretto l’impegno di tutti. Carmela, un’altra insegnante, la accoglie a casa sua di pomeriggio per farla studiare perché a casa di Martina non c’è tanto spazio, né la tranquillità per concentrarsi. Jole la segue costantemente e ha iniziato un rapporto con la mamma. Si informa della loro salute e li assiste in tutti i modi, discretamente, come sa fare lei.
Enzo è riuscito a raccogliere una discreta somma di denaro da assegnare agli studenti che dai brutti voti del primo quadrimestre sono riusciti a raggiungere a fine anno una buona media. Martina ha ricevuto il primo premio. Qualche settimana fa ho iniziato con lei una lezione di diritto. Mi ha fatto tante domande sulla Costituzione italiana, domande davvero intelligenti. Non ha più quell’espressione di indifferenza. Le ho chiesto: «Ti piace tutto quello di cui stiamo parlando?». Mi ha risposto: «Sì, molto».
Le cose belle camminano e così a Catania un gruppo che si chiama Studio insieme ci ha contattato per conoscere la nostra esperienza. Per noi insegnanti, grazie a questo rapporto di reciprocità con loro, c’è la fantastica opportunità di ampliare i nostri orizzonti, alla ricerca di un senso più profondo della nostra vita.
Costantina, Siracusa