Un momento dell'incontro.

OLIVER TWIST «Speriamo che in Italia ne sorgano altre»

Un convegno sulla formazione professionale richiama a Como il ministro Gelmini e Lester Salamon, esperto di sussidiarietà della Johns Hopkins University. Protagonista ancora Cometa, dove «s'insegna una nuova cultura del lavoro»
Paola Bergamini

Oltre quattrocento persone si sono date appuntamento a Como il 9 novembre al convegno “Istruzione e formazione professionale: il caso scuola Oliver Twist. Educarsi per educare”, promosso da Fondazione Oliver Twist, Fondazione Cometa e Fondazione per la Sussidiarietà. Un pubblico composto da rappresentanti istituzionali - Parlamento, Regione e Provincia e diversi Comuni -, da presidi di scuole pubbliche e private, ma anche di insegnanti e genitori, ha riempito l’auditorium della scuola, sorta all’interno dell’esperienza di accoglienza di Cometa e che ha aperto i battenti lo scorso 19 novembre (Tracce, n.9, 2009). «Questa scuola è un successo per tanti fattori», ha commentato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. «Uno è importante: l’ingresso nel mondo del lavoro è agevolato, cioè il tempo di transizione è notevolmente ridotto. Speriamo che in Italia ne sorgano altre». Un convegno che è stato un punto di partenza per lo sviluppo di un percorso per comprendere il valore unico dell’esperienza educativa della “Scuola Oliver Twist” dentro il panorama della formazione professionale. Oltre al ministro, relatori come Lester Salamon, docente alla Johns Hopkins University (Tracce, n 7, 2009), Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Gianni Rossoni, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della regione Lombardia, e altri studiosi hanno documentato, dati alla mano, la valenza educativa di esperienze come questa.
Ad Alessandro Mele, direttore di Cometa, a fine convegno, abbiamo chiesto quali sono gli elementi fondamentali che sono emersi. «Sta nascendo qualcosa di nuovo e significativo in campo educativo: una rivalutazione della formazione professione che non può più essere vista come scelta residuale da parte di scuola e famiglia. Anzi. Durante la proiezione del video degli stage dei nostri alunni in azienda, è emerso chiaramente che la loro presenza è stata di stimolo per cambiare il clima aziendale. Si può guardare al proprio futuro lavorativo in maniera diversa se vedi ragazzi interessati, che hanno voglia di imparare il tuo mestiere. Come alcuni imprenditori hanno sottolineato: in Cometa si insegna una cultura del lavoro, dentro un percorso in cui investire il proprio tempo. In questo senso Vittadini ha documentato, attraverso dati di ricerca forniti dalle aziende dove i ragazzi trovano lavoro, che gli alunni della “Scuola Oliver Twist” hanno la stessa preparazione dei loro coetanei della scuola pubblica, ma “costano” poco più della metà. Un secondo aspetto importante è che questa scuola nasce da famiglie, quindi ha una natura diversa rispetto ad altre scuole. All’origine c’è la famiglia, un luogo cioè che c’è, in cui puoi sempre tornare. L’educazione poggia su questa solidità familiare. Questo vale per i ragazzi, ma anche per gli educatori, i docenti, i genitori dei nostri alunni. C’è inoltre un dato che il professor Salamon ha evidenziato e che mi ha colpito per il valore civile che assume: il nostro è un caso esemplare di intervento pubblico, privato e non profit. Ha sottolineato che bisogna educare le persone a assumersi le proprie responsabilità, esattamente come avviene in Cometa». Impressione finale? «Una maggiore consapevolezza di essere dentro un’esperienza che è un bene per tutti. Dentro la fatica quotidiana ci sono risultati che incoraggiano ad andare avanti».
Alla fine del convegno tanti professori e presidi hanno chiesto di poter ricevere le slides proiettate e gli atti del convegno. La Cometa ha lasciato la scia…