Un mosaico raffigurante l'imperatore Costantino.

Da Roma una lezione di libertà

Quest'anno Diesse propone un approfondimento sul grande imperatore. L'occasione? L'anniversario dell'Editto di Milano, che aprì «la strada a un nuovo rapporto tra il potere politico e i cittadini». E rivoluzionò l'idea di religione
Emanuele Ranzani

Perché ricordare oggi l’Editto di Milano? «Quasi tutti gli anni identifichiamo un evento storico importante per la nostra tradizione e lo proponiamo agli studenti con numerosi approfondimenti». A parlare è Mariella Ferrante, presidente di Diesse Lombardia (Didattica e innovazione scolastica), un’associazione di insegnanti che lavorano in scuole di ogni ordine e grado.
«Questa volta la scelta è caduta su Costantino. Innanzitutto perché l’anniversario dell’Editto cade proprio quest’anno». Il ventaglio di ricorrenze del 2013 è molto ampio. Il bicentenario della nascita di Verdi e di Wagner, i trent’anni della nascita di internet, lo sbarco degli alleati in Sicilia nel luglio del 1943... Ma Diesse ha scelto questo anche «per far conoscere dei fatti che sono spesso trascurati dai programmi. E soprattutto per far vedere come Costantino ha dato il via, in maniera anche inconsapevole, ad un periodo di libertà religiosa che dura ancora oggi».

Alcuni prof hanno lavorato su questo tema durante tutto l’anno scorso, accompagnati da un team di docenti universitari, arrivando a preparare alcuni strumenti da offrire agli alunni secondo le diverse fasce d’età. Agli studenti delle scuole primarie è stato consegnato un gioco didattico, “Sulle tracce di Costantino”, attraverso cui i più piccoli possono prendere familiarità con le vicende dell’imperatore romano e scoprire la “novità storica” dell’Editto di Milano. Per gli alunni delle medie e del liceo è stato preparato un volumetto dal titolo: Costantino. 313 – 2013: storia di una nuova libertà.

«I fatti storici che ripercorriamo in questo testo servono a far capire che un evento, pur accaduto secoli fa, non solo ha assunto un significato epocale cambiando la fisionomia dello Stato romano, ma ha anche aperto la strada a un rapporto nuovo tra il potere politico e i cittadini. Ha introdotto due dimensioni che oggi definiamo “libertà religiosa” e “laicità dello Stato”», spiega la Ferrante. Per il mondo romano la religione aveva carattere prevalentemente pubblico, cioè era decisa dallo Stato ed esprimeva l’identità di un’intera collettività nazionale. La religione non era un fatto di coscienza o il frutto di una scelta personale. Di conseguenza non esisteva neppure l’idea moderna di libertà religiosa intesa come possibilità per ciascun individuo di adottare, professare e cambiare religione. «Solo con il cristianesimo si assiste a una netta rivoluzione: l’uomo viene prima dello Stato. Una religione che non si basa solo su riti o manifestazioni pubbliche, ma sul rapporto personale con Gesù».
E così, dopo tre secoli di persecuzioni, Costantino riconosce che la libertà religiosa è un diritto fondamentale per l’uomo: «Abbiamo quindi ritenuto una buona misura, e consona a un corretto giudizio, che a nessun uomo sia negata la facoltà di aderire alla religione dei Cristiani, o di qualsiasi altra religione a cui lo dirigesse la mente», recita il testo dell’Editto.

«Il cuore del lavoro condotto su Costantino non è la fine delle persecuzioni cristiane. Il tema è molto più ampio: sottolineare l’importanza della libertà religiosa, che pur essendo un attributo proprio della cultura occidentale, è spesso trascurato dalle logiche di potere». Per questa ragione l’introduzione del libro riporta le parole del Cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che afferma: «Se la libertà religiosa non diviene libertà realizzata posta in cima alla scala dei diritti fondamentali, tutta la scala crolla». E ci sono 1700 anni di storia a documentarlo.